Addio ad Arnoldo Foà, un gigante del Novecento
Il popolarissimo attore è scomparso oggi a Roma. Tra 13 giorni avrebbe compiuto 98 anni
E' difficile, se non impossibile, riassumere in poche righe l'importanza per la nostra cultura di un attore come Arnoldo Foà, scomparso oggi a Roma all'età di 97 anni (tra solo 13 giorni avrebbe spento 98 candeline). Un personaggio di enorme spessore, che ha attraversato due secoli della nostra storia passando sulla scena oltre 70 anni della sua lunga vita. Foà era attore, regista, drammaturgo, scrittore e doppiatore (sua la voce di Anthony Quinn in La strada di Fellini, ad esempio), ma è stato soprattutto un uomo che ha saputo esprimersi al massimo livello in tutti i mezzi dello spettacolo, che fossero il teatro, la televisione o il cinema.
Noi avevamo avuto la gioia e il privilegio di incontrarlo dieci anni fa sul set di Ti spiace se bacio mamma? di Alessandro Benvenuti, con emozione e un po' di timore, perché era un uomo che incuteva rispetto e soggezione, forse anche in virtù dei tanti ruoli da cattivo che aveva magistralmente interpretato. Alla fine era stato gentilissimo e aveva anche accettato con sorridente grazia la mia richiesta da fan di potergli fare una foto, quella che illustra questo pezzo, con in bocca l'immancabile pipa. All'epoca di anni ne aveva 88, ma non li dimostrava affatto.
Arnoldo Foà era nato nella Ferrara di Giorgio Bassani nel 1916, da famiglia ebraica. Per questo, lui ateo, subisce l'onta delle leggi razziali, che lo allontanano dai corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia ma non dal teatro, dove continua -quando riesce e facendo la fame - a esibirsi sotto pseudonimo. La sua magnifica, calda e profonda voce arriva nel 1943 agli ascoltatori dai microfoni della radio alleata, che trasmette da Napoli.
A teatro, in centinaia di rappresentazioni, lavora coi più grandi (moltissime volte con Visconti e Squarzina) ed è spesso il più grande. Contemporaneamente ci sono la la televisione - che lo rende molto popolare presso il grande pubblico - e il cinema. Della sua lunghissima filmografia, spalmata in un periodo che va dalla fine degli anni Trenta alla sua ultima apparizione in Ce n'è per tutti del 2009, tanti sono i ruoli memorabili. Citiamo per tutti Il processo, che Orson Welles trae nel 1962 dal capolavoro di Franz Kafka, in cui l'attore riveste i panni dell'ispettore A.
Non avrebbe senso ridurre a un arido elenco di nomi e titoli la carriera di questo artista straordinario, che ha lavorato fino all'ultimo. Su internet ci sono fior di database che lo fanno. E poi resta sempre la lettura della sua “Autobiografia di un artista burbero”, pubblicata nel 2009. Per chi scrive e l'ha visto per la prima volta da bambina sullo schermo in bianco e nero di un televisore, Arnoldo Foà resterà per sempre il malvagio sir Daniel dell'indimenticabile La freccia nera, l'ambizioso e ipocrita avvocato Maralli de Il giornalino di Gian Burrasca ma anche – recuperati in successive visioni – il capitano Smollet de L'isola del tesoro e il magnifico – e buono – barone di Sigognac del Capitan Fracassa, frammenti di puro genio di una tv ormai perduta per sempre che parlava alla mente e al cuore, regalando allo spettatore emozioni pure e intelligenti e di cui interpreti di grande rango come lui si facevano imcomparabile strumento.