Edison - L'uomo che illuminò il mondo: la recensione del film
Dagli archivi della Weinsten Co. esce dopo due anni il film che racconta la storia della guerra per la corrente elettrica tra Edison e Westinghouse. Nonostante le premesse e il ricco cast, il risultato non dà la scossa.
L'invenzione non è sempre un colpo di genio individuale: spesso, per una singolare combinazione, più menti illuminate convergono su un'idea ed è il risultato dei loro sforzi e delle loro lotte quello che ci cambia la vita. Anche se poi, da esseri umani, abbiamo bisogno di etichettare e dare nomi a tutto ed è spesso solo il più fortunato o il più determinato a metterci sopra il cappello. E le invenzioni contese sono molte, dal telefono (Bell/Meucci) alla corrente elettrica, che di concorrenti per il primato ne vede addirittura tre: Thomas Alva Edison, George Westinghouse e Nikola Tesla. Edison – L'uomo che illuminò il mondo è il fuorviante titolo italiano di The Current War, perché il film diretto da Alfonso Gomez-Rejon racconta appunto la vera e propria guerra (senza esclusione di colpi bassi), che si scatenò a fine Ottocento su chi dovesse fornire la luce elettrica agli americani. A spuntarla alla fine fu Westinghouse con la sua più sicura corrente alternata, che è quella che ancora oggi illumina le nostre case, scelta su quella continua e meno performante di Edison, che si “consolò” inventando il fonografo e il cinetoscopio, i due apparecchi che ci hanno regalato il cinema.
Tre personalità larger than life che si scontrarono a colpi di cause e brevetti, giocando sporco, alla fine del Diciannovesimo secolo: il visionario, Tesla, probabilmente il più geniale ma destinato a interpretare un ruolo minore in quanto immigrato, il maniacale Edison, che passò la vita, più che a inventare, a perfezionare e realizzare idee non sue di cui acquisiva i brevetti, e il pragmatico Westinghouse, inventore e imprenditore, capace - anche per interesse - di tendere una mano all'avversario accecato dall'orgoglio e poco incline ai rapporti sociali. Quello che si vede nel film è vero, anche se ci fu di peggio in questa vera e propria guerra: già fa impressione l'idea che Edison, per dimostrare la pericolosità della corrente alternata, abbia folgorato pubblicamente un cavallo. Ma lo sceneggiatore, fin troppo pudico, non ci dice che queste dimostrazioni a beneficio della stampa inclusero cani, gatti e addirittura un'elefantessa. Quel che è certo è che a prescindere dai loro umani difetti, a questi individui straordinari dobbiamo il concetto stesso di modernità e il mondo in cui viviamo. La decisione venne presa da un'apposita commissione in occasione della prima Fiera Colombiana di Chicago, del 1893 (che celebrava i 400 anni dalla scoperta dell'America)..
Alla fine a rimanerci più simpatico (probabilmente anche all'autore) è George Westinghouse (inventore anche dei freni pneumatici per i treni), perché era meno interessato che il suo nome fosse ovunque, al contrario di Edison, trattava meglio la gente che lavorava per lui e sapeva essere – nonostante la ricchezza evidente nella sua casa – alla mano e disponibile. La slealtà e la complicità “involontaria” di Edison nella creazione della sedia elettrica, contrariamente ai suoi assoluti proclami contro la pena di morte, pesano pesantemente sul suo ritratto. Al di là di questo, tutti oggi diamo per scontate le loro invenzioni, ma è il nome dell'ultimo ad essere rimasto nella memoria collettiva (o almeno lo era un tempo, quando la cultura era un valore diffuso in tutta la popolazione): le ormai obsolete lampadine a incandescenza portano ancora impressa sopra la E del suo cognome e quando il grande Carl Barks creò l'inventore Gyro Gearloose, ovvero Archimede Pitagorico, gli dette come assistente una lampadina, che in America si chiamava solo “Helper”, aiutante, ma che in Italia venne naturale ribattezzare Edi.
Peccato che il film tratto da una storia così affascinante, con dei protagonisti tanto geniali, non dia – se ci passate la battuta – nessuna scossa. Michael Mitnik scrive un film piuttosto classico, che però resta inerte. Ed è come se Gomez-Rejon non sapesse come renderlo vivo, tanto che per la prima mezz'ora abbonda in movimenti di macchina coreografici non necessari, per abbandonarli strada facendo. Nonostante la cura dei dettagli e le ricostruzioni scenografiche, il film non decolla mai e anche nel reparto attoriale qualcosa non quadra: scegliere Benedict Cumberbatch per il ruolo di Edison significa affidargli l'ennesimo personaggio febbrile e nevrotico: sarebbe stato sicuramente più interessante vedere lui e il sempre ottimo Michael Shannon scambiarsi i ruoli.
Appare poi sprecata l'irriconoscibile Katherine Waterston nel ruolo della moglie di Westinghouse, così come Matthew McFadyen in quello del banchiere dal naso paonazzo J.P- Morgan. Totalmente spaesato è il nostro amato Uomo Ragno di quartiere, Tom Holland, nei panni del giovane assistente di Edison, Samuel Insull, a cui trucco e parrucco non fanno un gran servizio, mentre Nicholas Hoult offre una buona rappresentazione dell'austroungarico Tesla, per quanto risulti (anche nell'accento, in originale) meno esotico rispetto al modello d'origine. Edison – L'uomo che illuminò il mondo può interessare gli appassionati di scienza e indurre il pubblico a documentarsi sulla storia di questi gentiluomini straordinari, anche se la guerra per la corrente che racconta – ed è l'ennesimo paradosso del film - è tutto fuorché elettrizzante.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità