The Startup: la recensione del film di Alessandro D'Alatri
Non solo la storia di Egomnia e Matteo Achilli, ma anche un romanzo di formazione che può avere valore a prescindere.
A 18 anni Matteo Achilli (Andrea Arcangeli), romano di periferia, ha un sogno: non essere umiliato da chi, a furia di spintarelle, scavalca chi merita di più. Poco prima di partire per la Bocconi, concepisce un social network che classifichi le persone proprio in base al merito: lo ribattezza Egomnia, lavorandoci con il programmatore Giuseppe (Luca Di Giovanni), finendo per trascurare la fidanzata Emma (Paola Calliari). Il mondo milanese lo aiuterà ma rischierà anche di bruciarlo, nonostante il sostegno della vivace giornalista universitaria Cecilia (Matilde Gioli).
Non sarebbe tanto difficile affrontare un lungometraggio come the_startup di Alessandro D'Alatri (primo suo film del quale non sia corresponsabile dell'idea di base, sostenuta dal produttore Luca Barbareschi). Dal punto di vista del prodotto cinematografico, ci è sembrato piuttosto solido: il crescendo della storia, la convinzione delle performance dei suoi giovanissimi e quasi sconosciuti attori, la confezione garantita dal regista e dalle musiche di Pivio e Aldo De Scalzi, l'uso intelligente degli ambienti. Nessun elemento, preso di per sè, stupisce particolarmente, anche perché qualche passaggio è un po' troppo didascalico e segue le regole di questo tipo di romanzo di formazione cinematografico, però è altrettanto da apprezzare che nessun elemento deluda davvero sul piano della professionalità.
Potrebbero però rendere the_startup un film controverso le polemiche che avvolgono il vero Matteo Achilli, e che inevitabilmente tracimano in rete, accusando il lungometraggio di essere quasi una pubblicità ingannevole per una costruzione mediatica di un'azienda che non funziona così come sostiene. Nella conferenza stampa di the startup Matteo Achilli si è difeso come abbiamo raccontato: non occupandoci di questi argomenti, non possiamo esprimerci in merito con totale cognizione di causa, ma abbiamo l'obbligo morale di spezzare una lancia a favore della versione cinematografica della sua storia.
the_startup non è un film apologetico e non è un film aproblematico: per quanto sia chiaro che dovremmo fare il tifo per il Matteo sullo schermo, il ragazzo non è dipinto come un santo, e non si sostiene di certo che un'aura di presunzione evidente gli renda la vita più facile, anzi. Cosa più importante, la sceneggiatura di D'Alatri e Francesco Arlanch delinea in modo netto una contraddizione che molti critici del vero Achilli tirano in ballo: l'anteporre una promozione quasi divistica di se stesso alla sostanza del suo lavoro. La cosa è evidente non solo nel rapporto con la sua Emma, ma anche in quello conflittuale col collega-dipendente Giuseppe, meno intraprendente ma più saggio, che si preoccupa proprio di rifilare agli utenti un guscio vuoto. Il romanzo di formazione di Achilli nella sua versione di fiction non è una demolizione di facili e ingenui entusiasmi, ma nemmeno la loro esaltazione a prescindere, senza raziocinio. Se the_startup presentasse personaggi e azienda con nomi differenti, manterrebbe un senso, ergo non c'è pericolo che perda il suo valore simbolico per calarsi le brache alla pubblicità. the_startup prova a spiegare come potrebbe comportarsi in Italia, tra Roma e Milano, nella nostra società, un aspirante Mark Zuckerberg. Per lo meno bisognerà ammettere che il tema è interessante.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"