Interviste Cinema

Tornando a Est: il nuovo on the road di Lodo Guenzi e soci in Bulgaria due anni dopo la caduta del muro di Berlino

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Il 13 febbraio arriva al cinema Tornando a Est, sequel, 4 anni dopo, di Est - Dittatura Last Minute di Antonio Pisu. Tornano Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantini, con l'apporto di Cesare Bocci, in un nuovo road movie che li porta in Bulgaria due anni dopo la caduta del Muro.

Tornando a Est: il nuovo on the road di Lodo Guenzi e soci in Bulgaria due anni dopo la caduta del muro di Berlino

I film a volte hanno uno strano destino. Nel 2020 doveva uscire la seconda regia dell'attore e regista Antonio Pisu, figlio d'arte, quando scoppiò la pandemia da Covid e i cinema chiusero. Est – Dittatura Last Minute, singolare road movie oltrecortina, prima della caduta del Muro di Berlino, ispirato ai veri viaggi di tre ragazzi cesenati sui 25 anni, ebbe una distribuzione limitata l'anno successivo e girò per i festival, conquistandosi un meritato apprezzamento. E' per questo che Andrea Riceputi e Maurizio Paganelli (i Rice e Pago interpretati rispettivamente sullo schermo da Lodo Guenzi e Matteo Gatta), con la loro produzione Stradedellest, hanno deciso di proporre un sequel, Tornando a Est, sempre ispirato alle loro avventure di viaggio, ad Antonio Pisu e alla squadra del primo film, che comprende Jacopo Costantini, a cui si aggiunge con un divertente personaggio di cattivo marchigiano l'irresistibile Cesare Bocci.

Tornando a Est, che racconta in forma di road movie con spy story, un viaggio in Bulgaria fatto dai tre amici 2 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, arriverà al cinema il 13 febbraio con Plaion Pictures ed è stato presentato alla stampa con un certo anticipo, per cui torneremo sicuramente a parlarne. Questa seconda escursione parte dal desiderio di Enrico detto Bibi, il più ingenuo del gruppo, di incontrare di persona una ragazza bulgara, Yuliya (Alexandra Vale), con cui è stato a lungo in corrispondenza epistolare, come si usava all'epoca. All'arrivo a Sofia, però, i tre si trovano coinvolti in una situazione altamente pericolosa che vede da un lato la feroce malavita locale che organizza la tratta e lo sfruttamento delle ragazze (il cui leader è interpretato da Zachary Baharov, il cui volto è noto anche per la sua interpretazione ne Il trono di spade) e dall'altro la polizia italiana che indaga su un intermediario marchigiano che sta per fare uno scambio documenti/soldi con i bulgari. Una spy story che quasi sicuramente i protagonisti non hanno vissuto, mentre sicuramente molti divertenti particolari sono veri, in un viaggio che riproduce atmosfere e oggetti vintage con molto gusto e un pizzico di nostalgia per un'epoca in cui attraversare la frontiera ti metteva di fronte a una realtà agli antipodi dalla nostra.

Uno dei temi dei film è quello della precarietà dei tre ragazzi, che rende insoddisfatti i tre ragazzi e che è ancora purtroppo attuale, specialmente per i giovani. Matteo Gatta si lancia, parlando del suo personaggio, in un paragone simpatico che desta l'ilarità generale ma non è così insensato come potrebbe sembrare:

Facendo teatro, sono più che precario. Il cinema è venuto un paio di volte a cercare di salvarmi la vita, ma comunque economicamente noi teatranti siamo penalizzati e non posso nemmeno fuggire perché lavoro con la lingua italiana e questa è una cosa che ci differenzia ad esempio dai danzatori, che hanno vita difficile in Italia perché nessuno va a vedere la danza però possono andare in Europa e nel mondo. Pago vuole gestire un cinema (cosa che nella vita il vero Pago fa, ndr), un aspetto secondo me collegato più profondamente alla seconda lettura del film. nel senso che a me viene in mente, se avete letto la Storia della dinastia dei paperi di Don Rosa, zio Paperone che si tuffa tra le monete del suo deposito ma solo lui può farlo, gli altri si farebbero male. Perché quel denaro per lui è una metafora dei ricordi a cui è tanto legato che vuole trattenerli e nella storia di Pago c'è questo tentativo disperato di trattenere la vita che ti scappa e di poterla riproiettare in continuazione. Questo è il significato della sua fuga.

Lodo Guenzi chiosa: “Sono contento così, sono solo felice di aver vissuto la parabola del capitalismo finanziario e non di quello industriale”. Interviene sull'argomento Caterina Gabanella, l'attrice che interpreta la poliziotta italiana in missione: “Sicuramente la precarietà aumenterà, ma noi attori siamo degli illusionisti, crediamo a una magia, crediamo nei film e ci proviamo, però andrà peggiorando, ne sono convinta, anche all'estero”. Cesare Bocci si rispecchia nel tema, a prescindere dal fatto che il mestiere di attore è per sua natura precario, per la scelta compiuta dalla figlia: “Lei mi ha dato una delusione enorme il giorno della sua laurea quando mi ha detto ' va bene, io questo lavoro – lei fa la grafica e la web media manager, definizioni che non so nemmeno pronunciare – cercherò di farlo per mantenermi ma voglio fare l'attrice. Eccola là, una coltellata, se è entrata anche lei in questo mondo dove si è precari che si voglia fare l'attore, il regista, lo sceneggiatore e tutto quello che c'è intorno a questo lavoro. Però la vedo felice, anch'io sono stato e sono ancora precario, la precarietà però ti porta tanto a sviluppare il senso di sopravvivenza, hai un sogno e fai di tutto per portarlo avanti. Il posto fisso l'hanno inseguito e forse lo inseguono ancora, io non ho quella aspirazione perciò devo essere contento anche della precarietà che ha scelto mia figlia perché la vedo una che combatte”.

Quanto al ricomporsi del gruppo, o della band, Lodo Guenzi, che come attore, cantante e musicista ci ha a lungo vissuto, racconta spiritosamente la sua importanza nella vita:

Io ho una una caratteristica che che che non mi viene riconosciuta quasi mai, ma che ho, cioè che nella vita di tutti i giorni io sono una persona di scarsissima personalità: tutte le volte che vado a pagare un bollettino alla posta mi superano, tutte le volte che cerco di chiamare un cameriere al ristorante non mi caga di striscio e tutte le volte che c'è da ordinare al bar ordino sempre per ultimo. Sono una persona che ha scarsa personalità e che fa un lavoro in cui ci si fa notare, quindi ho bisogno di avere una band sempre, in qualsiasi momento, e quando non vedo i miei compagni di sto male e faccio fatica a ordinare al ristorante, faccio anche fatica a ordinare al bar e non sono mai andato con una band a pagare un bollettino. Questo per dire che per 5 anni non ho avuto una delle mie band che sono Matteo e Jacopo ed è stato molto difficile vivere, ordinare consumare, mangiare, pagare un po' meno, quindi è stato come ritrovare la propria band.

Si inseriscono nel discorso Pisu e Gatta: “il lavoro del regista è reso più facile quando hai a disposizione delle persone che hanno già una un'intesa. Rappresentare tre amici che si volevano bene e si conoscevano da una vita è stata un'impresa più difficile nel primo perché non si conoscevano ma nel secondo film è stato veramente un ritrovarsi per andare insieme a fare questa gita cui si sono aggiunti anche altri amici, attori che ti danno tanto, fanno proposte e ti danno la possibilità di raccontare la tua storia che poi è anche una storia vera che è la storia di Maurizio Paganelli”. Bocci racconta: “Mi è stata fatta questa proposta da Antonio e nemmeno ha finito di farla che ho detto di sì. E' stata bella la costruzione del personaggio, Natalino, nata da una chiacchierata. Era un personaggio talmente figo che bisognava caratterizzarlo bene, è stato stimolante. La cosa bella con Antonio è che lui ti lascia libero di fare veramente, o almeno tu pensi di farlo, perché alla fine decide lui quello che devi fare ed è una cosa che ti protegge molto e ti diverte anche. Per me è stato un bel viaggio e poi vedere loro tre lavorare insieme è stato divertente, anche se una volta sono entrato nel loro camper ed era una monnezza, c'era di tutto in giro, ma per entrare bisognava togliersi le scarpe”.

Si percepisce chiaramente l'affetto, il divertimento e la sintonia che legano tutti i protagonisti di Tornando a Est, tanto che durante l'incontro si toccano temi insoliti per una conferenza stampa, tipo dove si mangi la migliore piadina in Emilia-Romagna, i campanilismi locali, la scelta di fare un lavoro che, come accaduto a Lodo Guenzi, ti costringe a sdoppiarti e a diventare schizofrenico perché magari hai uno spettacolo la sera e la mattina devi essere di buon'ora sul set, del filo “cristologico” che attraversa il film (non dovete prenderli troppo sul serio, eh!) e di molto altro, di cui però non vogliamo svelarvi tutto, perché manca ancora un po' di tempo all'uscita al cinema, il 13 febbraio, di Tornando a Est, a cui dedicheremo più spazio in quell'occasione.

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