The Marvels, la recensione del nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe
Captain Marvel, Monica Rambeau e Ms. Marvel uniscono le loro forze (letteralmente) per affrontare una minaccia kree. L'ensemble funziona? Come procede il Marvel Cinematic Universe? Ecco la nostra recensione di The Marvels.
Il piano della kree Dar-Benn (Zawe Ashton) scompagina l'universo abbastanza da collegare i poteri di Captain Marvel (Brie Larson), Kamala Khan (Iman Vellani) e Monica Rambeau (Teyonah Parris), davanti agli occhi di uno stupito ma in fondo sempre divertito Nick Fury (Samuel L. Jackson). A ogni attivazione le tre supereroine si scambiano di posto: per Kamala fare squadra con il suo mito Captain Marvel non è un problema, ma forse avrà bisogno di adattarsi quest'ultima, anche perché dopo trent'anni rivede sua nipote Monica...
Sulla carta The Marvels, diretto e in parte scritto da Nia DaCosta al suo esordio nel cinema blockbuster, segue una strategia che al boss dei Marvel Studios Kevin Feige ha sempre portato fortuna, figlia dei fumetti di provenienza: far interagire via via tra loro protagonisti e protagoniste di opere precedenti, in una sorta di accumulo che fa leva sull'affezionarsi progressivo del pubblico alle loro vicende. Sulla carta. The Marvels è tuttavia un azzardo in questo senso, perché la Captain Marvel di Brie Larson arriva da un film precedente campione d'incassi, oltre ad aver dato il suo contributo importante al gran finale degli Avengers, ma Ms. Marvel proviene da una serie tv di minore impatto su Disney+, e la Monica Rambeau adulta di Teyonah Parris era una comprimaria di WandaVision. Non stupisce quindi che non si stia registrando un enorme slancio di spettatori e spettatrici verso questo team, e certe strategie possono avere un pericoloso effetto collaterale. Se i personaggi non hanno una forza iconica come Iron Man, Spider-Man o Captain America, se non hanno all'attivo molte apparizioni, il motore non è riscaldato abbastanza, e in un film corale come questo le protagoniste possono fare più fatica per farsi notare nelle loro caratteristiche.
A nostro parere dal trio escono peggio la Kamala Khan di Iman Vellani e il suo mondo: trovammo la serie tv Ms. Marvel piuttosto interessante, perché l'inclusività in quel caso aveva generato una storia di supereroismo intrecciata con l'integrazione dei musulmani in America, una narrazione fatta di immigrazione e radici. In The Marvels di Kamala rimangono solo gli urletti e le reazioni istintive, ma poco di quell'identità, e anche la sua famiglia, trascinata nel vortice di questa storia, diventa troppo macchiettistica (mentre nella serie c'era un maggiore approfondimento dei caratteri). Per quanto riguarda Carol Danvers è palla al centro: una Brie Larson in versione meno militaresca e più casual cerca un approccio più svagato e umoristico, giocando sulla difficoltà che ha Carol nell'agire in squadra. La caratterizzazione del personaggio guadagna magari in umanità ma forse finisce un po' fuori fuoco. Chi ne esce meglio, effettivamente valorizzata dalla vicenda e con una maggiore ribalta, è la Monica Rambeau di Teyonah Parris, proiettata nella scena post-credits in un contesto che di certo i fan Marvel apprezzeranno (e che sarebbe un delitto svelare).
A dispetto di questo equilibrio difficile, The Marvels è un passabile film per giovani adolescenti e famiglie (e nerd marveliani, ma quello lo diamo per scontato), però il problema di fondo è proprio come ognuno di noi si pone ormai davanti a un prodotto Marvel: con lo strepitoso successo che questi lungometraggi registravano negli anni passati, erano diventati un fenomeno di costume epocale, che coinvolgeva potenzialmente tutte le fasce di pubblico. Se si pretende da The Marvels questa forza, si rimane delusi perché non ce l'ha: DaCosta non è James Gunn, quindi anche delle buone idee visionarie e persino demenziali possono sì strappare una risatina, ma stridono con le mire più emotive di altre parti del racconto. Diciamo che, rispetto a uno scivolone vuoto come Ant-Man 3, The Marvels è meno sovraccarico nel racconto, più controllato nell'estetica, quindi un po' più apprezzabile, e la sua durata di "appena" un'ora e quarantacinque minuti aiuta per lo meno la sua leggerezza.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"