Muori di lei, incontro con Riccardo Scamarcio, Maria Chiara Giannetta e il regista Stefano Sardo
Un triangolo inatteso durante il lockdown una commedia romantica che diventa un noir pieno di colpi di scena Muori di lei arriva in sala dal 20 marzo. Incontro con il regista Stefano Sardo e due interpreti Riccardo Scamarcio e Maria Chiara Giannetta.

Una coppia che cerca di avere un figlio, con una vita quotidiana ordinaria sospesa, come tutti noi, per l’arrivo della pandemia e conseguente lockdown. Siamo a Roma, in un sontuoso attico del centro, insieme a Luca (Riccardo Scamarcio), insegnante di storia e filosofia al liceo con la frustrazione di non aver mai perseguito la carriera accademica, e una latente assenza di ambizione, e alla moglie Sara (Maria Chiara Giannetta), medico alle prese con l'emergenza Covid. Luca inizia a provare una forte attrazione per la nuova vicina, Amanda (Mariela Garriga), punto di partenza di un vortice pericoloso che trasformerà una storia avviata come una commedia romantica in un thriller notturno e crepuscolare pieno di colpi di scena.
Muori di lei, come una canzone dei Verdena che accompagna i titoli di testa, è diretto da Stefano Sardo, che l’ha anche sceneggiato insieme a Giacomo Bendotti. “È un po’ che volevo fare un film sul desiderio”, ha detto il regista durante la presentazione alla stampa del film, in sala dal 20 marzo in 250 schermi per Medusa film. “Sembra eccentrico dalle nostre parti, il che è strano, visto che si tratta del moto più importante delle nostre vite. Non solo il desiderio sessuale, ma anche quello di esser qualcun altro, che per questo ci porta a deragliare e a quel punto iniziano a succedere le cose. Inizialmente pensavo di ambientarlo a Roma a ferragosto, come ne Il sorpasso, poi sono arrivati il Covid e il lockdown. A quel punto, come tanti sceneggiatori, ci siamo messi a scrivere sulla pandemia, serie o soggetti per film. Un momento di bilanci, il momento di una crisi in cui pensavamo che le cose potessero cambiare. Poi, finita l’emergenza, affrontata in pigiama guardando serie, il che è indicativo dell’assenza epica di questa generazione, si è cercato di ignorare tutto, dicendo che nessuno voleva più vedere mascherine e creando un presente alternativo in cui il Covid non c’era mai stato. Come narratore è una cosa che mi ha lasciato a disagio e ho voluto raccontare di Luca, innamorato della moglie ma insoddisfatto di sé, che si lancia in un’avventura, e quando accade non sai come ne uscirai”.
Luca è interpretato da Riccardo Scamarcio, che così inquadra il suo personaggio. “Un insegnante che ha la figura di un padre coraggioso come riferimento, morto salvando dei bambini da un incendio. Non ha lo stesso slancio, vive in una casa regalata dal suocero, che non smette di ricordarlo, è un gatto che amerebbe essere leone, ma sta sul divano a fare lezione via zoom ai suoi studenti mentre la moglie è sconvolta dall’emergenza in ospedale. Incontra una vicina e l’attrazione lo colpisce, non solo il desiderio erotico, ma bisogna stare attenti a ciò che si desidera, come si dice nel film, e pronti ad accettarne le conseguenze. Mi piaceva come la storia passasse da storia romantica a noir sorprendente e Luca seguisse una notevole evoluzione. Parla anche del maschio in crisi? Io non mi ci sento e come attore non mi occupo della lettura sociale ma dei singoli individui, che come tali potenzialmente sono tutto. Personalmente ho avuto un rapporto fantastico con mio padre, un esempio incredibile che mi consolava anche quando stava morendo. Mi sento spesso un gattino, a volte per fortuna un leone, almeno ogni tanto. Come per tutti dipende delle circostanze e dall’interlocutore. Oggi mi sento particolarmente gattino, ma non fatemi sentire leone sennò va a finire male”.
A parte il consueto spiazzante umorismo di Scamarcio, per voce dello stesso regista Muori di lei racconta anche del “maschio contemporaneo” in crisi. “Assecondiamo con questa storia la natura dei maschi in crisi Oggi esserlo è difficile, siamo divisi fra un retaggio ancestrale veicolato dai nostri padri e un mondo in cui quei ruoli non sono più validi. Luca sente comunque una certa insofferenza del suo essere “maschio” dovuta al fatto che non riesce a mettere incinta la moglie, non ha neanche comprato la casa in cui vive e quest’avventura in cui si lancia abbiamo provato a immaginarla provando un grande divertimento mentre la scrivevamo. Il titolo graffiante rimanda alla canzone dei Verdena che ho voluto nel film, come altre canzoni a cui sono legato. In una vita passata sono stato musicista e la musica per me è cruciale in un film”.
Mentre il desiderio spinge Luca e Amanda verso una relazione pericolosa, l’unica a vivere in pieno il dramma del Covid è Sara. “Alle volte è meglio nella vita non sapere la verità”, dice Maria Chiara Giannetta, “lei prende per buono quello che gli viene detto e vive come una vita parallela mentre succede altro, a distanza. La loro coppia sta cercando in maniera quasi ossessiva di avere un figlio, il che li porta all’incomunicabilità, ma fa finta di niente pensando che in fondo stanno bene. Ha fatto l’internista solo per andare contro il padre che la vorrebbe nella clinica di cui è proprietario e che lo ha reso molto benestante. Sara non ha una personalità ben definita, sembra anche superficiale, fino a che il lockdown e le tragedie che ha dovuto vivere le fanno capire il reale motivo per cui ha fatto il medico. Trova una forza che non si aspettava e torna come nuova dal marito, per cui entrambi in qualche modo si innamorano di nuovo, ognuno attraverso il proprio percorso. Per Sara mi sono ispirata a mia madre, che era infermiera in quei giorni e se le dicevamo di darsi malata, rispondeva rivendicando la sua vocazione e il suo lavoro”.