Self/Less: La recensione del film con Ryan Reynolds e Ben Kingsley
Due attori s'impegnano in un thriller fantastico che non convince
Gravemente ammalato di tumore, il magnate Damian (Ben Kingsley) cede alla tentazione di una cura estremamente sperimentale: il dr. Albright infatti ha messo a punto, in totale segretezza, un sistema per trasferire la coscienza di una persona in un giovane corpo ospite creato in laboratorio (Ryan Reynolds). Damian accetta, ma dopo le prime settimane di euforia si rende conto che le "allucinazioni", che tiene a bada con pillole "antirigetto", potrebbero essere ricordi che non gli appartengono...
L'illusione dell'eterna giovinezza, lo scarto tra mente ancora lucida e corpo in decadimento, l'importanza dell'individualità: temi universali costituiscono la base di ogni buon film di fantascienza, e sono peraltro cari al regista Tarsem Singh, che si era tuffato negli abissi della coscienza nei suoi film più famosi, The Cell e The Fall. Con tutta la buona volontà, non bastano le basi intriganti a rendere purtroppo stabile il percorso dello spettatore di Self/Less.
Self/Less è uno di quei racconti che presupporrebbero un'alta plausibilità (se non realismo) del contesto in cui la scintilla fantastica fa detonare i temi: il principale difetto del copione di David & Àlex Pastor è proprio il sorvolare su questa plausibilità, lasciandoci parecchi dubbi sull'intelligenza di diversi personaggi. Quando persino un uomo d'affari, presentatoci come molto scafato, non si pone ovvi problemi davanti a ciò che gli viene proposto, già si tentenna. Quando altri comprimari, d'importanza emotiva nodale nella storia, non sembrano più di tanto stupiti nè di catastrofi nè di rivelazioni iperboliche, cominciamo a pensare di gettare la spugna. In un contesto sociale e narrativo evidentemente non definito con cura, il mondo dei protagonisti continua a essere il nostro e pretendiamo che mostrino il nostro stupore, pena la caduta dell'immedesimazione.
Non consola che il villain interpretato da Matthew Goode gigioneggi e sia persino eliminato con una logica che ricorda più il kitsch di un cinecomic, che il suggerito sguardo ai massimi sistemi. Si potrebbe accettare Self/Less come uno svagante B-movie, in virtù di una tensione che almeno nelle singole sequenze a volte funziona, ma la scarsa tenuta drammatica dell'insieme e le interpretazioni di Ben Kingsley e Ryan Reynolds, che si prendono come il film molto sul serio, precludono la scappatoia.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"