Star Wars Il Risveglio della Forza: la nostra recensione senza spoiler
Episodio VII meglio dei prequel? Per certi versi sì, per altri no.
Il commissariamento delle saghe di George Lucas è stato, negli anni successivi a La minaccia fantasma, un sogno tormentone per tanti fan. Veniva urlata l'idea che il genitore di miti come Star Wars e Indiana Jones non fosse più all'altezza delle sue creazioni, diventate in virtù del loro successo stratosferico ideale coproprietà dei fan stessi, in molti pronti a estrometterlo come un consiglio d'amministrazione mette all'angolo l'imbranato responsabile di una società. In un colpo di teatro inaspettato, Lucas si è "dimesso" sul serio, innestando una catena di eventi che porta come conseguenza tangibile, oggi nelle nostre sale, Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della Forza. Di chi è quindi questo film? Del suo regista J. J. Abrams? Dei fan? Della Disney/Lucasfilm? In altre parole: chi è l'autore del Risveglio della Forza? Lucas come autore, dalle intuizioni epocali agli scivoloni criticatissimi, era un bersaglio chiaro univoco per preghiere adoranti e pernacchie. Ora siamo in cerca di una bussola, condividiamo con voi la nostra ricerca.
Episodio VII è un film Disney. Non, come si potrebbe pensare, solo per derive politicamente corrette. Anzi, i nuovi personaggi come Rey (Daisy Ridley) e Finn (John Boyega), anche se si inchinano a queste esigenze in quanto "donna protagonista forte" ed "eroe black", ci sono sembrati piuttosto simpatici, adatti a portare avanti la serie. E la Disney non sarebbe in teoria l'azienda peggiore per preservare un mito: se Topolino, Paperino e Pippo sono icone ancora scolpite nell'immaginario, se Lucas stesso ha avuto un percorso iniziale molto simile ideologicamente ai primi passi di Walt Disney (autarchico e indipendente), Guerre Stellari in casa Disney non suona così assurdo. Tuttavia Il risveglio della Forza è anche un film della Disney major, quella che ingloba la Marvel e articola una martellante ragnatela di uscite multiple, che piegano l'efficacia del singolo racconto a un progetto generale esteso su più uscite. Con una serializzazione meccanica di temi e suggestioni, che è l'antitesi dell'autorialità e bagna le polveri.
Episodio VII è un film di J. J. Abrams, quello di Super 8. L'Abrams che idolatra da sincero fanboy Lucas e Spielberg, il regista che li canalizza con una notevole capacità di tenere alta la bandiera tecnica: nessuno potrà mai confondere il grande dinamismo visivo, il ritmo del montaggio e la spigliatezza di Abrams con la regia di George Lucas, paludata come fu soprattutto evidente nei prequel. E' un fan che ha studiato e conosce i trucchi dell'audiovisivo attuale, e si vede. Ciò che non potrà mai fare J. J. è però canalizzare il vero processo creativo dei suoi autori preferiti: lavorare sulla superficie è facile, ritrovare l'impeto originale è molto più difficile, nonostante l'evidente buona fede. Perché la scintilla non ti appartiene e il risultato può essere schizofrenico.
Episodio VII è un film dei fan. Se si cerca il "more of the same", cioè l'identità di una saga nelle stesse situazioni ripetute con minime variazioni sul tema, Il risveglio della Forza è probabilmente il film giusto, alla faccia dei midi-chlorian, dei senati e dei Binks. La gran premura della Disney/Lucasfilm nell'assecondare questo atteggiamento ha portato addirittura all'uso dei personaggi-attori mitici della prima trilogia, Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamill. Guardando i trailer l'idea ci era sembrata affascinante, ma messi di fronte alle scene vere e proprie lo è meno. Se Chewbacca, R2D2, C3PO non invecchiano, le tre colonne starwarsiane, con la loro bella età, incarnano inevitabilmente una caducità umana che il copione di Lawrence Kasdan (!), Michael Arndt e Abrams enfatizza, non senza forzature. Ma le icone si possono consumare col tempo? Nello specifico, icone come Han Solo, Leila o Luke possono avere un prosieguo dopo quel "vissero felici e contenti" del Ritorno dello Jedi?
Forse anche Lucas come J. J. pensava di sì, eppure nel momento di riprendere la saga in mano si tenne alla larga dal dilemma. Optò per i prequel, addirittura riportando in vita l'icona che nella saga originale moriva, Darth Vader, per raccontarcelo meglio, per sospenderlo meglio nell'eternità dell'immaginario.
Il problema vero di Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della Forza è il rovescio della medaglia delle sue ottime intenzioni: nel riallacciarsi direttamente alla trilogia davvero amata, è più passionale, più nostalgico, più grezzo, più identificabile, più viscerale dei prequel di George. Ma Jar-Jar, nella sua colossale stupidità, aveva almeno un paradossale vantaggio, e ce ne rendiamo conto solo ora.
Era più innocuo.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"