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Il fu Cinepanettone: il Natale cafone con il film campione di incassi si spegneva 11 anni fa

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Ufficialmente andato in pensione nel 2011, il cosiddetto Cinepanettone ha tentato di sopravvivere con diversi attori e altre modalità, ma ormai i tempi erano cambiati e gli incassi stratosferici sono oggi numeri archiviati.

Il fu Cinepanettone: il Natale cafone con il film campione di incassi si spegneva 11 anni fa

Per anni lo abbiamo sopportato e additato come il responsabile del decadimento culturale in formato grande schermo. Eppure il successo del Cinepanettone era una delle certezze del nostro cinema.
Il pubblico rideva vedendo specchiata la trivialità degli italiani (senza ammettere di farne parte), gli esercenti cinematografici si riempivano le tasche con questa garantita tredicesima e il produttore Aurelio De Laurentiis con il minimo sforzo otteneva il massimo risultato. Cinefili e critici detestavano apertamente la formula del film che andava avanti fin dai primi anni 80. Quando durante le conferenze stampa i giornalisti azzardavano domande come "non pensate che il pubblico sia stanco?" o "quanto si potrà ancora andare avanti?", Christian De Sica aveva sempre la risposta pronta: "Tiè!", con tanto di corna e toccatina. D'altra parte, con il suo talento assoluto nell'incarnare contemporaneamente il gentleman e il cafone, è sempre stato l'anima di questo filone che gli ha meritatamente permesso di godersi i suoi risultati.

Il dogma del Cinepanettone

Cosa doveva avere un Cinepanettone (neologismo inventato dal critico Franco Montini) per essere tale?
Primo: doveva ritrarre usi e costumi, con grossolane licenze narrative, degli italiani in ferie.
Secondo: l'umorismo volgare si alternava all'esposizione di grazie femminili.
Terzo: la (non) trama consisteva nell'ambientare situazioni e battute usa e getta in un località di vacanza, possibilmente esotica.
Quarto: Christian De Sica e Massimo Boldi erano i principali protagonisti, fino a quando quest'ultimo non ha preso un'altra strada.
Quinto: il Natale era una costante.
Sesto: alla regia dovevano esserci Enrico Oldoini, Carlo Vanzina o Neri Parenti.

Gli incassi da capogiro dei Cinepanettoni

Il Cinepanettone finiva spesso per essere il film più visto dell'anno, staccando abbondantemente il resto della produzione italiana, e con incassi che oggi appaiono appartenenti a un altro universo.
Consideriamo soltanto quelli dall'entrata dell'euro:

Nel 2011 con 11 milioni € di incasso, Vacanze di Natale a Cortina che omaggiava il primo Vacanze di Natale del 1983, mandò in pensione ufficialmente il Cinepanettone così come lo avevamo conosciuto fino a quel momento. La formula coralità + trivialità continuò ad essere ripresa con altri attori, nuovi registi, umorismo aggiornato, ma quel tradizionale appuntamento natalizio che per trent'anni aveva tenuto banco era fisiologicamente arrivato alla fine.
Anche in occasione della reunion tra Christian De Sica e Massimo Boldi, a tredici anni dalla loro ultima collaborazione, il film Amici come prima del 2018 era stato furbescamente pubblicizzato come il ritorno degli eroi delle vacanze di Natale, con tanto di albero e palla di neve nel poster, per poi rivelarsi una commedia a tutti gli effetti con trama, sviluppo di personaggi, nessuna vacanza, men che meno natalizia.

La fine del Cinepanettone e le sue responsabilità

Il Cinepanettone è morto perché ha fatto il suo tempo, scalzato dall'avvicendamento generazionale del pubblico, dall'evoluzione dell'intrattenimento e dai mutamenti sociali imposti dalla tecnologia. Dagli anni 90 ad oggi la commedia italiana dei grandi incassi, quando non rappresentata dal film di Natale, era legata all'exploit di un singolo celebre personaggio: Benigni, Verdone, Pieraccioni, Aldo, Giovanni e Giacomo, Ficarra e Picone, Alessandro Siani fino al fuoriclasse Checco Zalone. Occasionalmente si allieavano gli astri e il pubblico premiava le storie, che avrebbero funzionato a prescindere dalla popolarità degli attori, come Benvenuti al Sud e Perfetti sconosciuti.

L'arte di scrivere una commedia brillante o intelligente è stata trascurata a lungo, non supportata da produttori che non vedevano risultati soddisfacenti, neanche per i pochi sporadici tentativi. Si trattava di un circolo vizioso in cui il pubblico non veniva educato perché non c'era il prodotto, e il prodotto non c'era perché il pubblico non si mostrava interessato. Oggi, con la produzione di contenuti triplicata, le commedie italiane con un buon valore artistico ci sono, ma appaiate ad esse ne troviamo altrettante che continuano ad essere brutte sotto vari aspetti, dalla narrazione alla qualità dell'impianto produttivo.

Se davvero il Cinepanettone sia stato la causa dell'impoverimento delle idee della commedia italiana, non ce lo si chiede più.
La risposta è no.
Si trattava di un business che faceva circolare denaro, secondo la legge della domanda e dell'offerta. Non è nei confronti dei produttori di contenuti di intrattenimento che dobbiamo cercare responsabili, se il livello di cultura generale nel nostro Paese è basso. Non si può chiedere a un uomo o una donna d'affari di fare soldi eticamente e avendo a cuore anche la salute culturale dei suoi clienti. Ben venga l'imprenditore illuminato che lo fa, ma la responsabilità appartiene sempre alle persone lautamente pagate dalla collettività che siedono nei posti di comando di un Paese e che dovrebbero operare con gli strumenti a disposizione per migliorare la vita sociale in tutti i suoi aspetti.

Le norme per incentivare l'industria cinematografica a produrre facendo più attenzione alla qualità e alla diversità dell'offerta, innescando un sistema di reinvestimento obbligato nella produzione nazionale, per generare più concorrenza e al contempo ridurre i generosi finanziamenti statali, forse, quelle norme potevano essere migliorate. I governanti, però, non si eleggono da soli. E allora, in ultima istanza, di chi è la responsabilità? Ecco, guardiamoci allo specchio e riflettiamo.

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