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5 film (un po' inattesi) da vedere per arrivare preparati a F1

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F1, il film sul Circus iridato con Brad Pitt e diretto da Joseph Kosinski debutta nelle sale il 25 giugno. Noi vi consigliamo cinque visioni propedeutiche per entrare come si deve nel mood del film. Ma attenzione, perché auto e Formula 1 c'entrano fino a un certo punto.

5 film (un po' inattesi) da vedere per arrivare preparati a F1

I semafori rossi si spegneranno mercoledì 25 giugno, e F1 - l'attesissimo film di Joseph Kosinski con Brad Pitt sul mondo della Formula 1, che noi abbiamo definito "il blockbuster perfetto per i tempi che viviamo" - scatterà velocissimo nelle sale di tutta Italia e alla conquista del primo posto al botteghino.
Siete voi, a questo punto, che dovete arrivare preparati a questa partenza, scaldando simbolicamente motori e gomme: il che, tradotto, potrebbe voler dire vedere o rivedere alcuni film che in qualche modo riteniamo utili, se non addirittura propedeutici, alla visione di F1. Ecco quali sono: e attenzione, perché auto e corse automobilistiche c'entrano fino a un certo punto.

F1: 5 titoli per arrivare preparati alla visione del film con Brad Pitt

  • Le 24 Ore di Le Mans
  • Il cavaliere della valle solitaria
  • Tornare a vincere
  • Senna
  • Top Gun: Maverick

Leggi anche F1: la recensione di Federico Gironi

Le 24 Ore di Le Mans


Steve McQueen
è stato uno degli attori più fighi della storia di Hollywood, non a caso soprannominato "king of cool". Biondo e con gli occhi azzurri come Pitt, e come lui grande appassionato di auto, moto e velocità anche nella vita vera, McQueen investì personalmente tempo, impegno e denaro nella realizzazione di uno dei più celebri film sull'automobilismo della storia del cinema: Le 24 ore di Le Mans. L'impressione è che ci sia molto del Michael Delaney di McQueen nel Sonny Hayes di Pitt, che pure è assai più scanzonato; e di certo il costante andare alla ricerca del realismo ossessivo di quel film, che venne diretto da Lee H. Katzin, è lo stesso di Kosinski.

Il cavaliere della valle solitaria


Sonny Hayes
è un pilota, come Michael Delaney, l'abbiamo detto. Ma, come è stato detto anche nella recensione di F1, Sonny è un po' pilota e un po' cowboy. Lo è per indole e carattere, ma anche per comportamenti, in un film che spesso e volentieri non manca di presentarlo come un personaggio western, e che del western mantiene un sottotono piuttosto costante. Anche il finale del film è chiaramente western, con il cowboy Sonny che cavalca nuovamente solitario verso un nuovo orizzonte e una nuova gara. Dicono che per costruire il look di Sonny si è guardato a un attore e musicista che il western lo conosceva bene come Kris Kristofferson, ma per entrare appieno nel mood potrebbe essere utile recuperare Il cavaliere della valle solitaria, uno dei western più noti e famosi di sempre.

Tornare a vincere


Le auto, d'accordo, ma anche il west, ok. Però dentro a F1 ci sono tante altre cose, e una di queste altre cose, di primaria importanza direi, è il suo essere un film che risponde alle regole e alle retoriche del miglior cinema sportivo americano, quello che racconta storie di riscatto e redenzione. Quella del Sonny di Pitt, infatti, è anche una storia di riscatto e redenzione: proprio come quella di Tornare a vincere, che non parlava di corse automobilistiche ma di basket, che non vedeva protagonista Brad Pitt ma Ben Affleck, ma che comunque raccontava di un personaggio che avevffea gettato alle ortiche il suo talento e a cui viene offerta una difficile ma imperdibile seconda chance per raccogliere finalmente quel che meritava: tornare a credere in sé stesso.

Top Gun: Maverick


Non è solo perché è il precedente film di Joseph Kosinski, e come F1 prodotto da quel vecchio volpone di Hollywood che risponde al nome di Jerry Bruckheimer, nonché scritto dallo stesso sceneggiatore, Ehren Kruger. È perché Top Gun: Maverick e F1 sono davvero film gemelli, due lati della stessa medaglia, storie dalla struttura molto simile, se non analoga: quella del vecchio residuo del Novecento anarchico e stropicciato che torna in pista, o in aria, per stare appresso al giovane talentuso e arrogante destinato a raccogliere il suo testimone. E però Kosinski e Kruger (e Bruckheimer) sono riusciti a dare perlomeno l'impressione, grazie alla sovrastruttura, che le storie fossero diverse, il che è un pregio non da poco.

Senna


Parlando di F1, tocca parlare di Formula 1. E allora, per capire bene che cosa volesse e voglia dire correre in Formula 1, per andare a spiare dietro le quinte, nei box, e per cercare di capire cosa passi per la testa di un pilota, quali siano le sue ambizioni, le sue paure, le sue ossessioni, non c'è film migliore di Senna, il documentario che Asif Kapadia ha dedicato qualche anno fa a quello che mio modesto ma immutabile giudizio è il più grande pilota che abbia mai messo le terga sul sedile di una monoposto: il brasiliano Ayrton, tre volte campione del mondo prima di una morte prematura, assurda e dolorosa sul circuito di Imola. Peraltro, la McLaren di Senna si vede benissimo nelle primissime immagini di questo nuovo F1.

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