Snowpiercer: Recensione della nuova serie post-apocalittica di Netflix

15 maggio 2020
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Basato sul film di Bong Joon-ho, il thriller distopico sarà disponibile in streaming dal 25 maggio.

Snowpiercer: Recensione della nuova serie post-apocalittica di Netflix

Inserendosi nel filone sci-fi intento a indagare le contraddizioni sociali e civili della nostra contemporaneità, Snowpiercer, adattamento per il piccolo schermo dell'omonimo film del 2013 diretto da Bong Joon-ho (a sua volta tratto dalla graphic novel francese Le Transperceneige), rispetta il materiale originale quanto basta per poter essere ricondotto alle fonti primarie e ricalcarne lo spirito. Per il resto, la serie sviluppata dall'americana TNT e in Italia disponibile in streaming in contemporanea su Netflix dal 25 maggio, ogni lunedì con un nuovo episodio (due la prima settimana), sceglie di seguire strade narrative diverse, più adatte ai tempi di uno show diviso in puntate. Diventata la serie più "tormentata" degli ultimi anni - ricordiamo tra le varie vicissitudini l'allontanamento dello showrunner originale Josh Friedman per divergenze creative con il network e il pressoché totale reshooting del pilot, che ha comportato la rinuncia al progetto del regista Scott Derrickson - Snowpiercer si presenta come un prodotto comunque degno di fascino e intrigante da seguire, soprattutto grazie alla nuova e inaspettata trama...

Snowpiercer: Il mondo dopo una nuova Era Glaciale

Dopo aver creato involontariamente una glaciazione che ha spazzato via ogni traccia di vita dal pianeta, il risultato di un esperimento per contrastare il riscaldamento globale, l'umanità sopravvissuta si è rifugiata a bordo di un treno lungo mille e un vagone. Il sistema è rigidamente diviso in classi, con la prima a godere di ogni privilegio e la terza costretta a una condizione di miseria pressoché assoluta. A gestire il tutto è l'assistente Melanie Cavill (interpretata da Jennifer Connelly), che lavora per conto del misterioso Mr. Wilford, il padrone del treno. L'equilibrio instabile della vita sullo Snowpiercer è stravolto dal ritrovamento di un cadavere orribilmente mutilato. L'unico detective a bordo in grado di risolvere il caso di omicidio è Andre Layton (Daveed Diggs, Black-ish), il quale è però uno dei passeggeri della terza classe, e, soprattutto, uno dei principali fautori delle varie ribellioni passate. Melanie sarà costretta a fidarsi di uno dei suoi più acerrimi oppositori per trovare il serial killer libero di uccidere sullo Snowpiercer. Tutto questo mentre le politiche di sopravvivenza e le ingiustizie sociali stanno diventando sempre più insostenibili, scatenando una rivoluzione che mette a rischio il funzionamento del treno e con esso la sopravvivenza della razza umana.

Snowpiercer

Jennifer Connelly, vero anti-eroe di Snowpiercer

Considerate le enormi traversie produttive attraversate dallo show e i rischi presi nel cambiare fin dall'inizio le coordinate della trama principale, il risultato - in base a quanto abbiamo potuto vedere nei primi episodi di Snowpiercer - è più che accettabile, oseremmo scrivere quasi sorprendente. Prima di tutto perché l'operazione destinata a un network comunque generalista come TNT possiede una sua ruvidezza visiva che impreziosisce la messa in scena con momenti decisamente forti, capaci di immergere lo spettatore nella violenza fisica e psicologica dell'universo distopico costruito. Sia il moto di ribellione nel pilota che la sequenza d'apertura del secondo episodio, ad esempio, sono momenti che non risparmiano al pubblico colpi bassi, tutt'altro. L'idea di inserire la detection story al centro della trama consente allo show una progressione specifica nei primi quattro episodi, magari non sempre perfetta nei tempi ma comunque sufficientemente elaborata per supportare il discorso metaforico che storie, situazioni e personaggi rappresentano.

Rispetto all'atmosfera a tratti quasi parossistica del film diretto da Bong Joon-ho (qui comunque coinvolto come produttore esecutivo), la versione televisiva ci regala poi personaggi più sfaccettati: il detective Layton interpretato da Daveed Diggs ad esempio non è un leader così convinto e pronto alla ribellione quanto lo era il Curtis dipinto da Chris Evans. Il centro psicologico ed emotivo di Snowpiercer è però in tutto e per tutto Melanie Cavill, a cui una Jennifer Connelly perfetta per il ruolo regala una fragilità algida ma mai distaccata. L'attrice premiata con l'Oscar per A Beautiful Mind si rivela episodio dopo episodio il vero anti-eroe dello show, costretta quasi suo malgrado in un ruolo di comando che comunque accetta di svolgere. Se Snowpiercer si rivela intrattenimento intelligente e sicuramente capace di intrigare l'intelligenza dello spettatore, è senza dubbio anche merito della Connelly.



  • Critico cinematografico
  • Corrispondente dagli Stati Uniti
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