Interviste Cinema

Come diventare grandi nonostante i genitori, secondo Gennaro Nunziante, Luca Lucini, Margherita Buy e Giovanna Mezzogiorno

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Presentato a Roma il film che porta al cinema i personaggi della serie tv Alex & Co., ma che non vuole essere "il film di Alex & Co.)

Come diventare grandi nonostante i genitori, secondo Gennaro Nunziante, Luca Lucini, Margherita Buy e Giovanna Mezzogiorno

Dietro la macchina da presa, uno specialista della commedia come Luca Lucini. Alla sceneggiatura, l’uomo al fianco di Checco Zalone nei suoi successi cinematografici, Gennaro Nunziante. Nel cast, attrici come Margherita Buy e Giovanna Mezzogiorno, ma anche Matthew Modine e una lunga lista di ottimi caratteristi del cinema italiano: Paolo Pierobon, Paolo Calabresi, Ninni Bruschetta, Sergio Albelli, solo per citarne alcuni, che si vanno a mescolare ai protagonisti, teenager e adulti, di Alex & Co..
Insomma, si capisce da subito, e non solo dal titolo e dal poster che evitano qualsiasi riferimento alla serie tv culto per gli spettatori tra gli 8 e i 14 anni, che Come diventare grandi nonostante i genitori ambisce a essere qualcosa di più del “film di Alex & Co.”
Lo spiega bene, con logica commerciale (e non solo) inappuntabile, il produttore Piero Crispino: “Quando la Disney ci ha chiesto di fare un film dalla serie, ci abbiamo pensato su molto. E quando ho deciso di farlo, ho subito chiamato Gennaro, che conosco da anni e reputo uno dei più grandi sceneggiatori italiani. E lui ha fatto quello che speravo: il nostro all’inizio sembra un film per bambini, ma finisce come uno per adulti, con un finale che sorprende e coinvolge i genitori.  Questo non è un film per bambini e basta, e non volere un marchio forte come quello di Alex & Co. era il modo di dire al pubblico che è un film per tutti.”

Se la linea narrativa centrale di Come diventare grandi nonostante i genitori, apparentemente, può sembrare quella di un episodio espanso della serie, Nunziante ci ha ricamato attorno qualcosa di diverso e rivolto al pubblico dei genitori: “Il cinema non ha nulla a che fare con una serie tv,” spiega lo sceneggiatore. “Se nella recitazione della serie ci sono accenti molto Disney, e sottolineature televisive, al cinema serviva qualcosa di diverso: il modulo andava cambiato, e se lo ha cambiato Mourinho dopo alcune partite quando è arrivato all’Inter, lo dovevano fare anche i ragazzi. In questo film, la Disney mette i soldi, e l’Italia mette le idee: non il contrario, che non avrebbe funzionato.
Ironico ma mai evasivo, Nunziante ha raccontato di essersi divertito a mettere dentro al film qualcosa del rapporto con i suoi tre figli: “il tono del film nasce dal rapporto ironico che abbiamo sempre in famiglia, al quale tengo tantissimo, mentre gli accenti più seri e adulti vengono da quello che ho capito quando ho perso Marco Rufini, uno scrittore che per venticinque anni è stato un carissimo amico e la persona che mi ha massacrato più di ogni altro: quando l’ho salutato ho capito che chi ti vuole bene non ti nasconde mai nulla, e che darti contro può essere una forma di grandissimo rispetto.
E il ritmo che è stato capace di mettere nel copione: “Quello c’è perché mi hanno pagato in anticipo. Se ti pagano in anticipo ti impegni perché devi rispettare le scadenze e consegnare in tempo, e il ritmo del copione è quello che ho usato per scrivere. È stato un lavoro molto divertente, perché mi divertiva moltissimo l’idea di pasticciare il marchio Disney, così pulito e sofisticato, e perché mi divertiva mettere dentro quel mondo così americano elementi più europei come il senso e il ragionamento, e quel sentimentalismo tutto italiano.”
Ma di certo Nunziante non ha lavorato con la mano sinistra, dato che prima di arrivare a una storia che lo soddisfacesse ha scritto tre versioni diverse della sceneggiatura. “Se ho scritto diversamente rispetto a quando scrivo per Zalone? Ma io sono capace di scrivere solo come so scrivere io, sempre allo stesso modo” dice. “Roland Barthes diceva che ognuno ha una sola frase che ripete fino alla morte: io scrivo così, come vivo, e se sleghi la scrittura dalla tua vita allora diventa una cosa molto professional, ma che fa un po’ cagare.”

Luca Lucini ha parlato del film come di “una sfida non facile, perché in Italia non esiste questo genere di film, e perché quello Disney è un marchio prestigioso e di altissima qualità:  e io dovevo rimanere su quel livello. Mi sono ritrovato molto nel mix tra stile Disney e italianità di Gennaro, mi sono trovato molto a mio agio tra attori giovani e in un clima di grande amicizia, e ho scelto delle attrici attrici fantastiche che hanno aiutato a raggiungere il livello sperato. Tutti, in questo film,” conclude, “hanno messo nella lavorazione una parte di cuore e di anima.”
Da qualche anno lontana dai set, perché diventata mamma di due bambini, Giovanna Mezzogiorno ha voluto essere parte del progetto di Come diventare grandi nonostante i genitori perché “mi piaceva l’idea di fare un film leggero, anche se poi la storia del mio personaggio è quella più malinconica. Ma non mi andava di farne un personaggio triste, e Luca in questo era d’accordo con me,” spiega. “E poi mi affascina il mondo degli adolescenti, che non conosco per nulla: conosco fin troppo bene i bambini, e un po’ gli adulti, ma loro no.”
“Io volevo lavorare ancora con Luca dopo Nemiche per la pelle,” dice Margherita Buy, “e poi mi piaceva essere dentro un film Disney, perché per 12 anni mia figlia è stata attaccata a Disney Channel ed è uscita dal tunnel solo da poco. Poi mi divertiva interpretare il ruolo di una preside: una preside cattiva ma, mi dicono, anche sexy: che volete, è una cosa che esce fuori per forza, è più forte di me.”

Sul fatto che, in parte, Come diventare grandi nonostante i genitori sia un film che parla dei “no che aiutano a crescere”, Margherita Buy spiega che da piccola “di no ne ho ricevuti anche troppi, ma comunque lo ritengo un discorso molto giusto.” D’accordo con lei anche Mezzogiorno, che ricorda di aver avuto una madre molto morbida e un padre molto severo: “Ma se sul momento i no creano in te del rancore e della rabbia, poi ti regalano una base che ti serve. A me è servita quando ho iniziato a lavorare giovanissima. I no che ricevi di danno la forza e la base etica per dirli, per dire i no che è necessario dire nella vita: questo è un piccolo consiglio che voglio dare ai ragazzi.”

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