X - A Sexy Horror Story: la recensione del nuovo film horror di Ti West
C'è tanta roba dentro questo film che esce in Italia distribuito da Midnight Factory, etichetta horror di Koch Media. Tanta e non tutta ovvia, messa in scena con una stratificazione di temi scanzonata e complessa al tempo stesso. Ecco la nostra recensione di X- A Sexy Horror Story
La storia di X - A Sexy Horror Story è, in estrema sintesi, quella di una coppia di anziani contadini del Texas che non reagiscono proprio bene al fatto che il gruppo di ragazzi e ragazze che han preso in affitto una specie di dependance nella loro proprietà sia lì per girare un porno. Un Boogie Nights che va a finire nel sangue, insomma.
Se ambientazione (anche temporale, siamo nel 1979), situazioni e modalità sono chiaramente un omaggio a quel film fondamentale per la storia dell'horror e dello slasher che è Non aprite quella porta, gli agganci più profondi, dal punto di vista dei temi che Ti West ha voluto affrontare, e anche un po' da quello dell'estetica, hanno a che fare anche con un altro celebre film, altrettanto fondamentale ma di gran lunga precedente: Psyco di Alfred Hitchcock.
In quel famosissimo film, l'anziana signora Bates (alias Norman, ma qui non importa) faceva fuori gli oggetti del desiderio di suo figlio, che spiava e si eccitava. Lo stesso, in qualche modo, avviene in X. Perché desiderio ed eccitazione sono i motori centrali della vicenda, che West interpreta anche in chiave modernamente femminista. Perché il desiderio e l'eccitazione, qui, sono primariamente femminili, espressi senza pudori, senza complessi, senza alcuna subalternità a quello che oggi si chiama il "male gaze", lo sguardo maschile-maschilista-patriarcale.
Anzi. Gli uomini, in X, sono solo mezzi, strumenti di piacere per le donne.
Così come quello a Tobe Hooper, l'omaggio a Hitchcock di West è dichiarato. Dichiaratissimo. Dalla silhouette della donna assassina che la protagonista del film Maxine (Mia Goth) vede alla finestra, fino a una macchina sprofondata, ma solo a metà, in un lago. E perfino da una citazione esplicita del titolo.
Dichiaratissimo è anche un omaggio a Profondo rosso, altro film con un'anziana donna assassina, nella scena in cui Mia Goth si riflette in uno specchio che ricorda chiaramente quello del capolavoro argentiano.
Ricchissimo di immagini di grande impatto, capaci alternativamente di leggerezza quasi spensierata e inquietudini più o meno sottili, e sanguinolento il giusto, X comincia lentamente, facendo tornare alla mente un altro celebre film di West, The House of the Devil (che poi è quello della sua filmografia che più somiglia a questo, pur diversissimo), per poi procedere più spedito un'escalation di morte e violenza che non è mai frenetica, sempre infarcita di citazioni (c'è un coccodrillo uscito di peso da Quel motel vicino alla palude, sempre di Tobe Hooper), e capace di regalare grandi soddisfazioni agli appassionati del genere, momenti di tensione, split screen mai gratuiti e alleggerimenti ironici.
Ma al netto dell'intrattenimento puro, che è importante e non manca, e sa essere viscerale, riportando il genere alle sue basi fondative ed eversive (il sangue e il sesso) è anche nei ragionamenti sul desiderio e sullo sguardo che X trova una precisa ragion d'essere.
Da un lato West racconta, non senza empatia, il dramma della follia di una donna, Pearl, che non si fa ragione della gioventù passata e della bellezza sfiorita, e che lotta quotidianamente per mediare quella realtà fisica con sia fisica che psicologica che è fatta di insopprimibili pulsioni sessuali, frustrate dall'incapacità del marito di soddisfarla. Il piacere come condanna.
Dall'altra, personaggi giovani (Maxine su tutti) che usano il loro corpo per il piacere ("scopiamo finché siamo abbastanza giovani per farlo", si dice a un certo punto) ma che attraverso il piacere trovano anche il modo e la via per emanciparsi (la timida fidanzata del regista del porno interpretata da Jenna Ortega che decide di essere protagonista di una scena anche lei, gettando il ragazzo nel panico) e per ottenere libertà (con un finale ribaltato rispetto a quella di Texas Chainsaw) e autonomia. E, perché no?, il successo.
Che West abbia fatto interpretare a Mia Goth un doppio personaggio, quello di Maxine ma anche quello della sua anziana aguzzina non è un caso.
A tutto questo aggiungiamo che, come Psyco, anche X è (anche) un film sul voyeurismo, e sull'atto del guardare. Lo è nel suo essere metacinematografico, nel racconto della pornografia, nella dinamica orrorifica (si veda la fine del personaggio di Martin Henderson, qui in stile McConaughey).
Anche questo è dichiarato. Dalla prima immagine del film, che allude a un formato che poi si rivela un altro, e tutto per via di un gioco di sguardo. Di punto di vista.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival