Fantozzi compie cinquant'anni e torna al cinema
Il ragionier Ugo Fantozzi, leggendario personaggio creato e interpretato dal genio di Paolo Villaggio, appariva per la prima volta al cinema il 27 marzo del 1975. E esattamente cinquant'anni dopo torna sugli schermi grazie a Cineteca di Bologna, in collaborazione con RTI e Mediaset Infinity.

Com'è umana la Cineteca di Bologna, guidata dal Megadirettore Galattico dott. ing. lup. man. Gianluca Farinelli.
Perché l'ennesima, splendida e meritoria iniziativa della Cineteca, una di quelle iniziative da 92 minuti di applausi, è riportare al cinema un film incredibile: Fantozzi, il primo, leggendario capitolo della saga cinematografica che raccontava le tragicomiche avventure dello sfortunatissimo e vessatissimo ragionier Ugo, uno dei ritratti più crudeli, dolorosi e esilaranti degli italiani e dell'Italia mai visti al cinema (“Fantozzi non era commedia – ebbe a dire Paolo Villaggio – era un film un pochettino atipico, con una cattiveria, una ferocia nei riguardi dei disgraziati, che si è realizzata in pieno”).
Nato dal genio di Villaggio, che aveva raccontato il ragioniere e le sue disavventure in due libri imperdibili (e, sia detto senza polemica, perfino superiori ai film che hanno ispirato), ovvero "Fantozzi" del 1971 e "Il secondo tragico libro di Fantozzi" nel 1974, il personaggio diventa un film nel 1975, con la regia affidata a un gigante come Luciano Salce, e debutta in sala il 27 marzo di quell'anno.
Nella stessa data di cinquant'anni dopo, Fantozzi tornerà al cinema grazie alla Cineteca di Bologna, in collaborazione con RTI e Mediaset Infinity, in una versione restaurata curata dal laboratorio L’Immagine Ritrovata che ha avuto la supervisione di Daniele Ciprì per quanto riguarda la color correction.
Ecco come il comunciato stampa che annuncia l'uscita di Fantozzi al cinema parla di questo film:
Come quella di un eroe misterioso, l’epifania cinematografica del rag. Ugo Fantozzi avviene di spalle: controcampo, una mazzata in testa, e il personaggio ha già il suo destino cucito addosso. Il volto è naturalmente quello del suo autore, che da tempo ne limava i tratti in televisione, per poi tirar fuori dalle pagine di due best seller quella che oggi possiamo considerare la maschera comica più popolare d’Italia.
Fantozzi è un personaggio che non ha nulla a che vedere con il successo di tanti accenti regionali che hanno caratterizzato la nostra comicità, e, se i natali genovesi di Paolo Villaggio hanno sicuramente avuto un’importanza determinante nella sua vicenda biografica, questi tuttavia non trovano riverbero nel Ragioniere. Insomma, Fantozzi è un vero e proprio eroe nazionale. Lo è stato fin dall’inizio e, a quanto pare, continuerà ad esserlo. Sì, perché quella straordinaria scintilla d’intelligenza da cui è nato non si è lasciata imbrigliare dalle circostanze, pur dettagliatissime, dell’Italia degli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta che viene ritratta: quelle, appunto, sono solo circostanze. Ma è l’invariabile e intramontabile sordida natura dell’essere umano in società a essere incarnata in saecula saeculorum da Fantozzi, dalla schiera di colleghi e capiufficio, archetipi ciascuno di qualche oscena disposizione (im)morale. Ed è qui che interviene la penna del genio: tutto questo viene ribaltato in chiave grottesca e ne esce un’infilata di sequenze la cui forza comica sembra non esaurirsi mai. Tali e tante sono le scene da antologia, che tutti rischiamo di confonderle, di affibbiarle a questo o a quell’altro titolo di una saga dalla filmografia sterminata. Certo, questo esordio fantozziano ha tutta la potenza degli esordi e le disgraziate vicende che mette in scena sono, a distanza di cinquant’anni, ancora sulla bocca di tutti: l’autobus al volo, la partita scapoli contro ammogliati, il veglione di Capodanno, la partita a biliardo col Catellani… e via dicendo, fino alla conversione comunista di un Fantozzi armato di eskimo, sciarpa rossa e capello lungo che si presenta al cospetto di un Megadirettore Galattico già sulla via della santità.