Money Monster: recensione del film di Jodie Foster con George Clooney e Julia Roberts fuori concorso a Cannes

12 maggio 2016
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Una vicenda di stampo classico sul potere di chi maneggia il nostro denaro, svolta in tempo reale.

Money Monster: recensione del film di Jodie Foster con George Clooney e Julia Roberts fuori concorso a Cannes

Quarta regia di Jodie Foster, 5 anni dopo l'interessante e intimista Mr. Beaver, che la vedeva anche coprotagonista, Money Monster è un film di impianto più classico che richiama alla memoria – fatte le debite proporzioni – i titoli degli anni Settanta in cui un signor Nessuno compiva un crimine e finiva improvvisamente sotto gli occhi delle telecamere, diventando ad un tratto visibile, scomodo e pericoloso. In questo caso il contesto e i tempi sono ovviamente diversi. A rubare in grande stile e impunemente non sono gli improvvisati rapinatori di turno, ma i grandi conglomerati finanziari. Anche se in fondo ben poco è cambiato per la gente comune: come Pinocchio seppellisce i suoi soldi nel Campo dei miracoli nella speranza di vederne crescere una pianta e raccoglierli centuplicati, oggi in tantissimi si affidano con la stessa ingenua fiducia a sconosciuti ben vestiti che li convincono a investire il loro denaro con la promessa di moltiplicarlo. Con gli anni, e con l'accelerata velocità delle comunicazioni, questi investimenti sono diventati un processo sempre più impalpabile, astratto. Chi gestisce i nostri risparmi opera per mezzo di algoritmi matematici arcani ai più e qualsiasi disastro nel mercato azionario viene attribuito a un bug, o meglio un glitch, di questi misteriosi procedimenti. Ma dietro ci può essere benissimo l'errore o meglio ancora l'avidità umana.

E' dunque attualissimo il tema affrontato - sia pure con qualche goffaggine - dagli sceneggiatori di Money Monster, prodotto da George Clooney che si ritaglia anche il ruolo da protagonista: è lui Lee Gates, consulente finanziario e titolare di un programma tv sull'argomento, dove con pacchianeria tutta americana, tra  balletti kitsch e demenziali inserti video, dispensa consigli e raccomandazioni a gente che lo ascolta e gli crede come farebbe con un qualsiasi imbonitore di pentole o materassi. Un giorno, durante una diretta tv, un ragazzo si introduce in studio: è armato e ha un gilet imbottito di esplosivo che fa indossare al conduttore. Minaccia di far saltare in aria il palazzo se non gli si dice chiaramente cosa è successo e perché la società caldamente raccomandata da Gates ha visto svanire in una sola giornata 800 milioni di dollari a lei affidati dai suoi investitori, inclusi tutti i suoi soldi.

Con le istruzioni della sua regista nelle orecchie, Gates, inizialmente terrorizzato, contribuisce alla ricerca di una soluzione, mentre la polizia e le forze speciali si introducono nell'edificio pronte ad intervenire. In poco più di un'ora e mezzo l'arcano viene svelato, perché per la prima volta una delle vittime del sistema, sia pure squilibrata, rivendica il proprio diritto di sapere come e da chi la sua vita è stata sconvolta e affronta persone abituate a scaricare su altri le proprie responsabilità, convinte come sono che sia impossibile, in questa catena infinita di operazioni delocalizzate, risalire alla verità.

Il pregio principale del film sta nei ritmi serrati della vicenda, che acquista maggior respiro quando i protagonisti escono dallo studio televisivo e attraversano New York tra ali di folla, sempre ripresi in diretta tv. La necessità di far svolgere la vicenda in tempo reale richiede una risoluzione della crisi troppo meccanica e semplicistica e alcuni personaggi (interpretati tra l'altro da egregi attori come Dominic West e Giancarlo Esposito) sono poco più che figure di cartone. La presenza di Clooney e Julia Roberts nei ruoli principali giova ovviamente all'appeal commerciale del film, ma la scelta di due attori meno caratterizzati come divi (e troppo riconoscibili come tali) avrebbe probabilmente aiutato il processo di identificazione dello spettatore. Comunque sia, Money Monster resta uno spettacolo godibile messo in scena con autorità da Jodie Foster e non privo di interesse, a partire della performance di Jack O'Connell nel ruolo del sequestratore, che è l'unico in tutto il cast a sudare veramente.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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