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Ennio Flaiano, straniero in patria: un bellissimo documentario sul grande umorista e sceneggiatore stasera su Rai 1

Va in onda su Rai 1 domenica 15 gennaio nello Speciale TG1, alle 23.30, il documentario Ennio Flaiano, straniero in patria, nel cinquantenario della morte del grande sceneggiatore e umorista.

Ennio Flaiano, straniero in patria: un bellissimo documentario sul grande umorista e sceneggiatore stasera su Rai 1

Va in onda stasera alle 23.30 nello Speciale TG1 un bellissimo documentario, realizzato da 3D Produzioni e Rai Documentari e dedicato a una delle più straordinarie figure intellettuali del nostro dopoguerra, scomparso prematuramente cinquant’anni fa. Si intitola Ennio Flaiano, straniero in patria, scritto e diretto a quattro mani da Fabrizio Corallo e Valeria Parisi, con la gradevolissima narrazione di Cecilia Dazzi (il cui nonno Giuseppe era proprietario della libreria Rossetti di via Veneto, frequentata da Flaiano) e alcuni dei folgoranti aforismi per cui era noto, letti da Neri Marcorè. Una vicenda raccontata con dovizia di particolari dalla voce dello stesso Ennio Flaiano e della moglie Rosetta Rota, fisica vicina all’ambiente di via Panisperna, scomparsa nel 2003, in interviste video e radiofoniche, e da personaggi suoi collaboratori oggi scomparsi come Ugo Gregoretti, Vittorio Gassmann, Federico Fellini e Suso Cecchi d’Amico. Ci sono poi interventi attuali che non cadono mai nel didattismo e nella banalità soliti dei contributi realizzati per documentari, ma esprimono pensieri e letture interessanti dell’autore, sia che l’abbiano conosciuto che non. Ci sono dunque il critico Masolino d’Amico, che invece lo frequentava da bambino perché Flaiano era ospite assiduo a casa di sua madre, la sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico, Anna Longoni, curatrice dell’opera completa, la psicanalista Rossana Dedola e la giornalista Annalena Benini. E ancora lo sceneggiatore e scrittore Francesco Piccolo, lo storico Francesco Filippi, che apre a una riflessione sul nostro passato coloniale (sulla cui tragica esperienza in Etiopia Flaiano scrisse il suo unico romanzo, “Tempo di uccidere”), coinvolgendo anche la scrittrice italo-etiope Gabriella Ghermandi, Gianfranco Angelucci, storico collaboratore di Federico Fellini, e il quasi centenario fotografo Paolo di Paolo. Fino ad arrivare a Maurizio Mastino, che lo ricorda con affetto quando era bambino e Flaiano frequentava il ristorante del padre a Fregene, vicino al litorale di Maccarese (dove sono sepolti lui, la moglie e la sfortunata figlia Luisa) e per la cui famiglia era solo l’amico Ennio.

Ennio Flaiano e il cinema

Nato a Pescara nel 1910, in una famiglia che comprendeva 9 figli (di cui due avuti, come si diceva un tempo, dalla “serva”), Flaiano crebbe tra collegi e famiglie affidatarie, prima di arrivare a Roma, che riuscirà a raccontare alla perfezione nei suoi aspetti migliori e peggiori proprio grazie al suo sguardo di disincantato e acuto provinciale. Nel documentario di Corallo e Parisi rivive un’epoca: il fascismo, la rinascita del dopoguerra, il fermento intellettuale dei caffè, delle riviste, dei grandi artisti, scrittori e registi che oggi mancano terribilmente al nostro Paese. Collaboratore de Il Mondo di Pannunzio e di Omnibus, Flaiano conobbe Federico Fellini, di dieci anni più giovane di lui, che lavorava nella vicina redazione del Marc’Aurelio. Fu per loro l’inizio di una lunga collaborazione che produsse i film migliori del maestro riminese: Luci del varietà (co-firmato da Fellini con Lattuada), Lo sceicco bianco, I Vitelloni, La strada, Le notti di Cabiria, La dolce vita, Le tentazioni del dottor Antonio (splendido episodio di Boccaccio ‘70), Giulietta degli spiriti e il fatale 8 e ½. Fatale perché segnò la fine del lavoro con Fellini, in seguito a un fatto dovuto alla produzione del film e da lui ritenuto uno sgarbo da parte del regista che non si era speso abbastanza per ovviare alla situazione. Dopo aver ricevuto con gli altri autori due Nastri d’Argento, infatti, fece parte del gruppo che si recò a Hollywood per ritirare l’Oscar per il miglior film straniero, ma, a differenza di Fellini, Sandra Milo e Giulietta Masina , che viaggiarono in prima classe, si ritrovò relegato in economica. L'amicizia e la stima tra i due, tra alti e bassi, continuarono, ma non lavorarono più insieme.

Ma Flaiano, Fellini a parte, scrisse, da solo o in collaborazione con altri autori, diversi capolavori del cinema italiano. Ne citiamo solo alcuni dei 68 che gli sono attribuiti: Guardie e ladri, Peccato che sia una canaglia, Totò e Carolina, Il segno di Venere, Racconti d’estate, Un amore a Roma, La notte, La decima vittima. Il suo romanzo “Tempo di uccidere” nel 1989 è stato portato al cinema da Giuliano Montaldo, mentre la sua ultima sceneggiatura, che avrebbe voluto dirigere e che raccontava una storia molto personale. Melampo, venne per lui stravolta in La cagna di Marco Ferreri. Ma oltre al cinema, tantissimo, che gli assicurò un certo benessere, ci fu la televisione (per cui, poco prima di morire per un infarto a soli 62 anni realizzò il reportage Oceano Canada) insieme al regista Andrea Andermann, gli aforismi fulminanti per cui era noto, come quello, citatissimo, con cui rispose al fiasco della sua satirica e avveniristica pièce teatrale Un marziano a Roma (con Vittorio Gassmann e Ilaria Occhini): “L’insuccesso mi ha dato alla testa”.

Ennio Flaiano e l'umorismo per esorcizzare la paura della morte

Il non prendersi troppo sul serio e il saper leggere la società dell’epoca e i suoi sviluppi futuri (impressionanti le sue intuizioni sull’influenza della televisione) sono tra le caratteristiche più straordinarie di un intellettuale in fondo triste, che con la sua espressione artistica, come lui stesso racconta, esorcizzava la paura dell'ignoto e della morte. Ennio Flaiano, straniero in patria, racconta anche con molta delicatezza la tragedia della malattia della amatissima figlia Luisa detta "Lelé" (scomparsa nel 1992 a 50 anni), colpita da encefalite poco dopo la nascita e a causa dello stato della medicina di un tempo, non curata e rimasta disabile. Un’altra ombra sulla vita di un uomo che aveva conosciuto il dolore e nascondeva nel cinismo di battute indimenticabili la sua fragilità, e che è stato fondamentale nella rinascita culturale italiana. Anche per questo è giusto ricordarlo e celebrarlo, in un momento in cui culturalmente il nostro Paese è ai minimi storici. Se non riuscite a stare svegli fino a tardi, cercate poi Ennio Flaiano, straniero in patria su Raiplay. Sicuramente vi verrà voglia di leggere tutto quello che ha scritto, se siete troppo giovani per averlo anche solo sfiorato.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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