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Sharon Stone e le persone poco intelligenti che non le hanno permesso di dirigere un film

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Ospite del Torino Film Festival per presentare il film di trent'anni fa Pronti a morire e ricevere la Stella della Mole, Sharon Stone ha parlato senza freni e con la consueta sapiente intelligenza della sua carriera e delle storture di Hollywood e del mondo di oggi.

Sharon Stone e le persone poco intelligenti che non le hanno permesso di dirigere un film

Un legame radicato con l’Italia, quello di Sharon Stone, a cui è stato consegnato il Premio Stella della Mole durante la cerimonia d’apertura del Torino Film Festival. “A 19 anni mi sono trasferita vome modella a Milano, dove ho iniziato la mia carriera, con tanto di fidanzato italiano”. Così ha rievocato anni passati nel corso di un incontro con la stampa molto orientato a un bilancio della sua carriera, come l’esperienza di Pronti a morire, che presenta al festival, dando prova della consueta intelligenza e cultura. Di intelligenza, o della sua mancanza, ha parlato molto. “Chi non ama l’Italia”, ha proseguito, “amo sempre poterci tornare, ci ho portato da piccoli i miei figli. In primavera ci sarà una mostra di pittura organizzata dal comune di Roma all’Ara Pacis e a novembre bisserò qui a Torino”.

A proposito di quel 1995 e di Pronti a morire, così racconta quanto accaduto. “Mi hanno scelta come attrice e ho dovuto contrattare la mia paga, perché all’epoca non avevano mai pagato una donna più di un milione di dollari. Non è stato facile, non volevano superare quella cifra. Per Basic Instinct ero stata pagata mezzo milione, Michael Douglas quattordici. Allora mi sono detta che avrei avuto legittimamente diritto a una cifra superiore. Però ho potuto scegliere, come produttrice, il cast del film, ma anche il regista Sam Raimi, che all’epoca si muoveva fra la serie B e il mainstream, prima di diventare molto popolare per Spiderman. Ho preso poi dall’Australia Russell Crowe e offerto un grande ruolo da protagonista a Leonardo Di Caprio. Amo produrre, prima come adesso”.

Ma nonostante sia ora pittrice, ma anche scrittrice e molto altro, non ha mai esordito alla regia. Come mai lo spiega così. “Dopo aver prodotto Pronti a morire sono andata dallo studio con una sceneggiatura pronta e la richiesta di 14 milioni di dollari. Mi hanno detto che avevo fatto la presentazione migliore mai vista, ma una donna… seriamente? Fra la fine degli anni ’90 e i primi 2000 la resistenza a far lavorare le donne, e me, è stata così forte che non mi hanno permesso di fare la regista. È stato un peccato, ma ho ritenuto che avrei sprecato la mia intelligenza a convincere i capi degli studio, meno intelligenti, a permettermi di farlo. Mi hanno chiesto di aiutare nel casting, cosa che ho fatto, perché ero molto brava come produttrice. Ma non mi hanno voluto dare potere. Ho fatto altre cose”.

A proposito di registi, rimpiange Bertolucci e “i geni come lui”, in un periodo senza troppe cose memorabili da vedere, a suo dire. Invece ricorda di aver scelto Raimi perché amava i suoi film, “molto intelligenti e divertenti”. Ma ricordando l’esplosiva collaborazione con Scorsese nel magnifico Casinò, dichiara che “lui è italiano, leale e ha un lato femminile, per cui ancora ci frequentiamo e lavoriamo insieme. Sam (Raimi) era giovane, non aveva lealtà o senso della famiglia, non mi ha più parlato né ringraziato o riconosciuto il nostro rapporto. Con Scorsese è stato molto diverso, è quell’aspetto di fedeltà italiana, di senso della comunità. La mia è una cultura britannica e francese, abbiamo familiarità, ci ritroviamo e lottiamo insieme. È importante e questo elemento ce l’ha anche Marty. Da spettatrice guardo di tutto, le cose interessanti. Amo le serie scandinave, sono molto avanzate, come la loro cultura, che è molto sofisticata. Cerco di vedere tutto quello che non ho visto, ogni film che è stato fatto. Oggi il cinema è in digitale, si può girare in fretta. Ho appena finito un film con Bob Odenkirk. È eccitante e veloce oggi, puoi fare in sei settimane un film che una volta richiedeva quattro o cinque mesi. Mentre non possiamo istruire un artista sui film che deve fare, anche se è giovane, ma possiamo consigliargli di esprimere quello che provano in maniera onesta, genuina e aperta. E i più anziani autori condividano le loro verità, non il loro ego”.

A proposito del futuro e della tecnologia non crede certo che l’Intelligenza Artificiale metterà fine al cinema o al mestiere di attrice, ma aiuterà “a sbrigare le questioni funzionali, può creare sceneggiature e canzoni di merda, cose di basso livello, ma non sostituirà l’emozione umana. Mi sembra si stia scatenando una reazione eccessiva. Quello che mi preoccupa, in particolare in questo momento della storia, in cui abbiamo idee coì diverse su noi stessi, sono i tanti conflitti nel mondo. La comunicazione e l’onestà saranno la chiave. L’arte è la più bella maniera in cui possiamo esprimere i nostri sentimenti e le emozioni. Pensiamo a cosa sia cambiato nella società capitalista, dimenticando che una volta il mondo era guidato da re. Tutto può cambiare quando le persone esprimono sé stessi - senza violenza - nella scrittura, in teatro, nella poesia, nel cinema e nell’arte in generale”.

Siamo alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne, e Sharon Stone è da sempre impegnata in tante cause, fra cui questa. “È una grande questione. Dobbiamo fermarci e pensare a chi scegliamo per governarci e se non sia invece il governo a scegliere sé stesso. L’Italia ha vissuto il fascismo, sapete cosa può accadere, il mio paese è nella sua adolescenza. L’adolescente è molto arrogante, pensa di sapere tutto, è ingenuo e ignorante. Non abbiamo mai visto niente del genere dalle nostre parti. Gli americani che non viaggiano, l’80% non ha il passaporto, non hanno studiato e sono di un’ingenuità straordinaria. L’unica possibilità è aiutarci l’un l’altro, non solo fra donne, collaborazione che ha rappresentato l’unica maniera per cui siamo sopravvissute finora. I bravi uomini devono aiutare e rendersi conto che molti dei loro amici non lo sono. Non possono continuare a pensare che lo siano, se non sono brave persone, e tenerli lontani dalle proprie moglii, dalle amiche o dalle figlie. Non si può più distogliere lo sguardo. La causa principale di morte per una donna è l’uomo, per gli uomini sono problemi cardiaci. È molto importante ricordarlo, uomini”.

foto Lorenzo Lorenzin/Torino Film Festival

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