Mario Bava è stato un regista e direttore della fotografia italiano, noto per il suo pionieristico contributo ai generi horror e "thriller giallo" all'italiana. La produzione cinematografica di Bava è caratterizzata da un peculiare stile visivo espressionistico e un uso innovativo del colore e di tecniche di regia non convenzionali, soluzioni spesso adottate nel contesto di produzioni low-budget. Bava viene riconosciuto come un'importante fonte di ispirazione per registi come Quentin Tarantino, Martin Scorsese, Nicolas Winding Refn, e su tutto il genere horror internazionale.
La filmografia di Mario Bava dimostra la sua versatilità e il suo talento dietro la macchina da presa. Figlio dello scenografo e direttore della fotografia Eugenio Bava, dopo aver lavorato come effettista o assistente alla regia in diverse pellicole storico-fantastiche tra cui La morte viene dallo spazio (1958), considerato il primo film di fantascienza italiano, e Ercole e la regina di Lidia (1959), Bava debutta con il seminale La maschera del demonio (1960), un horror gotico la cui violenza e carica erotica esemplificano elementi che ricorreranno nel resto dei suoi film. La sua capacità di creare composizioni visivamente sorprendenti prosegue con film come I tre volti della paura (1963), un’antologia di tre corti dell’orrore introdotti da Boris Karloff, e il violento thriller 6 donne per l'assassino (1964), prototipo del genere slasher, dove un killer mascherato è autore di efferati delitti, messi crudamente in scena e spesso fortemente sessualizzati. Altri classici del genere diretti da Bava sono Reazione a catena (1971) - film che ebbe un’enorme influenza su Venerdì 13 (1980) che infatti ne cita apertamente una scena - e il neo-gotico Lisa e il diavolo (1973).
Parallelamente alle sue pellicole horror, Bava dirige anche film di diverso tipo, spaziando da pellicole storiche e di avventura, fino alla fantascienza e ai western, spesso mantenendo o adattando le soluzioni stilistiche che caratterizzano la sua produzione horror: vanno menzionati Ercole al centro della Terra (1961) con Reg Park e Christopher Lee, il western La strada per Forte Alamo (1964), Terrore nello spazio (1965), considerato un’influenza importante per Alien (1979) di Ridley Scott, Diabolik (1968), primo adattamento cinematografico del celebre fumetto delle sorelle Giussani, e Cani arrabbiati (1974), un violento poliziesco che influenzò Le iene (1992) di Quentin Tarantino.
Nonostante la sua profonda influenza sui generi horror e pulp, Mario Bava non ha ricevuto particolari riconoscimenti durante la sua vita, e i suoi film, specialmente in Italia, vennero considerati B-movies di poco conto. Solo dopo la sua morte il suo lavoro è stato rivalutato e gli è valso il plauso della critica e degli appassionati del genere di tutto il mondo: molte delle sue pellicole più importanti sono oggi considerate cult movies, grazie al loro stile inimitabile ed alla presenza di numerosi elementi seminali per lo sviluppo del cinema horror degli anni ’80.
Il figlio di Mario Bava, Lamberto, raccoglierà l’eredità del padre, diventando a sua volta un regista noto e ben stimato nel panorama del cinema horror italiano.
Film | Ruolo |
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Mosè | (effetti speciali) |
L'Odissea | (ep. 'Polifemo') |
Ringo del Nebraska | (non accreditato) |