È per il tuo bene: la recensione del film

30 giugno 2020
2.5 di 5

Remake di un film spagnolo, la commedia di Rolando Ravello è tutta incentrata sul tema dei padri che non accettano i fidanzati (o le fidanzate) delle figlie. Nel cast Marco Giallini, Giuseppe Battiston, Vincenzo Salemme, Claudia Pandolfi, Isabella Ferrari e Valentina Lodovini. In streaming dal 2 luglio su Prime Video

È per il tuo bene: la recensione del film

Tre uomini - padri, cognati - chiacchierano pochi minuti prima del matrimonio della figlia di uno di loro. Il padre della sposa è comprensibilmente al settimo cielo, ma poi partono le chiacchiere polemiche speculative: E se tua figlia sposasse invece uno così e così, saresti contento uguale? E se uno così lo sposasse la tua?
Fatto sta che la felicità del padre della sposa, che poi è Marco Giallini, dura poco: prima di arrivare all’altare la sua bambina (Matilde Gioli) si volta e fugge col suo vero amore. Che è una ragazza. E pure con la pelle nera.
Apriti cielo.

Agli altri due padri non va meglio: si scopre infatti che la figlia modello di Vincenzo Salemme, che fa il poliziotto, è fidanzata con un trapper di quelli che canta solo di soldi, canne, scopate; quella di Giuseppe Battiston, operaio incazzoso che quando gli sale il sangue al cervello con capisce più niente, viene beccata con un vecchio compagno di scuola del padre, praticamente suo coetaneo e noto sciupafemmine.
Ecco allora che le ipotesi dell’inizio diventano dure realtà per questi padri amorevoli e imperfetti, che si metteranno in testa di sabotare i rapporti sentimentali delle loro figlie utilizzando metodi ben poco ortodossi. Mentre le mogli (Isabella Ferrari, Valentina Lodovini e Claudia Pandolfi), ignare del piano ma mica sceme, mantengono la testa sulle spalle e disapprovano i mariti.

Inutile stare a cercare realismo o verosimiglianza, in questa commedia di Rolando Ravello, che il regista ha scritto assieme a Fabio Bonifacci a partire dal copione di un grande successo commerciale spagnolo, dal titolo Es por tu bien. La chiave per raccontare i rapporti padre-figlia, le distanze generazionali, le piccole e grandi ipocrisie dell’amore genitoriale e perfino la vita matrimoniale - sempre e comunque da una prospettiva maschile, per quando spesso autoironica e autodenigratoria - è quella del paradosso, dell’esagerazione, dell’iperbole.
I tre papà del film arrivano a compiere gesti da psicopatici, per il “bene” delle loro bambine, e ne combineranno tante e tanto grosse da creare casini dei quali si pentiranno amaramente, utili comunque a arrivare un finale dove ovviamente tutto si ricomporrà nel nome della comprensione reciproca e dell’amore familiare.

Episodicamente divertente, È per il tuo bene però, a forza di comicità e iperboli, perde il fuoco di questioni potenzialmente interessanti (quelle legate alla reale comprensione e accettazione dei compagni o delle compagne di vita scelti dalle ragazze, che pure non sono così lontani da quella che è una norma sempre meno codificata, per fortuna) e si concentra sulle vicende di tre uomini in chiara difficoltà, e talmente devoti alle loro figlie da diventare ossessivi, oppressivi e assai ridicoli. Uomini in difficoltà come padri, e come mariti, di fronte a una situazione che diventa rivelatoria della loro inadeguatezza.

Isabella Ferrari si limita a scuotere la testa, poco di più fa Valentina Lodovini, che prima spinge il povero Salemme a intervenire nel rapporto tra la figlia e il rapper, e poi invece diventa comprensiva. Marco Giallini e Vincenzo Salemme viaggiano senza sussulti col pilota automatico. Ad animare le cose ci sono Giuseppe Battiston e Claudia Pandolfi, che sono in assoluto la cosa migliore del film: per bravura e simpatia.
Lui, irascibile e ingestibile (“selvatico”, lo definisce lei), è sulla carta il più estremo dei personaggi, ma alla fine dei conti finisce con l’essere quello più credibile: lei, moglie messa a dura prova dal carattere impossibile del marito, che si fa in quattro per tenere assieme i pezzi delle cose e della famiglia, e che per converso, per sfogarsi, getta piatti in terra, fracassandoli.

Nelle note di regia del film, Ravello parla della distanza generazionale tra genitori e figli, e di adulti che a volte si dimenticano di esserlo, o che non si sforzano di comprendere. Le note terminano con frasi anche condivisibili, da genitori, (“Quando hai 15, 18, 20 anni, hai tutto il diritto e il dovere di sbagliare, di fare stupidaggini, ma devi poi trovarti davanti qualcuno che abbia l’autorità e il coraggio di dirtelo. Anche con severità se serve”), che però alla fine non hanno un gran riscontro nel film che il regista ha girato.
Qui, a sbagliare, sono i padri, e per quanto uomini inadeguati, sono in grado di riconoscerlo da soli: ed è comunque un punto di partenza, per diventare adulti e per fare tutto il resto come si deve.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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