Insospettabili sospetti: recensione del film con Michael Caine, Morgan Freeman e Alan Arkin

26 aprile 2017
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Un heist-movie con tre premi Oscar in stato di grazia che attraversano tempi duri.

Insospettabili sospetti: recensione del film con Michael Caine, Morgan Freeman e Alan Arkin

Se anche recitassero un astruso dramma teatrale su un palcoscenico disadorno o parlassero del più e del meno in una stanza non ammobiliata filmati da una macchina da presa immobile, Michael Caine, Alan Arkin e Morgan Freeman riuscirebbero comunque a compiere un miracolo, a strabiliare, appassionare, divertire o commuovere senza perdere la loro "aura" nemmeno in momenti di puro slapstick, armonizzando in una prodigiosa melodia le loro voci e trasformando il nulla in un meraviglioso tutto.

Ora, Insospettabili sospetti di Zach Braff non è certo il nulla e non è nemmeno un feel-good movie della domenica da cui farsi distrarre per poi dimenticarsene il lunedì mattina. Remake di quel Vivere alla grande diretto da Martin Brest e interpretato da George Burns, Art Carney e Lee Strasberg, il film è piuttosto un dignitoso heist-movie, non roboante come la serie di Ocean’s, ma scoppiettante, teneramente buffo e soprattutto legato all’attualità, a un presente in cui dei vecchietti organizzano una rapina non per noia o per sentirsi ancora giovani (come nell’originale), ma per sopravvivere senza una pensione di cui sono stati ingiustamente privati. Si respira insomma l’air du temps nella commedia che il protagonista di Scrubs ha tratto da una sceneggiatura di Theodore Melfi (Il diritto di contare), di un presente in cui il nemico sono le banche e il lavoro onesto di tutta una vita può essere vanificato in un istante. Vederne gli effetti su tre ottantenni indubbiamente immalinconisce, perché quando viene minacciata la dignità di chi ha gambe malferme o è costretto a prendersi un room-mate per mettere da parte qualche spicciolo, lo spettacolo non è rassicurante.

Ma Braff non vuole fare Ken Loach e non punta alla denuncia. In realtà non si capisce esattamente quale sia il suo obiettivo principale. E’ probabile che la necessità economica gli fornisca semplicemente un ottimo punto di partenza per innescare un meccanismo drammatico che funziona bene in virtù del terzetto che lo regola  - come già detto - e di un colpo ben orchestrato.

Eppure il ritmo del film è discontinuo e non sempre si trova un equilbrio fra la parte action - veloce e scattante soprattutto nella fase dei preparative e di una sequeza di ricostruzione degli eventi degna del miglior mistery da Agatha Christie - e i quieti brandelli della quotidianità di Joe, Willie e Albert, che poi sono la parte migliore e più profonda di Insospettabili sospetti. Perché la gag diverte,  - in particolare quando a a gridare: "Fermi tutti questa è una rapina" sono tre ottantenni arrugginiti - ma poi quello che resta sono i personagi con il loro carattere, il loro interagire e le pause di inattività da riempire con uno sguardo o un gesto, meglio se seduti al tavolo di una tavola calda che il regista avvolge di luce soffusa incantadosi ad ascoltare chiacchiere e bonarie prese in giro.

Forse avremmo voluto conoscere qualcosa in più di questi anziani signori - oltre a vedere Al fare il musicista jazz - ed è un peccato che non si getti luce sul modo in cui, per esempio, sono diventati amici. Però il feeling fra i tre si sente ed è un bene che, al contrario dei protagonisti di tante commedie della terza età, i nostri fuorilegge non parlino di Viagra nè di incontinenza (facendo insomma pensare più a uno Space Cowboys che a un Last Vegas). Mantenendo sempre una dignità - che si incrocia con la classe di Sir Michael, l’arguzia di Arkin e il distacco ironico di Freeman - i rapinatori perfetti preferiscono non andare mai sopra le righe e magari scherzare  - con un macrabro cinismo che sa di scaramanzia - sulla morte.

Per ciascuno di essi "la signora vestita di nero" sembra ancora lontana, scongiurata anche dalla vitalità di un film non perfetto, ma godibile e caldo come l’abbraccio di un nonno.

Insospettabili sospetti è stato presentato in anteprima nazionale al Bari International Film Festival 2017



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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