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Il mio giardino persiano, in un Iran stanco di avere paura: incontro con Behtash Sanaeeha e Maryam Moghaddam

Il cinema iraniano ha sempre raccontato bugie, donne velate in casa e quello che il regime voleva. È quanto ci hanno raccontato due registi coraggiosi e di talento, Behtash Sanaeeha e Maryam Moghaddam, il cui film il mio giardino persiano è in sala dal 23 gennaio.

Il mio giardino persiano, in un Iran stanco di avere paura: incontro con Behtash Sanaeeha e Maryam Moghaddam

“Siamo stanchi di avere paura”. Sono le parole che più spesso ripetono due registi iraniani, sposati nella vita, con cui parliamo in collegamento via zoom dalla loro casa di Tehran, dove sono in attesa di una sentenza da parte della repubblica islamica. Behtash Sanaeeha e Maryam Moghaddam hanno diretto un film, Il mio giardino persiano, in sala dal 23 gennaio per Academy Two dopo essere stato presentato lo scorso anno al Festival di Berlino. Trasferta impedita dal regime, che gli ha sequestrato i passaporti.

Behtash Sanaeeha. “Siamo nel mezzo di un processo da 19 mesi, a partire dall’estate scorsa quando le guardie della rivoluzione hanno fatto irruzione nella nostra sala di montaggio. Sono andati a casa e nell’ufficio del nostro montatore e hanno sequestrato tutto, hard disk, computer. Il giorno dopo ci hanno chiamato e chiesto di ritirare il film dalla Berlinale e non diffondere il film. Abbiamo rifiutato, dicendo che non dipendeva da noi, ma dal distributore e dai produttori. In quel momento hanno iniziato un’azione legale e due settimane dopo, quando saremmo dovuti partire per Parigi per finire la post produzione, ci hanno confiscato i passaporti e ora da più di un anno e mezzo ci è vietato di lasciare il paese. Il processo continua, ci chiamano una volta al mese per interrogarci, riempiamo qualche foglio rispondendo alle stesse domande e ci informano di quando sarà la sessione successiva. Ora il caso è trasferito al principale tribunale rivoluzionario di Tehran e aspettiamo la sentenza finale”.

Il mio giardino persiano racconta di una donna sui 70 anni, Mahin, che “dopo un pranzo con le amiche decide di rompere la sua routine solitaria e di riaprirsi all’amore. Un incontro inaspettato si trasformerà in una serata indimenticabile e il desiderio, almeno per una notte, avrà la meglio sulle regole della vita e sulle leggi del regime iraniano”.

Non so se sapete che qualche settimana fa una giornalista italiana, Cecilia Sala, è stata arrestata e chiusa nel carcere di Evin.

BS Sì, lo sappiamo, è lì che siamo stati interrogati.

Non avete paura paura di parlare di queste cose?

Maryam Moghaddam È stata molto dura nei 45 anni dalla rivoluzione. Ma credo che il popolo iraniano, come noi, è stufo di avere sempre paura. È per questo che è nato il movimento di opposizione, senza pensare alle conseguenze possibili. È l’unica possibilità che abbiamo per provocare un cambiamento. La vita va avanti veloce.

Parlando con alcuni vostri colleghi, molti sono stufi di mostrare donne che in casa indossano il velo, qualcosa che non accade nella realtà. Il vostro film è rinfrescante, mostra la storia universale di una donna alle prese con i propri desideri, vuole sentirsi viva. Insomma, mostrate quello che realmente succede agli iraniani, non quello che il regime vuole

MM Come ho già detto, in tutti questi anni ci hanno costretto a vivere una doppia vita. In casa, dove non hanno controllo, possiamo vivere una vita normale, al di fuori dobbiamo adeguarci, vestire come vogliono, mangiare come vogliono, fare tutto come vogliono, altrimenti veniamo arrestati, torturati, uccisi. Mostrare la realtà nei film, in questi 45 anni, è stato ancora più difficile, perché così facendo le persone nel resto del mondo potevano vedere che eravamo persone normali e simpatizzare. È per questo che abbiamo avuto paura a mostrare la realtà, abbiamo dovuto mentire, tutti i film che avete visto in questi anni sono delle grandi bugie.

BS Far vedere donne che si svegliano a letto indossando il velo, o coperte anche quando vedono la televisione o cucinano è ridicolo. Non succede mai niente del genere, neanche all’interno delle famiglie religiose

MM O che ci si relazioni solo con membri della propria famiglia, siamo stanchi di queste bugie. È per questo che il popolo iraniano ha affrontato il rischio di raccontare la realtà accettandone le conseguenze.

BS Io e Maryam da tempo volevamo fare un film sulla vita reale delle donne iraniane, ma sapevamo dall’inizio che per farlo avremmo dovuto superare una serie di linee rosse. Eravamo stanchi di un cinema iraniani censurato. Sapevamo che ci sarebbero state delle conseguenze, ma abbiamo deciso di fare questo film e mostrare la verità, forse per la prima volta.

Parlando del film, è molto interessante l’immagine del giardino della casa della protagonista. Rappresenta in qualche modo l’Iran e la sua storia, il suo passato antico e glorioso, ma anche il soffocamento in cui è ridotto.

MM È una storia sulla vita, con tutto quello che contiene: la tristezza, la solitudine, la morte, ma anche quei piccoli momenti di felicità che vanno goduti, non sapendo cosa accadrà il giorno successivo. È uno dei temi maggiori della letteratura persiana. Ci sono i personaggi, che provano quelle emozioni e meritano di vivere quei momenti, anche se costano la vita. Il giardino, come hai detto, è un simbolo dell’Iran, in cui nonostante tanti momenti di solitudine si cerca di vivere qualche barlume di felicità, restando pur sempre in quel recinto.

BS È una metafora dello spazio molto limitato concesso alla gioia agli iraniani, per divertirsi e godersi la vita.

MM A un certo punto viene chiesto alla protagonista, ‘perché non ti sei trasferita all’estero con i tuoi figli?’ Lei risponde, ‘se lo avessi fatto mi avrebbero portato via anche questo mio giardino', perché non aveva i documenti. Simbolizza l’Iran e le persone che vogliono restare per non lasciargli tutto.

È interessante la relazione fra le generazioni. L’anziana protagonista incontra una giovane che vuole vivere la sua età, l’amore e la libertà, mentre lei ha vissuto anche un periodo, prima del 1979, in cui si poteva andare in un hotel a ballare e bere, a divertirsi.

BS È una delle ragioni per cui abbiamo scelto una coppia di anziani come protagonisti. Loro hanno il ricordo dell’Iran prima della rivoluzione, della libertà in cui si viveva, proprio quello che Mahin cerca nel film, una relazione al di fuori del matrimonio, cosa oggi proibita, o bere alcolici e ballare con il proprio partner.

MM In tutti questi anni i giovani hanno domandato alle generazioni precedenti perché hanno partecipato a una rivoluzione contro un governo laico che ci ha resi miserabili, senza diritti, specialmente per le donne, a favore di un regime medievale. Non sapevano cosa rispondere, se ne pentivano, al massimo dicendo che erano stati i paesi occidentali ad aiutare i rivoluzionari.

BS È una discussione che avviene ancora oggi continuamente nel paese, in taxi, nei ristoranti, nelle strade. Quando vai al supermercato c’è sempre qualcuno che si lamenta delle generazioni precedenti.

MM il fatto è che le vecchie generazioni non erano coraggiose quanto lo sono quelle più giovani di oggi. Erano molto conservatrici, sapevano che non era giusto, ma non protestavano per paura. Le giovani generazioni hanno la forza e il coraggio di sperare per il futuro dell’Iran.

BS Ma come potete vedere ne Il mio giardino persiano, in una scena con la polizia morale, gli anziani supportano i giovani e lottano con loro. La cosa positiva è che oggi i giovani guidano i movimenti per il cambiamento e i più adulti li seguono. Il cambiamento in questo paese arriverà dai giovani e dalle donne iraniane. La nazione sta aspettando un cambiamento, e ci sarà, perché è il popolo a volerlo.

Parlando della comunità del cinema iraniano, vi incontrate e confrontate o ognuno lavora per conto suo?

BS Una via di mezzo. Non è sicuro per noi parlare da nessuna parte, anche fra amici.

MM Ci hanno reso sempre tutti sospettosi, con la paura che ci siano delle spie.

BS In realtà è vero che ci sono spie dappertutto, è questo il problema. Ma abbiamo alcuni amici con cui parlare della situazione e soprattutto del futuro del cinema nel nostro paese e di cosa fare ora. È una domanda molto importante per noi.

MM Solo con gli amici più cari, altrimenti abbiamo paura.

BS Abbiamo anche paura di parlare a casa nostra, non siamo sicuri che qualcuno non ci stia ascoltando.

MM Ma siamo stanchi di avere paura.

È possibile vedere in Iran, in un modo o nell’altro, Il mio giardino persiano? Quanto è importante per voi l’accoglienza nel vostro paese, oltre a quella internazionale?

MM Attraverso delle copie pirata quasi tutti l’hanno visto e ne parlano.

BS Solo in Iran 50 milioni di persone hanno visto il nostro film su internet, su una popolazione di 85 milioni. Sono tanti e riceviamo commenti ogni giorno sui social network. Amano il film, perché per la prima volta possono vedere la vera vita in Iran.

L’attrice protagonista, Lili Farhadpour, è magnifica, come l’avete scelta?

BS Lili aveva un piccolo ruolo nel nostro film precedente, La ballata della mucca bianca, sapevamo che aveva il talento e il coraggio per il ruolo. Come l’attore, Esmail Mehrabi. Entrambi sono stati le nostre prime scelte e hanno accettato, consapevoli delle conseguenze. Volevano partecipare al film. Abbiamo fatto tre mesi di prove, fino a che sono entrati sempre di più nei personaggi. Alla fine abbiamo visto Mahin prendere corpo davanti a noi. Dopo due settimane dall’inizio delle riprese, Mahsa Amini è stata uccisa ed è iniziato il movimento di rivolta. Eravamo tristi e frustrati, ma dopo due giorni di pausa ci siamo detti che dovevamo continuare il film, che affrontava gli stessi argomenti del movimento, parla di donne, vita e libertà. Siamo stati fortunati per il fatto che le guardie della rivoluzione non hanno fatto irruzione dove giravamo.

Mi permetto di manifestarvi la solidarietà di tanti italiani ed europei per il vostro popolo e la vostra lotta.

BS L’uscita del film in Italia è molto importante per noi. Siamo cresciuti con il cinema italiano, uno dei migliori del mondo. E voglio anche salutare i lettori del vostro sito, che anni fa aveva un canale satellitare di cinema che vedevamo spesso e con grande piacere.

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