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Interviste Cinema

Ritorno a Creuza de Mà: quest’anno a Carloforte musica per il cinema ma anche per la televisione

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Nella giornata inaugurale della quindicesima edizione di Creuza de Mà, che si svolge a Carloforte su L'isola di San Pietro, abbiamo intervistato il direttore Gianfranco Cabiddu, che ci ha spiegato le novità del Festival, a cominciare dall'attenzione alla serialità televisiva.

Ritorno a Creuza de Mà: quest’anno a Carloforte musica per il cinema ma anche per la televisione

Ci sono dei Festival ai quali si vuole bene fin dal primo momento, e spesso ha molto a che vedere con il luogo che li ospita e con chi li dirige. Sono passati due anni dalla nostra prima edizione di Creuza de Mà, dedicato alla musica per il cinema o, come ci disse il direttore Gianfranco Cabiddu all'epoca, "alla voce del cinema". A ospitare, anche in questo 2021, cinque giornate di incontri, masterclass, lungometraggi, cortometraggi e concerti nei giardini o fra le rocce al tramonto, è Carloforte sull'Isola di San Pietro, un lembo di terra colonizzata da pescatori liguri nel XVI° secolo e tanto amato da Fabrizio De André, il cui album del 1994 dà il titolo alla manifestazione. In questo secondo anno difficile per il nostro paese e per il mondo intero, Carloforte è piena di turisti e di allegria, ma c'è chi sceglie le spiagge e chi i luoghi d'arte (il Cineteatro Mutua e il Cineteatro Cavallera o i Giardini di Note), per incontrare registi e musicisti o ascoltare musica dal vivo.

Sono molti gli ospiti importanti della quindicesima edizione di Creuza de Mà: dalla cantautrice Nada alla produttrice Francesca Cima, dai registi Ivan Cotroneo, Laura Luchetti e Costanza Quatriglio ai compositori Pivio, Pasquale Catalano e Max Viale, senza dimenticare e gli interpreti de La Compagnia del Cigno. I riflettori, quindi, non sono puntati solo sul cinema, ma anche sulla serialità televisiva, com'è orgoglioso di spiegarci lo stesso Cabiddu su una terrazza panoramica da cui si vedono le saline: "Ormai anche per i musicisti di cinema il lavoro nelle serie televisive sta diventando abituale e, proprio a causa della pandemia e dell'obbligo di restare a casa, persone che non guardavano spesso le serie tv hanno avuto occasione di farlo. Credo che alla fine le serie siano un racconto lungo, ma pur sempre un racconto cinematografico. Ecco perché abbiamo avuto l'idea di concentrarci su cosa cambia per un musicista quando il racconto si snoda lungo 8 puntate o addirittura 5 o 6 stagioni, per cui c'è sempre bisogno di sonorità nuove ma anche di rimettere mano alle musiche vecchie. Non è stato un lavoro difficile per noi del festival, perché un po’ i musicisti li conoscevamo e poi molti avevano già alle spalle una o più esperienze per il piccolo schermo. Ho voluto infine ragionare sulle serie televisive pensando ai ragazzi del Centro Sperimentale di Cinematografia che portiamo qui, e che potrebbero un domani avere a che fare con il suono in una serie". 

Dunque cosa cambia esattamente per un musicista che fa cinema quando lavora per la tv? 

Abbiamo portato a Creuza de Ma' quattro tipologie di racconti televisivi. Una è L'Ispettore Coliandro, una serie arrivata all'ottava stagione per cui i musicisti hanno composto musiche nuove, mantenendo però anche la musica dei titoli di testa che più o meno è sempre uguale ma è stata comunque riarrangiata. Poi abbiamo scelto una serie che invece è uscita proprio nel 2021, Il Commissario Ricciardi, a cui ha lavorato Pasquale Catalano, un musicista che viene dal cinema. Abbiamo quindi optato per una serie ambientata dentro a un conservatorio, La compagnia del Cigno, dove la musica è ciò che fa muovere gli attori, perché i personaggi si esprimono attraverso la musica che studiano. Infine abbiamo inserito nel programma di quest'anno un film per la tv, La bambina che non voleva cantare, diretto da Costanza Quatriglio e dedicato a Nada, che comunque si basa sulla musica della protagonista perché è tratto dal libro di Nada che racconta gli anni che precedono la sua prima apparizione al Festival di Sanremo. Questa varietà ci permette di far capire i differenti approcci del musicista che fa tv. Servono sempre temi e idee portanti, ma poi è necessaria anche la capacità di manipolare le stesse musiche, di orchestrarle diversamente, di farle più corte, eccetera. E' chiaro che, a seconda del prodotto, si modifica pure il rapporto di lavoro che il musicista ha con la parte tecnica del film, e cioè i montatori del suono e lo stesso regista.

Perché secondo te è così interessante il rapporto fra la musica e le immagini in movimento? La musica è sempre stata parte integrante della settima arte, fin dai primissimi film muti…

In effetti le immagini in movimento nascono accompagnate dalla musica, da rumori, per cui la musica è un po’ l'essenza del cinema, è l'origine del cinema. Però mi vengono in mente anche film recenti di registi che adoro, come Roma di Alfonso Cuarón, che è tutto una sinfonia di rumori: inizia per esempio con un lavaggio delle scale, e si sentono il rumore dell'acqua e dello spazzolone, e quindi c'è una grande attenzione acustica alla vita quotidiana, all'universo che ci circonda. A pensarci bene, quando siamo nella pancia della mamma, prima sentiamo i suoni e poi vediamo, quindi i suoni ci colpiscono in maniera magari più inconscia e sono qualcosa che lascia un segno indelebile. Venendo dalla musica, la mia passione è cercare di capire il mistero dei suoni, perché i suoni e la musica restano un mistero, e a volte, quando chiedi a un musicista: "Che tipo di musica vuoi?", il musicista non sa spiegarlo a parole, perché è una cosa istintiva. 

Capita sempre più spesso che in un film, specie se comico e leggero, sia onnipresente un tappetino musicale il più delle volte ripetitivo e innecessario. Secondo te perché succede?

Il silenzio è sempre musica, ma forse non tutti lo pensano e molti hanno terrore del vuoto. Mi ricordo che i film della Hollywood classica avevano musiche anche insignificanti che si stendevano lungo l'intero film e magari non ti accorgevi nemmeno dell'esistenza di un tema. Probabilmente anche in quel caso c'era la sensazione di dover riempire tutto. La mia opinione, invece, è che un equilibrio tra silenzio, parole, suoni e musica sia ottimale da ricercare, perché certe volte i suoni raccontano anche più di una musica. Comunque è una tendenza che ho notato pure io, e mi viene il dubbio che dipenda dall'ansia dei produttori di evitare il silenzio, perché hanno paura che in televisione se uno sente silenzio si alza o si distrae.

Grandi protagonisti di Creuza de Mà sono sempre stati gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia, che partecipano al Campus di musica e suono per cinema e audiovisivi. Perché per te è un momento tanto importante? Quanta gioia ti dà?

Mi piace tantissimo, forse è la cosa che preferisco di Creuza de Mà, perché impari moltissimo dai ragazzi, che però hanno bisogno di un riferimento adulto, hanno idee buone che magari devono ancora maturare, oppure hanno semplicemente bisogno di qualcuno che dia loro fiducia per poter tirare fuori cose che non sanno di avere. Il rapporto con gli studenti è fondamentale, e facendo questo festival e poi andando a insegnare al Centro Sperimentale, mi sono reso conto di quanto tutto il settore si stesse un po’ smembrando, nel senso che c'erano quelli che facevano il montaggio, quelli che facevano la regia, quelli che facevano il suono, ma nessuno capiva che, in fondo, stavano lavorando tutti alla stessa cosa. Così mi sono detto: che c'è di meglio di un'isola che ti costringe a stare sempre a contatto con gli altri, non tanto per parlare, per discutere, per farsi venire idee, quanto per avere una familiarità con il lavoro di gruppo? Non è una pratica nuova, lo faceva Franco Solinas con Joseph Losey o con Gillo Pontecorvo: li portava a La Maddalena, li portava a pescare, si perdeva del tempo ma si creava una complicità che spesso è difficile raggiungere in una scuola di città. L'isola è un posto in cui si può ragionare e poi perdersi e in qualche modo ritrovarsi, perché non si può scappare da un'isola. Qui i ragazzi vengono volentieri e sanno che da un lato è come se fossero in vacanza, mentre dall'altro è come se avessero l'occasione di vivere dalla mattina alla sera insieme, e ciò a mio avviso è molto formativo.

Aspettiamo con trepidazione due concerti: il concerto al tramonto nella località Le Ciasette, a Capo Sandalo, nella punta estrema nella parte occidentale dell'isola di San Pietro, e il concerto di Nada. Cosa puoi dirci di questi due straordinari eventi musicali?

Il concerto di Capo Sandalo nasce dalla convinzione che la musica vada inserita dentro la pasta sonora di un film, e che comprenda anche il vento, se c'è vento. E se c'è addirittura una tempesta, sentirai il rumore della tempesta, del mare, degli uccelli, e la musica fatta in acustico, per cui dentro a una dimensione lontana anni luce da un concerto rock. Quest'anno c'è Ambrogio Sparagna, che conosco da tantissimi anni. Ho sempre pensato che con la sua energia potesse essere un buon combattente da lanciare nell'arena. Ci vuole un po’ di coraggio a suonare senza palco, senza amplificazione e soprattutto in posizione laterale rispetto alla visione, perché il musicista sta al lato di quello che è, nel nostro caso è il cinema, cioè il tramonto, che è diverso ogni anno, ma sempre bellissimo.
L'altro concerto è quello di Nada perché già da due anni abbiamo iniziato a interrogarci su quanto l'uso delle canzoni nel cinema possa riportarci a qualcosa che va al di là di un determinato film, ricordandoci magari un’epoca. Ognuno ha una sua canzone, che ha vissuto in un certo modo, quindi le canzoni nel cinema, oltre ad essere musica da film, sono anche macchine della memoria. Per tale ragione ogni anno abbiamo cercato di fare un piccolo focus sulle canzoni e, per quanto riguarda Nada, un po’ per il film di Costanza Quatriglio, un po’ perché era già stata qui e perché c'era un documentario su di lei ma lei non aveva cantato, era arrivato il momento di dedicarle parte di un'edizione del Festival. Le sue canzoni sono entrate in film importanti, per cui le ho detto: "Falle, facciamole, e vediamo cosa accade". E’ un modo di sentirla vicino, il posto non è enorme, ma lei farà una cosa molto intima. Sono convinto che sarà un concerto simpatico e friendly.

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