Souvenir d'Italie: alla Festa del cinema di Roma il documentario su Lelio Luttazzi
Presentatore, attore, compositore, straordinario pianista jazz: Lelio Luttazzi rivive nel documentario Souvenir d'Italie di Giorgio Verdelli, presentato alla Festa del cinema di Roma.
Quelli che oggi vengono chiamati Baby Boomers ricordano sicuramente Lelio Luttazzi, quell'elegante signore che il sabato sera duettava con Mina e presentava con ironia e garbo gli imperdibili spettacoli di cui tutta la famiglia, dai nonni ai nipoti, riunita davanti alla tv in bianco e nero, non perdeva una puntata. Crescendo, l'hanno ritrovato in radio, ad annunciare l'imperdibile Hit Parade, che andava in onda alle 13 e che chi scrive, all'epoca alle scuole medie, ascoltava di nascosto con le compagne alla radiolina nei bagni, non a caso affollati a quell'ora. I più giovani lo avranno forse visto nei programmi delle Teche Rai, che deliziano il pubblico con le loro antologie rétro. Ma noi lo abbiamo seguito poi al cinema, bravissimo attore ne L'avventura di Michelangelo Antonioni e L'ombrellone di Dino Risi, e ovviamente abbiamo cantato molte delle sue belle canzoni, magari senza sapere che le aveva scritte lui. In un mondo dello spettacolo dove contava solo saper fare il proprio lavoro ai massimi livelli, Lelio Luttazzi di lavori ne faceva benissimo parecchi. Era compositore e paroliere, pianista jazz, re dello swing, conoscitore della musica internazionale, colto, sapeva scrivere, ed era soprattutto un uomo perbene. Oggi abbiamo la possibilità di rivederlo nel documentario che gli ha dedicato Giorgio Verdelli, presentato alla Festa del cinema di Roma e intitolato, da uno suoi più grandi successi (che dette vita anche a un film), Souvenir d'Italie.
Grandissimo shock fu, per chi c'era, nel 1970, vedere quest'uomo integerrimo, serio, dotato di fine ironia e molto esigente con se stesso, coinvolto senza colpa in una vicenda di droga per colpa di Walter Chiari (che non fece nulla per scagionarlo), vittima di un terribile errore giudiziario e di un'applicazione aberrante della legge. Quattordici anni dopo, sorte ancora peggiore toccò ad Enzo Tortora, che in carcere senza colpa trascorse sette mesi e dovette lottare a lungo per vedere riconosciuta la sua innocenza (tra quelli che intervennero subito in sua difesa ci fu proprio Luttazzi). L'infamia del carcere subito ingiustamente lascerà un segno permanente sulla personalità di questi uomini onesti: nel caso di Luttazzi fu una ferita aggravata dal fatto che a procurargliela era stato proprio l'uomo che considerava il suo miglior amico. Sulla sua vicenda - che ispirerà anche Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy - il maestro scriverà "Operazione Montecristo" e il suo unico film da regista, L'illazione.
Negli ultimi anni, per lo più lontani dalla tv, con qualche sporadica apparizione nei programmi di Fiorello e di Fazio, si concede ad un "ozio" Oblomoviano, ma non resta inattivo: torna al suo grande amore, la musica, collabora con vari artisti, rientra felice nella sua natìa Trieste, dove prende casa in Piazza Unità d'Italia e viene accolto dall'affetto del pubblico nel suo ultimo grande concerto, sempre supportato dall'amore dalla moglie Rossana Luttazzi, che ha dedicato alla preservazione della memoria del Maestro una Fondazione e un premio musicale e che ascoltiamo anche in questo documentario. A parlare di Lelio Luttazzi in Souvenir d'Italie, oltre a lui stesso, riproposto in sketch, interviste e canzoni, sono gli amici di sempre e quelli più recenti, da Pupi Avati, che nel 2008 gli ha dedicato Il giovanotto matto, dal titolo di un'altra sua celebre canzone, a Fiorello e Fabio Fazio, con contributi di Steve Della Casa, Rossana Casale e molti altri musicisti e personaggi dello spettacolo, tessuti insieme da Francesco Montanari, narratore in (giustamente) smoking. Ogni contributo in questi casi è gradito perché non si ricordano mai abbastanza questi grandi artisti, discreti e suadenti, che hanno arricchito la vita e la cultura di un Paese oggi preda del peggior presenzialismo e populismo, dove ha successo e vince chi grida più forte.