Non si ruba a casa dei ladri: recensione della commedia dei Vanzina con Massimo Ghini e Vincenzo Salemme

12 marzo 2020
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Doppia coppia alle prese con appalti truccati povertà incombente e una truffa ben assortita.

Non si ruba a casa dei ladri: recensione della commedia dei Vanzina con Massimo Ghini e Vincenzo Salemme

La truffa è più efficace se contagiosa. I fratelli Vanzina hanno declinato questo canovaccio all’estremo, in un’intera carriera, spesso aggiungendo una manichea spolverata di commedia sociale: il ricco che frega il povero, e viceversa. Succede anche in questa variazione sul tema che mette a confronto due coppie a loro modo speculari, unite dalla dipendenza per vivere con il loro alto tenore di vita dagli appalti pubblici.

Ci sono Antonio (Vincenzo Salemme) e Daniela (una rediviva Stefania Rocca), con la loro azienda di pulizie, evidentemente non proprio saggiamente sul mercato, visto che basta la perdita di un grosso appalto, andato a un rivale corrotto, per ridurli praticamente sul lastrico, addirittura senza un soldo. In cerca disperatamente dei fondi per finanziare la carriera universitaria della brillante figlia e senza una casa, finiscono per occupare la grande casa della anziana zia di lui.
Per una serie di improbabili circostanze si trovano a lavorare come coppia di servizio presso la seconda coppia, quella composta dal politicante corrotto Simeone Santoro (Massimo Ghini) e la sua procace fidanzata, ovviamente terra terra in quanto a letture, ma dal décolleté pronunciato e sempre in bella vista, interpretata da Manuela Arcuri. “Lavo le mutande a quelli che ci hanno messi in mutande”, come dice la povera Daniela.

Come rifiutare il lavoro, vista la paga, questa sì uscita da una novella post apocalittica di fantascienza, di 5000 euro al mese, annessi e connessi inclusi? Non sarebbe però una commedia degli equivoci, nel senso che equivoca la tradizione nobile della commedia con la sciatteria di scrittura, se non scoprissimo presto che i ricchi padroni della villa sono proprio quelli che li hanno fregati, destinando ad altri, con dovuta corruzione, l’appalto del “nostri”. Variazioni sul tema, letterale e morale, della pulizia abbondano, insomma. Eccoli allora pronti a mettere in atto un piano, per sottrarre i soldi dei lestofanti prima che li recuperino in Svizzera, una volta che viene arrestato il loro amico e complice nel governo.

Ecco allora che si mette in moto la consueta variopinta allegra brigata di truffatori per un giorno, con un attore teatrale che si finge cameriere (“così la smetti di recitare”), la bonona come seduttrice funzionale e il palo, un autista che servirà per depistare, geograficamente, nei monti intorno a Zurigo le due vittime del pacco e contropacco.

Tutti, a loro modo, danneggiati dalla politica corrotta, per dare un sapore di revanscismo sociale alla Robin Hood all'ennesimo giro di giostra poco originale di Vanzina, costruito su battute che non fanno ridere, meglio se volgarotte, qualche riferimento all’attualità, anche personale. A proposito di revanscismo, non manca la frecciatina di Ghini, romanista, al napoletano Salemme, dopo un goal durante una partita di calcio Napoli contro Roma: “tiè, a te e a De Laurentiis”. Un loro antico produttore, con cui non si sono lasciati molto bene.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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