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Opus - Venera la tua stella: la nostra intervista, al Bif&st, a Mark Anthony Green, regista del film con John Malkovich

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In uscita giovedì 27 febbraio nelle sale italiane, Opus - Venera la tua stella è una commedia horror sul culto della personalità con protagonista uno strepitoso John Malkovich. Abbiamo intervistato il regista Mark Anthony Green al Bif&st 2025.

Opus - Venera la tua stella: la nostra intervista, al Bif&st, a Mark Anthony Green, regista del film con John Malkovich

Tra le grandi anteprime del Bif&st 2025, che fanno parte della sezione Rosso di Sera e radunano nello storico Teatro Petruzzelli stampa e pubblico, c'è un film che, attraverso la lente deformante della commedia e nello stesso tempo dell'horror, racconta una delle ossessioni della società contemporanea, quella celebrity culture che sta prendendo piede sempre di più e che ci porta a desiderare, con un pizzico di invidia, di vivere la vita di chi ha dalla sua fama e fortuna. A parlare proprio di questo è Opus - Venera la tua stella, opera prima di un ex giornalista di moda che ha avuto l'occasione di intervistare volti arcinoti della haute couture internazionale e non solo, e che attraverso il linguaggio del cinema ha sollevato grandi interrogativi sulla nostra epoca folle e velocissima.

Mark Anthony Green sognava da tempo di mettersi dietro a una macchina da presa. Qualcuno ha creduto in lui e adesso il suo film è pronto a conquistare le sale italiane grazie a I Wonder Pictures. L'uscita è prevista per il 27 marzo, ma noi abbiamo giocato d’anticipo e abbiamo visto il film qualche giorno fa, in modo da poter incontrare il regista al Bari International Film&Tv Festival e rivolgergli qualche domanda. La nostra intervista ha avuto come sfondo il bellissimo Circolo della Vela e per prima cosa Mark Anthony Green ci ha spiegato in cosa una celebrity sia diversa da una star. "La differenza tra una celebrity e una star" - ha detto - "è che le star hanno delle qualità interiori che fanno sì che la gente graviti intorno a loro. Spesso a conoscerle sono soltanto le persone che le circondano, quindi non sono necessariamente famose. Una celebrity, invece, è una persona che la maggior parte della gente conosce. Ci sono molte celebrity che hanno qualcosa delle star e altre che proprio non possono essere considerate tali".

Per quale ragione siamo tutti ossessionati dalle persone famose, che siano star o celebrity?

Innanzitutto fanno qualcosa che ci piace, ci diverte. Magari sono i musicisti e i cantanti che hanno composto la nostra canzone preferita o i registi che hanno diretto il nostro film preferito. Insomma sono persone che indubbiamente hanno grande talento o che sono di ispirazione per molti, perché sono la versione migliore di noi stessi, e quindi speriamo di diventare un giorno come loro e soprattutto di avere quello che hanno loro. Per me una celebrity è una persona che fa qualcosa che mi piace davvero.

Non credi che questa ossessione per le celebrity sia pericolosa o comunque molto inquietante?

Assisto quotidianamente alla crescita di questo neo tribalismo così pericoloso e così globale, che quindi riguarda Bari così come New York. Sfortunatamente, quando ho cominciato a scrivere questo film 6 anni fa, il fenomeno era meno diffuso di quanto non lo sia oggi, e quindi credo che sia nostro dovere, mentre la situazione peggiora, fare cose, dire cose, protestare e innescare una reazione, possibilmente una ribellione. È questo il nostro compito di artisti ed ecco perché ho sentito l'esigenza di parlare di quanto sta accadendo ora. Molti pensano che non sia necessario parlarne, probabilmente perché hanno tratto beneficio dalla situazione corrente.

Il protagonista del film Alfred Moretti, che scatena un delirio collettivo quando annuncia di aver inciso un nuovo disco dopo 20 anni di inattività, è sia una popstar che il capo di una setta. Ti spaventano le sette religiose? E perché tante persone sentono il bisogno di entrare a far parte di una di queste sette?

Se parliamo di cose spaventose, credo di poter dire che mangiare simbolicamente carne e sangue sia strano. Ho frequentato una scuola cattolica, quindi non penso che sia bizzarro o inquietante. Se ci pensi ogni religione potrebbe risultare strana. Sono convinto che ogni fede o credenza possa essere strumentalizzata. In fondo è il suo sfruttamento ad essere pericoloso. Se stimo profondamente una persona, proprio perché la stimo so che può farmi del male più di altre che mi sono indifferenti. Desiderare di appartenere a qualcosa di più grande, che sia un gruppo di persone o una vera e propria setta, mi sembra sia umano che positivo, ed è logico che il cammino che intraprendi possa rivelarsi sbagliato, ma non credo di avere risposte per le questioni religiose, e nemmeno credo che sia compito mio cercarle. La ragione per cui sono qui come artista è che desidero fare qualcosa che ti possa rendere una persona intelligente che si fa delle domande. Più in generale penso che, se qualcosa ti sembra giusto, probabilmente devi farlo, mentre se ti sembra sbagliato, è meglio evitare.

Però scegli di raccontare la tua storia attraverso il genere cinematografico, nella fattispecie l'horror, e quindi in qualche modo denunci un'aberrazione, un comportamento sbagliato…

Inconsciamente credo che ci stiamo spingendo verso qualcosa di orribile, e quindi avevo bisogno di insistere sul lato spaventoso di questa realtà. Nello stesso tempo volevo poter ridere di situazioni come quella che racconto, e se avessi narrato la mia storia con un linguaggio diverso da quello della commedia horror, probabilmente sarebbe stata una forzatura.

Il cognome del personaggio interpretato da John Malkovich è italiano, come mai?

Ho trascorso molto tempo in Italia e ho sempre pensato che Moretti fosse un bellissimo cognome. Tra l'altro nelle cose che scrivo c'è tantissima Italia, perché adoro la vostra lingua e mi piacciono ad esempio le parole che hanno due elle. Per me è impossibile pronunciarle, ma questa è un'altra storia, però, se ho scelto il cognome Moretti, è perché sono un fan sfegatato della lingua italiana.

Perché soltanto John Malkovich poteva interpretare Alfred Moretti?

Perché è il migliore e non ha paura di niente. Tutti sapevano quanto sarei stato esigente sul set. Volevo che il mio attore protagonista cantasse lui le canzoni di Alfred Moretti e che indossasse i suoi costumi, comprese le scarpe con il plateau e il tacco alto. C'erano molte cose che per me non erano affatto negoziabili e che sapevo avrebbero spaventato un gran numero di attori, e quindi mi è apparso subito chiaro che dovevo prendere qualcuno che non si sarebbe intimorito, e sul nostro pianeta non c'è un attore coraggioso come John Malkovich.

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