Alfred Molina: "Octopus di Spider-Man 2 mi ha cambiato la vita"
Alfred Molina, interprete di Doc Ock in Spider-Man 2 del 2004 e in Spider-Man: No Way Home nel 2021, ha raccontato a Vanity Fair quanto gli abbia cambiato la carriera essere scelto per quel ruolo e accettarlo. Era già un veterano, ma non in quel genere di film.

Il Doc Ock di Alfred Molina, a vent'anni di distanza dal suo debutto in Spider-Man 2, a tre dalla rimpatriata di Spider-Man No Way Home, è uno dei personaggi più popolari dei cinecomic. Molina, che pure aveva mosso i primi passi a Hollywood con I predatori dell'arca perduta in una scena di culto, si era allontanato dai blockbuster e non aveva mai immaginato di farne parte in questo modo. Ha raccontato a Vanity Fair cosa significò quel passaggio nella sua carriera... e nella sua vita. Leggi anche Uno Spider-Man 4 con Tobey Maguire, da Sam Raimi? Risponde Thomas Haden Church alias Uomo Sabbia
Alfred Molina e Octopus: "È un cattivo con una vita emotiva, questo lo rende più interessante"
Alfred Molina, classe 1953, apparve a nemmeno trent'anni nei Predatori dell'arca perduta: era Satipo, la guida che cercava di sottrarre l'idolo a Indiana Jones, per poi finire molto male. Affrontò il mondo dei blockbuster già alla massima potenza, con tanto di ragni vivi e veri scaricati sulla sua schiena. Poi le cose nella sua carriera presero una piega diversa: anni di teatro, nomination ai BAFTA per Frida, un percorso nelle opere a medio budget o indipendenti (ultimamente per esempio il ruolo dell'avvocato in crisi in Una donna promettente). Ma allora da dove spuntò il suo Doctor Octopus di Spider-Man 2 nel 2004, parte poi ripresa con gusto (e non senza perplessità) in Spider-Man: No Way Home? Da una scommessa del regista Sam Raimi, che ancora ringrazia. Alfred dice:
Fu una grande sorpresa per me, perché non era il tipo di film per il quale m'immaginavo qualificato. Pensi sempre che questi grandi film d'azione cerchino attori con un certo fisico, e io di certo non ce l'ho mai avuto. Ebbi un grande incontro [con Sam Raimi] ma continuavo a dire: "Senti, io ci sto, ma devo essere onesto con te, non ho mai fatto niente del genere prima. Mai lavorato su un film con così tanta tecnologia, mai fatte molte scene in green screen o roba del genere. [...] Ma poi la cosa decollò quando facemmo un provino, mi diedero un costume approssimativo, il trench, l'imbracatura. Poi Avi Arad, che all'epoca era il capo della Marvel, si levò i suoi occhiali da sole e mi disse: "Mettiti questi". E tutti quelli nella stanza pensarono che avevamo centrato l'aspetto giusto del personaggio. [...]
Octavius ha nella sua vita una tragedia terribile, che cambia tutto. [...] Queste cose danno a questi personaggi un vero livello di umanità, dei dilemmi morali da affrontare, c'è sempre un momento in cui si trovano nel dilemma: "Dovrei continuare a comportarmi così? O dovrei ritirarmi? Sono cattivo?" [...] In pratica è un cattivo con una vita emotiva. Solo quello penso che lo renda molto più interessante. [...]
Tornare dopo diciassette anni nei panni dello stesso personaggio ha stupito soprattutto me. Quando me l'hanno chiesto ho detto: "Vi rendete conto che sono parecchio più vecchio? Ho le zampe di gallina, il bargiglio, cioè il doppio mento, le ginocchia son quelle che sono. Ma il regista Jon Watts e la producer Amy Pascal mi hanno detto: "No, no, il ruolo è tuo, ti rivogliamo". [...] Ero lusingato, naturalmente. A parte il fatto che è divertentissimo da recitare, interpretarlo mi ha onestamente cambiato del tutto la vita. Sul serio. Ha portato tutto a un altro livello, ma mi ha esposto pure a un'intera altra fascia di pubblico.