Una fottuta bugia: intervista al protagonista Emanuele Propizio, che nella commedia di Gianluca Ansanelli sogna il cinema
Siamo stati sul set di Una fottuta bugia, film di Gianluca Ansanelli con Giampaolo Morelli ed Emanuele Propizio. Abbiamo conversato piacevolmente con il secondo, partendo dalla commedia per arrivare a parlare del mestiere dell'attore nel nostro cinema.

All' interno di un reparto semivuoto del Rome American Hospital, Gianluca Ansanelli ha appena girato alcune scene della sua nuova commedia, che, come i film di una volta e come la vita stessa, ha anche qualcosa di drammatico, di malinconico. Ansanelli è conosciuto soprattutto come sceneggiatore, in particolare di alcune commedie di Alessandro Siani e dei due film da regista di Giampaolo Morelli.
Proprio Morelli è uno dei protagonisti di Una fottuta bugia, movimentata storia di un inganno che nasce dalla necessità di non perdere la casa e ritrovarsi sotto a un ponte. Se Morelli interpreta un operatore sanitario e cinico ma con una sua filosofia di vita che poi non è mai completamente sbagliata, Emanuele Propizio è invece un aspirante attore che non trova lavoro. Nel cast del film, ci sono anche Antonia Fotaras, Mariano Rigillo, Antonella Fattori e Martin Nissen, a cui si aggiungono: Gian Marco Tognazzi, Antonello Fassari e Paola Sotgiu.
Emanuele Propizio lo conosciamo da tempo e, mentre il Nicolas di Morelli sta facendo il cascamorto con la caposala, il nostro è seduto di fronte al monitor. Siccome è suo il ruolo principale ed è sempre piacevole conversare con lui, gli chiediamo un'intervista, facendoci subito spiegare cosa sta succedendo sul set. Immediatamente ci risponde: "Abbiamo appena girato una scena in cui Nicolas, il personaggio di Giampaolo Morelli, mi dà una cartella clinica che attesta che sono malato, quindi la giornata è dedicata all'organizzazione del nostro tranello".
Chi è Pietro, il tuo personaggio?
Pietro ha una grande sensibilità, è buono, però alla fine cade in questo tranello perché in qualche modo si fida di Giampaolo, ma lo fa in una maniera totalmente diversa rispetto a ciò che Giampaolo si aspettava, però si tuffa nella messa in pratica di questo piano diabolico e non riesce a trovare una via d'uscita. Infatti conosce una ragazza, Claudia, con cui succedono delle cose e in qualche modo Pietro prova a dirle: 'Guarda, ti devo confessare una cosa', ma non ci riesce, finché a un certo punto, guardandola negli occhi, le dice la verità. Quello che accade dopo non posso rivelarlo, però posso dirti che Pietro è un personaggio vero, un ragazzo molto sensibile, anche con dei trascorsi particolari, nella fattispecie familiari. Ho accettato il ruolo anche perché è un ragazzo che fa un percorso, che evolve, e che si comporta diversamente a seconda della persona che si trova di fronte"
Nel senso che indossa diverse maschere? È insicuro?
No, l'insicurezza non c'entra niente, ma Pietro è un buono e cerca di immedesimarsi sempre nella persona che ha davanti, è molto empatico.
E questo è un paese per gli empatici?
No, assolutamente no.
Ma lui cosa sogna?
Pietro è un ex bambino prodigio, ha lavorato tanto quando era piccolo, ha fatto la pubblicità di una merendina che gli ha dato grande popolarità e non è riuscito a scrollarsi di dosso questo peso, quindi prova a inseguire il suo sogno di fare l'attore. Nello stesso tempo vive nella precarietà, insegna recitazione in una parrocchia. È un po’ confuso perché è distratto da tutto quello che gli è successo in passato. È un ragazzo abbandonato a sé stesso e questo lo rende non cattivo ma eccessivamente sensibile e molto fragile, o almeno sono io che lo vedo così.
Tu hai avuto delle belle opportunità professionali: hai lavorato con Carlo Verdone e il tuo talento è stato riconosciuto. Non pensi mai a quanto possa essere difficile la vita per i tuoi amici che condividono con te il sogno della recitazione ma non riescono a realizzarlo e passano da un provino all'altro? Molte persone condividono questa frustrazione, ma immagino che per un artista, che quindi è un individuo che ha una sensibilità spiccata, sia ancora più doloroso…
So benissimo che fare questo mestiere è davvero complicato. Il mio caso è un po’ a sé: ero piccolo, ero a scuola e mi chiesero di andare a fare un provino per un film, che era Mio fratello è figlio unico, e quindi ho cominciato con un ruolo molto importante. Poi subito dopo è arrivato Verdone e poi negli anni, grazie a Dio, ho trovato sempre bellissime parti e quindi sono cresciuto molto. La mia difficoltà è sempre stata far capire al pubblico che sono cresciuto, che sto iniziando a interpretare personaggi più adulti, magari in ruoli da protagonista. È una cosa che mi crea problemi, che però con pazienza sto affrontando, e questo film in tal senso è una bella prova. Dall'altro lato riconosco che ci sono dei miei amici che iniziano ora e seguono un percorso più accidentato, e comunque adesso ci sono meno regole…
In che senso?
Oggi molti si improvvisano attori. Non hanno studiato, non si sono preparati, vengono magari dal mondo della musica… Non è un po’ una rovina per gli attori che "nascono" attori?
Abbastanza. Io non sono contro il fatto che un artista che fa musica possa trasferire il suo talento nel campo cinematografico o teatrale. Se si fanno queste cose studiando e preparandosi, allora perché no? Per il resto a me non piace improvvisare l'arte, perché dopo un po’ diventa una mancanza di rispetto totale verso l'arte stessa, specialmente nel nostro paese, che ha avuto in tal senso una tradizione molto importante.
Come ti trovi con Giampaolo Morelli?
Sono felicissimo di fare questo film insieme a Giampaolo e che lui interpreti il mio migliore amico del mio personaggio, perché abbiamo già avuto la fortuna di lavorare insieme. Abbiamo condiviso già un film, dove però facevamo poco. Ci conosciamo da vari anni e, avendo già girato delle scene insieme, ci capiamo. In più i nostri due dialetti funzionano molto bene insieme, il suo personaggio è un mascalzone mentre il mio è più equilibrato, e secondo me c'è una bella alchimia nella nostra coppia. Lui è decisamente più grande di me, è separato con un figlio. Certo, stiamo ancora girando, però mi sento di dire che c’è una bella magia fra noi.
Cosa ne pensi del fatto che nel nostro cinema c'è molto poco ricambio di attori? Il pubblico vorrebbe vedere facce nuove, mi dicono.
Io non posso parlare solo da pubblico. Parlo anche da attore, perché questo è quello che faccio, e vorrei dirti che il problema non è dell'attore famoso di turno, perché noi viviamo per fare questo. Noi attori, dal momento in cui veniamo chiamati e leggiamo una cosa che ci piace, troviamo davvero complicato dire di no. Io, per esempio, fatico anche a dire non alle cose che non mi piacciono, figurati alle cose belle! Perché stare sul set, per me e per tutte le persone che fanno questo lavoro, è respirare, è gioia, e quindi il problema sono le persone che stanno a capo dei progetti. Penso un'altra cosa, e la dico anche contro la nostra categoria: il cinema italiano non sta andando benissimo purtroppo, però le cose miglioreranno se ci accorgiamo di una cosa che è molto importante, e cioè che sono i prodotti oggi a fare la differenza, non siamo più noi attori. Ovviamente sto parlando di quelli che lo sanno fare il nostro lavoro. Se ci fossero dei progetti molto più importanti di quelli a cui ci dedichiamo ora, si farebbe la differenza. Mi sembra chiaro che non è un attore singolo che può portare al cinema un pubblico, mentre un prodotto può riuscirci. Ha ragione chi dice che vediamo sempre le stesse facce. È vero, però, ringraziando Dio, sono quelli bravi, che certo non possono arrivare a pensare: 'rifiuto questo film perché già faccio troppo'. Un altro problema di oggi è il budget di cui ha bisogno un progetto per essere sviluppato, perché un progetto fatto in 5,6 settimane, come la maggior parte dei film di oggi, difficilmente non avrà delle imperfezioni. Io ricordo che prima impiegavano 3 mesi per girare un film, oggi i tempi di lavorazione si sono dimezzati, e quindi dobbiamo essere delle macchine abbastanza perfette. E allora, se io dovessi stare a capo di un progetto e ho poco tempo per girarlo, devo assolutamente prendere un attore che so che in quel poco tempo mi darà quello che cerco. Il tempo, allora è il vero problema, perché ci vuole tempo a preparare un personaggio.
Le riprese di Una fottuta bugia termineranno a fine gennaio in Calabria. Il film è prodotto da Play Entertainment, è una società di produzione audiovisiva operativa dal 2008 che si è affermata rapidamente nel mondo dell’entertainment sviluppando ecommercializzando in tutto il mondo progetti "made in Italy".