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The Crown, il potere senza corona di Margaret Thatcher

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Una delle due nuove protagoniste della quarta stagione della serie The Crown è Margaret Thatcher, interpretata da Gillian Anderson, una donna primo ministro, dura e implacabile e con un rapporto complesso con Elisabetta II.

The Crown, il potere senza corona di Margaret Thatcher

Non ha la corona, anche se sfoggia una criniera di capelli quasi a rappresentare la criniera di una leonessa. Margaret Thatcher, nata Roberts, nella splendida serie Netflix OriginalThe Crown, irrompe nella quarta stagione come ha sempre fatto nella sua carriera politica: senza paura e con la voglia di prendersi il potere, in un mondo in cui nessuno le ha mai regalato niente. Non a caso è stata la prima donna a occupare il posto di primo ministro britannico, in un momento non semplice della sua storia, facendosi strada nel Tory, il Partito Conservatore, tradizionalmente pieno di snob delle grandi famiglie dell’élite dell’isola, mentre lei veniva da una famiglia piccolo borghese, non aveva un background a facilitarle la vita e la carriera politica.

Elisabetta II e la Iron Lady, due donne al potere nella Gran Bretagna degli anni '80

La quarta è una stagione in cui irrompono sulla scena due grandi donne, tanto diverse quanto capaci di arricchire una narrazione sempre appassionante, e di mettere un po’ in secondo piano Elisabetta II, la sempre straordinaria Olivia Colman. Parliamo di Diana Spencer, ovviamente, di cui parleremo nei prossimi giorni, oltre che della Lady di ferro, Mrs Thatcher. Gillian Anderson è quasi irriconoscibile, invecchiata e incurvata, con un filo di voce gutturale e gli occhi a tratti spiritati della premier. Nata a Chicago, ha vissuto in Gran Bretagna e messo a frutto un accento inglese.

Due donne, entrambe madri, si trovarono ai vertici della Gran Bretagna, dominando la scena nel decennio ’80. “Due donne in menopausa, sarà un viaggio tranquillo”, è il sussurro dello stesso signor Thatcher, in parallelo, e a tono, nei confronti di un commento del Duca Filippo di Edimburgo, marito della regina, che suona come “due donne al potere, è proprio quello di cui il paese aveva bisogno”, con evidente ironia. Chiari indizi su come in quegli anni il paese non fosse certo amichevole nei confronti delle donne in cerca di potere, o anche solo di cambiare le cose in una società anziana in maniera soffocante e di uno snobismo senza pari, oltre al classismo che da sempre denota Rule, Britannia.

Due donne che si studiano, sono distanti anni luce, a volte sembrano parlare una lingua simile, ma più spesso hanno una visione delle cose molto diversa, come magistralmente racconta la penna di Peter Morgan. Se la Thatcher era posseduta dalla frenesia del cambiare le cose, tagliando alla radice la statica e vetusta politica sociale ed economica del paese, dall’altra la Regina Elisatta II rappresenta(va), in maniera costitutiva ed esistenziale, la ricerca della stabilità, il mantenimento della sua influenza come garanzia di pax sociale. All’inizio, la regina pensa di trovare in lei una sponda verso una visione più integrata della donna in politica, ma la prima ministra è una sorta di figura asessuata, conservatrice come i membri del suo gabinetto, tutti uomini, anche in tema di diritti di genere, tanto che rifiuta il pronostico della regina su qualche donna al governo con un gelido “le donne sono troppo emotive per occuparsi di alti uffici”.

Il clan dei Windsor, noiosi e snob

I loro due mondi imparano a conoscersi, e configgono, nell’episodio “The Balmoral Tests”, in cui la prima ministra e il marito si recano nella truce residenza di campagna scozzese dei reali, il castello di Balmoral, per un fine settimana da gioco di ruolo. Fra il fango, il vento e il freddo, i coniugi “comuni” sbagliano tutto: dall’abbigliamento per il pomeriggio troppo elegante, alle scarpe inadatte alle continue escursioni di caccia che costituiscono il sommo divertimento di Elisabetta e di tutto il clan.

Un clan, infatti, una bolla familiare che autoalimenta un proprio rituale che viene mostrato quasi barbarico, ancorato a quelle tradizioni rurali che rimangono anche oggi l’anima dei Windsor. Facile immaginare il ribrezzo dei Thatcher, vogliosi di tornare il prima possibile alla civilizzazione londinese, inorriditi dai passatempi e i giochi con cui il clan occupa il tempo con tanto apparente sollazzo. Tanto che il signor Thatcher, personaggio geniale a cui si affidano molte delle verità che non potrebbero uscire dalla bocca della sposa, in questo ricordando la moglie di Churchill di un paio di stagioni fa, si lascerà andare a un commento gustoso. Definisce i Windsor, “noiosi, snob, e rudi, mezzi scozzesi, mezzi snob in questa terra del cuculo”.

La vittoria in guerra per Margaret Thatcher

Nel 1982 arriva poi il momento di gloria, per la Thatcher, quello in cui raccoglierà lei in prima persona l’entusiasmo della folla, come un un capo di stato, come fosse lei ad avere la corona in testa. Sono i mesi della guerra delle Falklands, nata come impopolare e tardivo tentativo di reagire all’arrivo di qualche militare argentino su un pugno di scogli ancora terra britannica nel mezzo dell’Atlantico meridionale. Sembrava potesse essere una disfatta, spendere tre miliardi di sterline in un momento di grave crisi occupazionale, nel pieno dello sforzo di rimozione dello stato sociale thatcheriano, ma si rivelatò poi il periodo di idillio e di massima gloria nei sondaggi per la lady di ferro, spalancandogli la strada per una netta rielezione nel 1983.

Un soprannome sacrosanto, iron lady, che rimane ancora il più adatto, anche dopo la visione di una stagione di The Crown in cui si scava un po’ nel carattere e nella vita personale della politica più odiata e amata. In una serie che non sbaglia una scelta di casting, oltre che una pagina di dialogo, la scelta di Gillian Anderson è forse quella che convince un poco di meno, in cui il carattere sfiora il caricaturale, pur regalando tre scene di confronto con la regina che da sole valgono la visione della stagione intera.

il trailer della quarta stagione di The Crown

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