C'era una volta il Beat Italiano: il film documentario di Pierfrancesco Campanella ci riporta ai mitici anni '60
E' in programmazione al cinema in diverse città italiane dal 21 novembre scorso e sarà disponibile prossimamente sulle piattaforme digitali e in DVD, C'era una volta il Beat Italiano, il film scritto e diretto da Pierfrancesco Campanella vede protagonisti molti esponenti di una stagione musicale irripetibile.
- C'era una volta il Beat Italiano La trama ufficiale e il trailer del film
- I tanti protagonisti del film
- Il film raccontato con le parole del suo autore Pierfrancesco Campanella
Prodotto e distribuito dalla Parker Film, è in programmazione al cinema in diverse città italiane dal 21 novembre scorso e sarà disponibile prossimamente sulle piattaforme digitali e in DVD, C'era una volta il Beat Italiano, il film scritto e diretto da Pierfrancesco Campanella. Il documentario racconta il fenomeno musicale nato agli inizi degli anni 60 e che ha segnato un'intera generazione di gran parte del mondo occidentale, toccando in modo significativo anche il nostro paese, ovviamente. Alcuni esponenti italiani di quella stagione musicale irripetibile, sono tra i protagonisti di questo film.
C'era una volta il Beat Italiano La trama ufficiale e il trailer del film
La musica degli anni Sessanta fu lo speciale megafono attraverso cui molti dei messaggi e delle tematiche avanzate dai giovani di allora fecero il giro del mondo.
E così sulle note delle canzoni dei Beatles, di Bob Dylan e di Joan Baez gran parte dei ragazzi del pianeta iniziarono a protestare contro la guerra, la società dei consumi, l'imperialismo, il razzismo.
Nacque così il fenomeno musicale del beat italiano, durato grosso modo dai primi anni sessanta sino alla fine del decennio. Massimi esponenti furono gruppi come Equipe 84, Rokes, Camaleonti, Nomadi e Giganti, e soprattutto le due “regine del Piper” Caterina Caselli e Patty Pravo.
C'era una volta il Beat Italiano, il film scritto e diretto da Pierfrancesco Campanella, attraverso una carrellata di interviste mirate, ripercorrono i fasti di musica e costumi di quel magico periodo.
I tanti protagonisti del film
Nel film intervengono (in ordine alfabetico): Renato Brioschi (dei Profeti), Massimiliano Canè, Niccolò Carosi, Ivan Cattaneo, Giuliano Cederle (dei Notturni), Claudio Daiano, Gianni Dall’aglio (dei Ribelli), Don Backy, Fernando Fratarcangeli, Rosanna Fratello, Ricky Gianco, Federico Gnocchi, Italo Gnocchi, Mauro Goldsand, Rodolfo Grieco, Carlo Lecchi, Francesco Lomuscio, Livio Macchia (dei Camaleonti), Franco Mariotti, Natale Massara (dei Ribelli), Mita Medici, Pietruccio Montalbetti (dei Dik Dik), Federico Monti Arduini, Donatella Moretti, Andrea Natale, Franco Oppini, Mario Pavesi (dei Fuggiaschi), Morena Rosini, Alberto Salerno e Luca Verdone.
Il film raccontato con le parole del suo autore Pierfrancesco Campanella
"Il beat è un genere musicale nato all’inizio degli anni sessanta, a seguito di diverse contaminazioni sonore del rock’n roll, dilagando in tutto il mondo a partire dall’Inghilterra, per merito soprattutto dei Beatles e dei Rolling Stones. In Italia il beat iniziò a diffondersi con le cover incise da gruppi come l’Equipe 84, i Nomadi, i Giganti, i Dik Dik, i Camaleonti, i Corvi, i Ribelli e a solisti come Lucio Dalla, Patty Pravo e Caterina Caselli, diventando un vero e proprio fenomeno di massa.
Le classifiche di vendita e i programmi televisivi hanno enfatizzato quel tipo di musica, grazie anche all’arrivo nella nostra penisola di artisti stranieri come i Rokes di Shel Shapiro, i Primitives di Mal e i Motowns di Lally Stott. In un secondo momento alle traduzioni di successi esteri si aggiunsero brani, spesso con tematiche sociali, scritti direttamente da autori italiani come Gian Pieretti e Francesco Guccini. Erano anni in cui si creò uno spartiacque politico e culturale, segnato da mode come il proliferare dei capelloni, il diffondersi del movimento hippy e l’invenzione della minigonna, e da eventi emblematici come la guerra nel Vietnam e la conquista dello spazio. Le contestazioni studentesche e il femminismo certificavano rispettivamente le ribellioni dei giovani, che rivendicavano maggiore indipendenza, e delle donne che non volevano più sentirsi trattate come oggetti nelle mani del maschio prevaricatore. L’intento prioritario era abbattere le ipocrisie, le convenzioni, il perbenismo e le finte certezze dei valori sociali ormai scricchiolanti.
E le canzoni dell’epoca riflettevano la rivoluzione culturale in atto, seppure sotto forma di canzone. Basti pensare a “Qui e là” di Patty Pravo, inno alla libertà di vivere fuori dagli schemi. O ad altri brani dai titoli emblematici di divulgazione del nuovo pensiero come “La bambola” della stessa Pravo, “Nessuno mi può giudicare”, “Come potete giudicar”, “Che colpa abbiamo noi”, “C’è chi spera”, “La rivoluzione”, “Dio è morto”.
E mentre in America c’erano fenomeni mondiali come il mitico raduno di Woodstock, un vero e proprio happening musicale con artisti del calibro di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Santana e Joan Baez, in Italia nascevano luoghi di aggregazione giovanile come il Piper Club e altre discoteche, oltre a festival e trasmissioni radiofoniche di culto come “Bandiera Gialla” e “Per voi giovani”. Un’epoca d’oro per lo spettacolo, che molti rimpiangono e che negli anni ottanta ha dato luogo a film revival come “Sapore di mare” o dischi revival come quelli realizzati da Ivan Cattaneo. Questo mio lavoro intende essere una lucida testimonianza di quell’epoca straordinaria, attraverso interviste a coloro che a vario titolo ne furono testimoni. Senza retorica, ma col giusto distacco e senso critico scevro da mitizzazioni e nostalgie gratuite. (Pierfrancesco Campanella)