Lightyear, le ragioni del flop secondo la Pixar
L'accoglienza riservata a Lightyear al boxoffice è stata molto fredda. Pete Docter, direttore creativo della Pixar, spiega che allo studio hanno passato del tempo a domandarsi perché.

Non è un mistero che Lightyear sia stato per la Pixar e la Disney una delle più sonore delusioni al boxoffice del 2022: come accade spesso in questi casi, molti si fanno una loro idea delle cause di un flop, ma è normale che lo studio stesso si faccia un esame di coscienza per non ripetere eventuali errori. Pete Docter, direttore creativo della Pixar, ha raccontato a The Wrap come il team si è spiegato la freddezza del pubblico. Leggi anche Toy Story 5, Pete Docter lo difende: "Vi sorprenderà con cose mai viste prima"
Lightyear, Pete Docter sul flop: "C'è stata una disconnessione"
Pete Docter non è solo il direttore creativo della Pixar, ma è anche uno dei registi di animazione più quotati del mondo, dopo aver firmato capolavori come Monsters & Co., Inside Out e Up. Chi meglio di lui conosce il processo creativo, quando si parla di una volontà di rischiare con approcci non scontati? Non è stato scontato l'approccio tenuto dal regista Angus MacLane con Lightyear - La vera storia di Buzz, uno "spin-off immaginario" della saga di Toy Story, dove il giocattolo Buzz diventava il vero space ranger Buzz in un contesto alternativo. Il risultato è stato un responso del boxoffice mondiale di 226.400.000 dollari per 200 di budget, una vera batosta. Docter, che del film è stato co-executive producer, illustra come si siano spiegati il passo falso.
Ci siamo guardati molto dentro, perché tutti amiamo il film. Amiamo i personaggi e la premessa. Diciamo che la spiegazione che ci siamo dati, riguardo agli errori commessi, è che abbiamo chiesto troppo agli spettatori. Quando sentono Buzz, dicono subito: grande, dove sono Mr. Potato Head, Woody e Rex? E invece noi li gettiamo in un film di fantascienza e loro: ma che è? Anche se avevano letto del film, era una cosa un po' troppo distante, sia nell'idea, sia nel modo in cui i personaggi apparivano, nel modo in cui erano ritratti. Questa era proprio fantascienza. E Angus, e gli devo dare credito, l'ha presa molto sul serio, genuinamente, voleva rappresentare quei personaggi come reali. Ma i personaggi di Toy Story sono molto più esagerati, perciò credo ci sia stata una disconnessione tra quello che le persone volevano e si aspettavano, e quello che noi stavamo dando loro.