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Napoléon di Abel Gance: ecco il trailer del capolavoro del muto francese restaurato dalla Cinémathèque française

Dopo aver aperto Cannes Classics 2024, la prima parte di questo film leggendario è stata presentata in anteprima italiana al Cinema Ritrovato, e a giorni sarà nelle sale francesi assieme alla seconda.

Napoléon di Abel Gance: ecco il trailer del capolavoro del muto francese restaurato dalla Cinémathèque française

Il Napoléon di Abel Gance, realizzato nel 1927, è un film leggendario nella storia del cinema, un'ambiziosissimo biopic di uno dei personaggi più famosi della storia dell'umanità che è lungo cinque ore e mezza e che, ai tempi della sua prima, avvenuta all'Opera di Parigi il 7 aprile 1927, sconvolse pubblico e critrica con la forza del suo racconto e per le innovazioni tecniche e formali che proponeva, tra le quali il sistema "sistema Polyvision", sorta di versione cinematografica dei trittici della storia dell'arte figurativa.
Il successo di Napoléon fu di breve durata, soprattutto per via dell’imminente ascesa del cinema sonoro, e il film è stato più volte rielaborato e mutilato: ad oggi, ne sono state individuate più venti diverse versioni. Ma ora quella originale, nota come "Grande Version" è finalmente stata riportata al suo splendore originario grazie a un lavoro di ricostruzione e restauro effettuato dalla Cinémathèque française che è durato 16 anni, e il film sta per diventare disponibile per il grande pubblico.
La prima parte del Napoléon restaurato ha aperto in prima mondiale la sezione Cannes Classics del Festival di Cannes 2024, ed è stata nei giorni scorsi proiettata in anteprima italiana al festival Il Cinema Ritrovato di Bologna conclusosi ieri. A breve, il 6 luglio, la Cinémathèque presenterà in prima mondiale anche la seconda parte del film, che dal 10 luglio sarà anche disponibile nelle sale cinematografiche francesi. E questo è il trailer che ne pubblicizza il ritorno nelle sale.

Per ricostruire la "Grande Version" del Napoléon sono state utilizzate diverse fonti. Le bobine sono state ritrovate presso la Cinémathèque française, il CNC, la Cinémathèque de Toulouse e la Cinémathèque de Corse, oltre che in Danimarca, Serbia, Italia, Lussemburgo e New York. Gli appunti di montaggio di Abel Gance e gli scambi con il suo montatore, ritrovati alla Bibliothèque nationale de France hanno permesso di ricomporre il film nella sua versione originale.
Questo è il testo relativo al film che compare nel catalogo del Cinema Ritrovato del 2024:

La velocità di proiezione della nuova versione restaurata è stata integralmente ripristinata a 18 fotogrammi al secondo, cosa che in precedenza avveniva solo per gli episodi di Brienne. Il film ne guadagna in fluidità. Si scoprirà per esempio l’effetto sul pubblico del canto della Marsigliese finalmente sincronizzato con il labiale degli attori. Inoltre, sebbene i novanta minuti aggiuntivi del nuovo restauro ne contengano poche, le scene inedite ci sono comunque, a partire delle potenti immagini della guerra civile che inaugurano l’assedio di Tolone e chiudono la prima parte del film, lavoro di ricostruzione impegnativo e meticoloso. Il restauro si sforza inoltre di rispettare la dimensione sperimentale che Abel Gance volle conferire alla sua opera e che traspare in molte sequenze emblematiche (Brienne, la Marsigliese al Club dei Cordiglieri, la doppia tempesta, le ombre della Convenzione, il celebre triplo schermo con la partenza dell’Armata d’Italia…). Primo restauro completamente digitale, la nuova versione si è adoperata per superare finalmente molte difficoltà apparentemente insormontabili con le sole tecniche analogiche: tabella colore, aspect ratio, riproduzione fedele delle colorazioni originali, ecc. La combinazione di tutti questi elementi è già sufficiente per proporre al pubblico un film diverso da quello che ricordava.
Ma qual è la fonte dell’emozione cinematografica, in altre parole la poesia del film? La ‘grande version’ di Napoléon porta lo spettatore ben oltre l’aneddoto narrativo e lo immerge nel mistero di ciò che Gance chiamava “musica di luce” e il suo amico Epstein “l’idea tra le immagini”. Nelle grandi opere del periodo precedente, come J’accuse! e La Roue, Gance elabora temi e motivi in maniera bidimensionale, giustapponendoli più che combinandoli. Con Napoléon, in particolare nella versione “Apollo”, Gance è padrone assoluto della sua arte e raggiunge una nuova dimensione di vertiginoso virtuosismo. Nulla gli sfugge e nulla lo lascia indifferente. Fino all’ultimo minuto corregge il montaggio di questo o quel passaggio.
Concepito come una gigantesca sinfonia visiva, Napoléon espone, giustappone, combina e intreccia i temi e gli strumenti rappresentati dai suoi operatori, attori, comparse, paesaggi e scenografie, fino ai cartelli delle didascalie… La stessa scienza e lo stesso genio combinatorio vengono applicati ai personaggi e ai sentimenti. Non c’è sequenza in Napoléon che non sia intessuta di dramma e di commedia insieme, di un senso del ritmo – di una musica, appunto – che proietta lo spettatore fuori dal tempo diegetico dell’azione in una sublime sinfonia visiva che la nuova partitura esalta ulteriormente.
Parossismi o apoteosi, i trittici valsero al film il trionfo all’Opéra di Parigi. Solo il secondo, tuttavia, quello dell’Armata d’Italia, è sopravvissuto, mentre quello della doppia tempesta si è conservato solo nella versione monoschermo. Come un retablo rinascimentale, il dispiegamento su tre schermi di una drammaturgia simbolista che mescola l’orizzontale (la conquista dell’Italia) e il verticale (le molteplici sovrimpressioni delle figure di Bonaparte, di Giuseppina, dell’Aquila non ancora imperiale, del globo terrestre e dei suoi “mendicanti di gloria”) costituisce l’epilogo obbligato della ‘grande version’, anche se non fu presentato al teatro Apollo nel maggio del 1927.
Così Gance concludeva il discorso rivolto il 4 giugno 1924 a tutti i suoi collaboratori presenti e futuri: “Spetta al pubblico dirci oggi se l’obiettivo è stato raggiunto”. Non potremmo essere più d’accordo!

Joël Daire
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