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Robin Williams, parla la moglie: a ucciderlo è stata la demenza da corpi di Lewy

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La vedova dell'amatissimo attore in un'intervista a ABC news parla della malattia che lo ha portato al suicidio.


La data del 11 agosto 2014 è stata davvero terribile per moltissimi di noi, per i milioni di persone nel mondo che sinceramente amavano e ammiravano Robin Williams. Se non tutti i suoi film,lui era entrato nel cuore degli spettatori prima col suo adorabile Mork, poi con le sue tante incarnazioni cinematografiche, ma anche per la scatenata follia delle sue apparizioni pubbliche e le confessioni sincere sui suoi pesanti abusi di cocaina.

Saperlo morto suicida (e in quel modo!) è stato per tutti uno shock. Figuriamoci per chi lo conosceva bene e per chi gli era più vicino. L'ultima sua compagna è stata la moglie Susan Schneider, sposata con lui per tre anni dopo quattro di convivenza. Per la prima volta, la vedova ha parlato di lui e del suo tragico addio in un'intervista commossa e commovente ad ABC news, che vi proponiamo in calce alla notizia.

Ha raccontato dell'ultima volta che lo ha visto, la sera prima, quando era entrato in camera sua due volte e le era sembrato star (a causa dei suoi problemi di salute e dei conseguenti disturbi del sonno i due dormivano in camere separate), di come ha avuto la notizia, della corsa disperata a casa, al termine della quale ha detto al suo corpo inanimato che lo perdonava e che era l'uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto.

Ma, soprattutto, ha rivelato che l'attore, che soffriva anche di un inizio di Parkinson, era in realtà affetto da una grave condizione neurovegetativa chiamata "demenza da corpi di Lewy" che lo stava pian piano portando alla follia. La consapevolezza dei terribili effetti di questa condizione (che lo avrebbe comunque portato alla morte entro 3 anni) avrebbe spinto l'attore a togliersi la vita e non la depressione, come si era pensato fino ad oggi. Un incubo, secondo Susan Williams, il cui esito non era prevedibile, anche se a luglio l'attore, che era stato brevemente in rehab dopo 8 anni di sobrietà, si era già ferito gravemente alla testa (non intenzionalmente, afferma la moglie, ma per i problemi alla vista e alla coordinazione portati dalla demenza).

La paranoia, l'ansia e la depressione di cui soffriva erano la conseguenza dei farmaci che era costretto a prendere per contrastare la malattia. Il suicidio sarebbe nato dalla decisione di Robin Williams, in un momento di lucidità, di riprendere il controllo della situazione. Purtroppo la sua morte non solo ci lascia orfani di un talento che per un po' ha reso migliore il mondo in cui viviamo, ma, come spesso e tristemente accade, ha dato origine a una battaglia legale intentata dai figli maggiori dell'attore in merito alla sua eredità.


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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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