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Il mio posto è qui, l'intervista a Marco Leonardi: "Ho dovuto imparare a rispettare le donne"

Esce giovedì 9 maggio Il mio posto è qui, il film di Cristiano Mortone e Daniela Posto che racconta la Calabria all'indomani della Seconda Guerra Mondiale e che vede protagonisti Marco Leonardi e Ludovica Martino. Abbiamo intervistato il primo, parlando di patriarcato e di violenza sulle donne.

Il mio posto è qui, l'intervista a Marco Leonardi: "Ho dovuto imparare a rispettare le donne"

Diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, Il mio posto è qui arriva in sala forte di due riconoscimenti importanti vinti al Bari International Film Festival 2024, a cui ha partecipato come titolo del concorso ItaliaFilmFest: Il Premio Giuliano Montaldo alla Miglior Regia e il Premio Mariangela Melato alla Miglior Attrice Protagonista. Quest’ultimo è andato a Ludovica Martino, che nel film interpreta una ragazza madre che, nella Calabria degli anni Quaranta del secolo scorso, cerca di emanciparsi. Lo fa attraverso la cultura del lavoro, le idee progressiste e l’amicizia con Lorenzo, un omosessuale dal passato doloroso che aiuta il parroco locale nell'organizzazione dei matrimoni. Lorenzo ha il volto di un attore che abbiamo conosciuto, decenni fa, grazie a Nuovo Cinema Paradiso. Parliamo di Marco Leonardi, che abbiamo ritrovato in Ultimo minuto, Come l'acqua per il cioccolato, Maradona - La mano de Dios, Anime nere, Aspromonte  - La terra degli ultimi. C’era anche lui al Bif&st, e siccome il suo personaggio e Marta si ritrovano a subire il pregiudizio di una società ingiusta, giudicante e retrograda, e in cui le donne quasi non hanno diritti, abbiamo parlato anche con lui, che viene proprio dalla Calabria, di patriarcato. Ma prima l’attore ci ha descritto cosa significa Lorenzo per la giovane donna impersonata da Ludovica Martino, di cui abbiamo già pubblicato un'intervista fatta proprio a Bari.
"Credo che, per essere estremamente empatico, come lo è stato Lorenzo nei confronti di Marta, bisogna aver sofferto molto, nel senso che è proprio il suo vissuto doloroso che consente a Lorenzo di capire perfettamente dove Marta desideri andare e in quale gabba stia rischiando di chiudersi, che poi è il matrimonio riparatore deciso dai suoi genitori. Lorenzo percepisce la sofferenza di Marta e non ce la fa ad assecondare un percorso simile a quello che ha fatto lui, quindi la prende subito a ben volere. E tuttavia non solo i due vivono in un paesino della Calabria rimasto ancorato a una mentalità quasi arcaica, ma si ritrovano ad agire in un periodo nel quale i pregiudizi erano molto presenti e forti, e tra l’altro anche Marta inizialmente ha dei pregiudizi nei confronti di Lorenzo, perché la sua mentalità è quella che le è stata trasmessa da sua madre. Poi, però, comincia a non accettarla, perché in fondo è una ribelle, ma senza Lorenzo, che è una figura maschile con una sensibilità femminile, probabilmente Marta non ce la farebbe. Lorenzo insegna a Marta a rispettarsi e, quasi fosse uno stratega, capisce di non avere di fronte una donna aperta, così la introduce nel suo mondo parallelo portandola a una festa gay. Marta si sente sostenuta e così accoglie il cambiamento. Poi nasce una bellissima amicizia e Marta diventa un piccolo Lorenzo, perché prova a fare ciò che Lorenzo non ha fatto per sé stesso".

L'impressione che ho avuto è che anche fra Marco e Ludovica sia nato un bellissimo rapporto…

Con Ludovica e con i registi abbiamo studiato per bene i personaggi. Prima di cominciare a girare, facevamo sempre delle prove, proprio come a teatro, ma non abbiamo mai fatto quello che abbiamo pensato fuori scena. Al di là di Lorenzo e Marta, c'è stata una chimica incredibile fra me e Ludovica. Ho parlato spesso a chi mi chiedeva del film dell'umiltà di Ludovica, della sua educazione, ho parlato delle attenzioni che ha verso sé stessa e gli altri intorno a lei, perché Ludovica presta grande attenzione agli altri, e ciò la rende una persona di grande spessore.

Proprio come Lorenzo, sei originario della Calabria. Non sei cresciuto negli anni Quaranta del ventesimo secolo, però immagino tu conosca la mentalità che il film condanna. Credi che sia stata raccontata con esattezza da Cristiano Bortone e Daniela Porto?

Credo di sì, anzi ne sono convinto. C'è molta verità nel film, e poi l'uso del dialetto aiuta lo spettatore a trasportarsi dentro il paese calabrese che fa da sfondo alla vicenda. Ti sembra quasi di toccare quella terra, che ci ha trasmesso una certa educazione. Ludovica ha dei genitori che sono molto più giovani dei miei, e perciò è cresciuta in un contesto diverso dal mio. Nell'81 lei doveva ancora nascere, mentre io avevo 10 anni. Avevo 10 anni quando è  stato abolito il delitto d'onore. Il 1981 è ieri, e ricordo che sentivo dire: "Beh, lui lo può fare, lei invece no". Pensa cosa abbiamo ereditato! Non è un caso se oggi uomini anche giovani esercitano la violenza.

E lo fanno in tanti modi...

Esatto, perché  la violenza non è solo quella fisica, e non ha senso dire: "Io le donne le tratto bene perché non je meno". Ci sono altre forme di violenza: c'è il potere ad esempio, e ci sono mille modi di non rispettare gli altri, anche alzando la voce, quindi bisogna essere estremamente concentrati. E poi ti confesso una cosa: mi ha sempre fatto ridere l'usanza per cui il primogenito maschio del re doveva diventare re. Magari il terzo figlio aveva delle capacità migliori ma non poteva governare, e solo perché il re aveva deciso così. Anche nelle famiglie il figlio maschio è sempre stato considerato migliore della figlia femmina. Non c'è stata mai una misura, e questo fa parte del mio background, perciò ho dovuto imparare a rispettare le donne, e in questo senso devo dire grazie alla mia compagna, con cui sto scoprendo tantissime cose. Per esempio ho due figli: Sofia, che è la più grande, e Francesco, e non esiste che io dia di più a Francesco e di meno a Sofia. Do a entrambi ciò che posso dare.

Credi che di recente le cose siano migliorate per le donne in Italia?

Credo che un sottobosco che rema contro ancora ci sia, perché, prima di 10, 15 anni fa, le donne non hanno mai avuto un incarico importante, e a tutti livelli. La donna sta facendo tanto e può fare ancora tantissimo, e l'uomo comincia a non ostacolarla. Ci sono stati indubbiamente dei miglioramenti, ma c'è ancora tanto da fare. Credo che molti uomini e perfino i bambini vadano rieducati. I bambini vanno educati in un certo modo fin dalla scuola materna, però se poi a casa trovano dei genitori a favore del patriarcato, allora tutti gli sforzi sono vani. Bisogna lavorare molto, insomma, perché non è possibile che si arrivi a uccidere una donna solo per gelosia estrema o per una follia. Le donne continuano a morire e io piango. Quando hai una figlia giovane, hai il terrore che le accada qualcosa di brutto. Io voglio migliorare, voglio dimenticare i brutti valori che mi sono stati trasmessi e davvero, ogni giorno, mi alzo e mi chiedo: "Cosa posso fare?".

Il mio posto è qui arriva in sala il 9 maggio distribuito da Adler Entertainment.

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