Oliver Twist: un orfano di successo al cinema
Da quella celebre con Alec Guinness alla versione di Roman Polanski con Ben Kingsley, agli adattamenti musicali e animati, la storia di Charles Dickens al cinema è sempre stata popolare.
- Oliver Twist: il romanzo
- Oliver Twist nel cinema muto
- Oliver Twist nel cinema sonoro: la versione di David Lean
- Oliver Twist secondo Carol Reed
- Oliver Twist secondo Disney
- Oliver Twist secondo Roman Polanski
Gli orfani, in letteratura e al cinema, hanno sempre avuto un certo successo. Il drammatico sfruttamento dell'infanzia abbandonata è un tema che ci riguarda tutti, e che dalle condizioni terribili dei bambini nella Londra dell'Ottocento arriva fino ai minori soli di oggi, esposti a pericoli di ogni tipo. Lo scrittore inglese Charles Dickens si è concentrato in particolare su questo tema, per il quale dimostrò un interesse quasi ossessivo. Orfano è il Pip di "Grandi speranze", orfano di padre David Copperfield, è senza genitori e allevato dal nonno Martin Chuzzlewit, come la quattordicenne Nell Trent in "La bottega dell'antiquario", la Esther Summerson di "Casa desolata" e naturalmente il più celebre di tutti, Oliver Twist. Del resto Dickens non faceva che rispecchiare nei suoi scritti una condizione purtroppo frequente in un'epoca di alta mortalità per malattie di vario genere.
Oliver Twist: il romanzo
Charles Dickens pubblica “Le avventure di Oliver Twist” a puntate, come si usava allora, tra il 1838 e il 1839. Al centro, per la prima volta, c'è un ragazzo e finalmente la critica sociale investe l'ambiente, in genere affrontato in forma avventurosa o romantica, dei poveri e dei delinquenti. Si parla quindi di sfruttamento, lavoro minorile, criminalità urbana, violenza sui minori, condizioni di vita nelle metropoli, portando in evidenza – anche con la tipica ironia britannica – l'ipocrisia dell'epoca vittoriana. In breve la storia, ambientata nel 1830, racconta le vicissitudini del piccolo Oliver, cresciuto in orfanotrofio, maltrattato e sfruttato da padroni senza scrupoli che gli affidano lavori faticosi e sono pronti ad alzare le mani per ogni vera o presunta mancanza. Fuggito a Londra, il ragazzo viene sottratto con l'inganno alla sua prima e felice sistemazione, e costretto a entrare in una banda di ladruncoli ragazzini, capeggiata dall'ebreo Fagin e dal suo malvagio socio Bill Sikes.
Oliver Twist nel cinema muto
Sul grande schermo, la storia di Oliver arriva già ai tempi del muto: se ne contano tre versioni corte, nel 1906, 1909 e nel 1910, e sei lungometraggi del 1912 (due), 1916, 1919, 1921 e 1922, due di produzione inglese, tre americane e una ungherese. Mentre fino ad allora il piccolo protagonista era stato interpretato da ragazzi più grandi, nel 1922, dopo il successo de Il monello di Charlie Chaplin, viene scelto un vero bambino di 8 anni, Jackie Coogan, che da grande sarà lo zio Fester nei telefilm de La famiglia Addams ma è ancora adorabile, per il film diretto da Frank Lloyd, con lo straordinario "uomo dai mille volti", Lon Chaney, nella parte di Fagin.
Oliver Twist nel cinema sonoro: la versione di David Lean
La prima versione sonora del romanzo è del 1933, con Dickie Moore come protagonista e Irving Pichel nel ruolo di Fagin. Ma la versione più celebre e controversa è quella del 1948, diretta da David Lean, con sir Alec Guinness nel ruolo di Fagin e John Howard Davies in quello del protagonista, presentato in concorso alla mostra del cinema di Venezia. Controverso perché Guinness ripropose la caricatura dell'ebreo (che ha origine nelle illustrazioni di George Cruikshank nella prima edizione del libro), grazie a un trucco piuttosto pesante che evidenzia in negativo le caratteristiche somatiche del personaggio. Per questo motivo, e per le proteste della comunità ebraica newyorkese, Le avventure di Oliver Twist uscì in America solo tre anni dopo e con molti tagli relativi al personaggio (solo negli anni Settanta reintegrati). In Israele venne invece messo al bando.
Oliver Twist secondo Carol Reed
Venti anni dopo il film di David Lean, nel 1968, esce Oliver!, diretto da Carol Reed e tratto dall'omonimo musical britannico del 1960. Candidato a 11 Oscar, ne vinse ben 6, tra cui quello per miglior film e miglior regista ed è oggi ingiustamente dimenticato. Nella parte di Oliver c'è Mark Lester, che all'epoca divenne una star ma si è poi ritirato a vita privata e oggi fa l'osteopata, e in quella di Fagin Ron Moody, ma si ricorda anche la bella performance del nipote del regista, Oliver Reed, nel ruolo di Bill Sikes.
Oliver Twist secondo Disney
In un film per la televisione americana del 1982, George C. Scott interpretò Fagin e Tim Curry fu Bill Sikes, ma a riportare la storia al cinema – in versione animata e con animali – fu nel 1988 la Disney con Oliver & Company, dove il protagonista è un gatto, finito in una banda di cani nella New York del periodo. In originale Fagin era doppiato da Dom De Luise. Si tratta ovviamente di un adattamento molto libero, rivolto ai bambini, in cui non c'è una vera cattiveria nei personaggi e gli aspetti più duri vengono smussati.
Oliver Twist secondo Roman Polanski
Per un pezzo il cinema sembrò non interessarsi più alla storia di Dickens,fino alla bella e fedele versione diretta nel 2005 da Roman Polanski, Oliver Twist, con Barney Clark nel ruolo titolare e uno straordinario Ben Kingsley in quello di Fagin. Polanski, che è ebreo, non si preoccupa certo di esser tacciato da antisemita e caratterizza il personaggio secondo la versione classica, contestualizzandolo nell'epoca in cui fu scritto il libro. Per questo film realistico ma anche divertente ed ad altezza di bambino, il regista ricorre allo sceneggiatore Ronald Harwood che per lui aveva adattato la sceneggiatura de Il pianista, per cui entrambi avevano vinto l'Oscar. Per le scene del borseggio con destrezza, Polanski si è avvalso delle coreografie e delle lezioni di James Fredman, un maestro di questa “arte”, e del mago Martyn Rowland.