After Work: ecco il trailer del nuovo documentario su lavoro e tecnologia
L'italo-svedese Erik Gandini, regista di Videocracy, torna nei cinema italiani con un film che racconta il rapporto delle società contemporanee con il lavoro e le trasformazioni presenti e future di questo rapporto per via delle tecnologie più avanzate.
Nel nostro paese lo conosciamo principalmente per Videocracy, documentario su Silvio Berlusconi uscito nel 2009 che fece molto parlare di sé, ma sono molti altri, e non meno interessanti, i film documentari diretti dall'italo svedese Erik Gandini. Gandini che sta per tornare nei cinema italiani con un nuovo documentario, dal titolo After Work, di cui qui di seguito trovate trailer e trama ufficiali.
Attraverso le esperienze dirette dei suoi protagonisti in quattro nazioni emblematiche (Kuwait, Corea del Sud, Usa e Italia) After Work, che sarà al cinema dal 15 giugno con Fandango dopo un'anteprima che si terrà al Biografilm di Bologna, esplora cos’è oggi l’etica del lavoro e come potrebbe essere un’esistenza libera dal lavoro come quella che parrebbe prospettarsi con la diffusione sempre maggiore della tecnologia, dell'automazione e delle intelligenze artificiali.
Ecco qui trailer e sinossi lunga di After Work:
Nel 2013, due ricercatori di Oxford hanno pubblicato "The Future of Employment" (Il futuro dell'occupazione), in cui hanno analizzato la possibilità che diverse professioni vengano sostituite da algoritmi informatici nei prossimi 20 anni. Questo studio, molto citato, è giunto alla conclusione che il 47% dei lavori statunitensi è ad alto rischio. Ad esempio, c'è una probabilità del 99% che gli addetti al telemarketing e i sottoscrittori di assicurazioni perdano il loro lavoro a favore degli algoritmi. Il 97% di probabilità che entro il 2033 i cassieri saranno sostituiti da macchine. Per gli autisti di autobus le probabilità sono l’89%.
La maggior parte dei lavori esistenti oggi potrebbe scomparire nel giro di qualche anno. Man mano che l'intelligenza artificiale supera l'uomo in un numero sempre maggiore di compiti, sostituirà l'uomo in un numero sempre maggiore di lavori. Si profila un'era di disoccupazione tecnologica, in cui gli scienziati informatici e gli ingegneri del software ci toglieranno essenzialmente il lavoro, e il numero totale di postidi lavoro diminuirà in modo costante e permanente.La nostra società è una società basata sullavoro. Fin dall'infanzia ci viene insegnato ad essere orientati al risultato e ad essere competitivi. Mentre impariamo a lavorare, tendiamo a mettere da parte tutti gli altri aspetti dell'essere umano. Possiamo pensare a un futuro diverso? Uno sguardo al futuro prossimo ci dice che nel XXI secolo potremmo assistere alla creazione della classe dei non lavoratori, caratterizzata da persone che si sentono irrilevanti, senza valore economico perché non possono fare nulla di meglio dell'IA o di un robot e, diventando sostituibili, potrebbero finire per essere privi di una forza politica collettiva. Il dibattito sulle conseguenze di questa situazione è dominato da esperti di tecnologia ed economisti e spesso dipinto come una distopia fantascientifica. Ciò che manca è la prospettiva umana, nel senso di uno sguardo a ciò che questo significherà per noi come esseri umani. L'approccio di questo documentario è quindi puramente esistenziale e mira a esplorare come saremo e cosa faremo quando non dovremo più lavorare.Il paradosso del lavoro è che molte persone odiano il proprio lavoro, ma sono molto più infelici se non fanno nulla. Oppure, sono infelici perché non guadagnano abbastanza? O perché c'è una pressione culturale intorno a loro? Attraverso storie contemporanee, in quattro diversi angoli del mondo, After Work porta allo spettatore utili elementi per disegnare scenari futuri, raccontando aspetti iperbolici e paradigmatici dell’ideologia, dell’etica del lavoro, del rapporto tra esistenza e lavoro, in -Kuwait, Corea del Sud, Stati Uniti e Italia -società con modelli di sviluppo molto distanti tra loro.