Poli Opposti: recensione della commedia romantica con Luca Argentero e Sarah Felberbaum
Un invito al garbo, alla dolcezza e al lungo corteggiamento.
Prima di Messenger e di WhatsApp, prima delle chat, della posta
elettronica e degli sms, esisteva un apparecchio chiamato telefono di casa che, emettendo
un delizioso "driiin", manteneva segreta l’identità della persona
dall’altra parte del filo fino al momento della risposta. Ancora prima c’erano i
telegrammi, di frequente forieri di cattive notizie, e le lettere, pagine scritte ora a macchina
ora a mano quasi sempre depositarie di sconcertanti rivelazioni o di appassionate
dichiarazioni d’amore.
A quell’epoca gli uomini mandavano fiori e le
donne si barcamenavano fra ritrosia, malizia, rossori e imprevista spregiudicatezza. Era il
tempo del garbo e del corteggiamento e il cinema lo celebrava con le screwball
comedy, quei film con i vari Spencer Tracy, Katherine Hepburn, Cary Grant eccetera, continuamente citati,
decennio dopo decennio, da Roger Mitchell, Garry Marshall, Rob Reiner, Nora Ephron e… chi più ne ha
più ne metta.
Adesso, a migliaia di chilometri di distanza dalla romantica New York
"in arancione" di Harry ti presento Sally
, anche un nostro regista cinéphile non più giovanissimo ha
voluto fare il suo personalissimo omaggio al genere e soprattutto alle dinamiche di coppia
che descriveva – in particolare la guerra fra i sessi.
Poli Opposti, infatti, è l’incalzante
cronaca di un duello (verbale e a tratti fisico) fra un uomo e una donna che si ritrovano
vicini di casa, un Lui e una Lei "universali" nella rispettiva provenienza da Marte
e da Venere, ma modernissimi nei pregiudizi, nella scarsa tenacia e – nel caso di
Claudia – in un bisogno di proteggersi che impedisce di
"veder passare l’altro".
Senza ricorrere a sociologia spicciola alla Alberoni (con tutto il rispetto), a leziosità da chick literature e a semplificazioni da manualistica amorosa, Max Croci non si inoltra del territorio del già detto e già visto, non gira la solita commedia senza personalità. Al contrario, gioca di sottigliezza e di leggerezza, stemperando la ruvidezza degli scontri nella vaporosità di una vestaglia in seta alla Jean Harlow, nella sensualità di un passo di un ballo latino e nel calore di una fotografia dai colori saturi. Così facendo porta pian piano il film verso una frusciante impalpabilità, che diventa concretezza nel momento in cui entra in scena un ragazzino che è vittima di bullismo o si profilano all’orizzonte due dei modellli femminili più diffusi (e temuti) della nostra pazza e bulimica contemporaneità: la donna pantera e la maniaca del controllo.
C’è anche molta ironia in Poli Opposti, e lo si vede in tutti i personaggi secondari (a cominciare dal marito infedele di Giampaolo Morelli) e in alcune battute impreviste che tradiscono uno sguardo verso l’umanità non eccessivamente conciliante – alla maniera di un La vita è meravigliosa – ma disincantato come si conviene a chi di tanto in tanto smette di guardare la vita attraverso occhiali colorati di rosa.
A proposito di rosa, non c’è quasi nulla di questa tinta
nell’opera d’esordio di un regista che viene dal mondo
dell’illustrazione grafica e della pubblicità (e si vede!), forse perché il
colore della passione è il rosso e Sarah Felberbaum lo indossa come nessuna
mai.
Che belli i costumi scelti da Alessandra Robbiati per
questa principessa per metà inglese innamorata di un calciatore. Che meraviglia le
sue scarpe nere anni 40… di sicuro piaceranno al pubblico femminile proprio come le
Manolo Blahnik di Sex and the City
.
Già… perché sono le donne il principale destinatario
di Poli Opposti e a incantarle ci penserà in primo
luogo il ragazzo sabaudo ben educato Luca Argentero, alle prese con un personaggio
che non è aggressivo e "rombante" come l’uomo contemporaneo
e che sa addirittura andare a cavallo, quasi fosse uscito dal bosco di Pemberley. E che dire
dell’istruttore di Tango? La scena che lo riguarda vale da sola il film, e non per
aplomb.
Da non dimenticare, infine, il piccolo Riccardo Russo, che con il suo berretto simil peruviano "fa un baffo" al Nicolas Hoult di About a Boy. Anche il suo Luca ci invita alla dolcezza e alla cortesia, le due bandiere sventolate dal film.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali