I Soliti Sospetti è un thriller del 1995 diretto da Bryan Singer, con Gabriel Byrne, Stephen Baldwin, Benicio del Toro e Kevin Spacey.
David Kujan (Chazz Palminteri) è un poliziotto doganale che sta indagando sull'esplosione di una nave al molo di San Pedro, Los Angeles. Chi ha appiccato il fuoco ha ucciso tutto l'equipaggio e freddato nella stiva il criminale Dean Keaton (Gabriel Byrne). Nella speranza di ricostruire quanto accaduto, Kujan interroga così l'unico superstite, il claudicante Verbal Kint (Kevin Spacey), un malvivente di poco conto.
Kint gli racconta di come, poche settimane prima, abbia casualmente conosciuto alcuni noti criminali durante un confronto all'americana richiesto in seguito al furto di un camion di fucili: i ricettatori Mc Manus (Stephen Baldwin) e Fenster (Benicio del Toro), l'esperto di esplosivi Todd Hockney (Kevin Pollack) e l'ex poliziotto corrotto Dean Keaton. Durante l'incontro Mc Manus propone di vendicarsi e creare problemi alla polizia di New York (che ha organizzato il confronto), incastrando un gruppo di poliziotti corrotti coinvolti nel traffico di droga e smeraldi.
Il colpo riesce e i criminali si ritrovano in California, dove un ricettatore li aiuterà a piazzare gli smeraldi rubati; ma ecco che si presenta l'occasione di mettere a segno un'altra rapina, questa volta ai danni di un commerciante di gioielli; il gruppo acconsente ma le cose non vanno come previsto e tre uomini restano uccisi.
Mc Manus svela allora di aver ricevuto indicazioni sui colpi da mettere a segno da un avvocato, Kobayashi (Pete Postlethwaite), che a sua volta lavora per il boss Keyser Söze. Il gruppo di criminali capisce a proprie spese che non può tirarsi indietro di fronte alle richieste di Söze, che alla fine ordina loro di assassinare l'equipaggio di una nave di trafficanti argentini nemici, sbarazzarsi del carico di droga e appropriarsi del denaro; Kujan dovrà ripercorrere la ricostruzione di Kint, arrivando a capire come siano andate realmente le cose.
Scritto da Christopher McQuarrie nella intrigante ma lambiccata struttura narrativa esposta, I soliti sospetti è un thriller che incuriosisce senza mai appassionare; e questo a dispetto del buon gioco corale degli interpreti, fra i quali spiccano il dolente Byrne e l'enigmatico Spacey, e di certe suggestioni di regia. Il problema è che pur ispirandosi ai migliori modelli del "noir", dai classici Anni 40 a Tarantino e ai fratelli Coen di Il crocevia della morte, il ventottenne Bryan Singer resta troppo schiavo della sua cinefilia per riuscire a dar vita e respiro ai personaggi e alla storia. Ciò non toglie che questo suo secondo film lo collochi nella lista dei cineasti da tener d'occhio. (La Stampa, Alessandra Levantesi, 11/12/95)Non vi dico altro, tranne che pur apprezzando il piglio autoriale di Singer rilutto a entusiasmarmi per un film che negli Usa sta diventando un piccolo fenomeno di culto. Neppure gli interpreti si sottraggono all'ipoteca manieristica impegnati come sono con personaggi senza qualità. (Corriere della Sera, Tullio Kezich, 7/12/95)Mi dicono che chi non è del tutto impreparato ai trucchi del genere indovini ben presto, in base all'aureo principio della massima improbabilità (o della banalità del male), l'identità del terrificante Keyser Soze. Nonostante qualche familiarità con i misteryes devo confessare che la scoperta mi ha colta impreparata ma forse semplicemente perché trovo il film nel complesso un'esercitazione non proprio eccitante e generalmente forzata. Quasi che il giovane Singer - indubbiamente dotato di talento - avesse voluto strafare rimpinzando il film di trappole, inganni, figure retoriche, "ralenti", falsi flash-back. Così che I soliti sospetti finisce per rasentare la parodia senza averne il coraggio, e ci lascia con una Sagrada Familia senza pinnacoli e con la sensazione di essere stati un po' presi in giro. (La Repubblica, Irene Bignardi, 3/12/95)
Il film ebbe un grande successo sia dal punto di vista della critica che dell'accoglienza del pubblico; Christopher McQuarrie ottenne l'Oscar per la Migliore sceneggiatura originale, mentre Kevin Spacey si aggiudicò la statuetta per il Miglior attore non protagonista.
Il personaggio di Verbal Kint venne scritto appositamente per Kevin Spacey, quindi non ci furono ulteriori candidati per questa parte.
Per infittire il mistero sul personaggio di Keyser Söze, ad ognuno dei protagonisti è stato detto che era lui, in modo che realmente tutti fossero all'oscuro di chi fosse davvero.
La pellicola viene spesso presa come esempio di una sceneggiatura perfetta, e il film è certamente ricordato nella storia del cinema per il colpo di scena che cambia tutta la prospettiva del racconto.
La celeberrima frase di Kint "La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste" è una citazione del poeta francese Baudelaire.
Attore | Ruolo |
---|---|
Gabriel Byrne | Dean Keaton |
Kevin Spacey | Verbal Kint |
Stephen Baldwin | Mc Manus |
Chazz Palminteri | David Kujan |
Kevin Pollak | Todd Hockney |
Pete Postlethwaite | Kobayashi |
Benicio Del Toro | Fenster |
Giancarlo Esposito | Jack Baer |
Ron Gilbert | Daniel Metzheiser |
Clark Gregg | Dott. Walters |
Dan Hedaya | Jeff Rabin |
Suzy Amis | Edie Finneran |
Paul Bartel | Smuggler |
Frank Medrano | Rizzi |
Carl Bressler | Saul Berg |
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