Mune - Il guardiano della Luna: la recensione del fiabesco film d'animazione
La Francia ancora una volta sfodera una produzione tecnicamente d'alto livello
Mune è il nuovo guardiano della Luna: a dirla tutta, giovane com'è, avrebbe preferito godersi la sua vita da fauno senza responsabilità ancora un po', ma il saggio suo predecessore ha scelto. Sohone, nuovo guardiano del Sole, è invece molto motivato, avendo allenato muscoli ed ego tutta la vita per ottenere il suo ruolo. Quando una forza oscura deciderà di approfittare della leggerezza di Mune e della vanagloria di Sohone, i due dovranno per forza di cose allearsi per far fronte alla minaccia e restituire l'ordine al ciclo giorno-notte. Il tutto in compagnia della spavalda ma delicata Glim, fata di cera, non troppo a suo agio nè col sole nè col gelo della notte...
Mune - Il guardiano della Luna è l'ennesimo grande esempio delle risorse produttive francesi nel campo di un'animazione competitiva a livello internazionale, in CGI: ne abbiamo già apprezzato la qualità nel recente Asterix e il regno degli dei, come questo codiretto da un altro artista tornato in patria dopo una trasferta statunitense. Questa volta non si parla però di Pixar, perché Alexandre Heboyan è un ex-animatore della DreamWorks Animation, con al suo attivo Kung Fu Panda e Mostri contro alieni. Heboyan dà man forte al vero motore del progetto, Benoît Philippon, coregista e sceneggiatore, in passato autore del live action inedito in Italia Lullaby for Pi.
Purtroppo in sceneggiatura Mune non funziona come potrebbe: di sicuro è apprezzabile, specialmente per il pubblico dei più giovani, l'idea che il villain trovi uno spiraglio per agire nell'immaturità dei protagonisti, ma la gestione dei dialoghi, dell'umorismo, dei momenti drammatici e delle caratterizzazioni segue troppo modelli preconfezionati. Il che crea una continua interferenza tra la prevedibilità o l'ingenuità di ciò che accade e il modo incredibilmente raffinato di metterla in scena.
Per chi infatti non si crei troppi problemi sui contenuti, Mune è uno spettacolo che fa della direzione artistica il suo punto di forza: la composizione delle inquadrature, l'uso del colore e delle forme creano empatia con i personaggi (Glim è molto tenera con i suoi capelli da moccolo) e lasciano a volte sinceramente ammirati. Si sente l'eco di un immaginario che oscilla tra la migliore tradizione della graphic novel d'oltralpe e la suggestione orientale di videogame evocativi come Shadow of the Colossus o Journey. E' indice inoltre di grande carisma e sapienza tecnica l'aver deciso di illustrare i sogni, nei quali Mune acquista forza e vigore, con una classica, buona vecchia animazione 2D a mano libera.
Per essere davvero memorabile, Mune - Il guardiano della luna avrebbe dovuto centrare ogni suo aspetto, ma ci sono esperienze peggiori (e meno professionali) per le quali può capitare di staccare il fatidico biglietto.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"