La notte è piccola per noi - Director's Cut: la recensione

12 marzo 2019
3.5 di 5

Metti una notte, in una balera, incontri e danze di gruppo, solitudini e malinconie in un film un po’ speciale.

La notte è piccola per noi - Director's Cut: la recensione

Ha qualcosa di seducente e crepuscolare e allegramente malinconico (o malinconicamente allegro) La notte è piccola per noi - Director's Cut, e dipende certamente dal luogo in cui una dozzina di esistenze si incrociano o si sfiorano per poi separarsi di nuovo, magari per sempre. Il film di Gianfrancesco Lazotti, che è un omaggio a Ballando Ballando di Ettore Scola, si svolge infatti, in tempo quasi reale, in una balera che, come gli appartamenti che affacciavano sul cortile osservato di continuo da James Stewart ne La finestra sul cortile, è un bellissimo coacervo di umanità e di storie personali, di gioie e di disperazioni, di incontri casuali oppure programmati, e di balli di gruppo.

Al di là del fatto che chi scrive ha l'abitudine di indugiare di tanto in tanto su un canale televisivo dedicato ai balli di gruppo per osservare la perizia o la goffaggine con cui persone dalle più disparate caratteristiche eseguono coreografie più o meno complesse, il ballo sociale è qualcosa di straordinario. Innanzitutto è democratico, perché non conosce limiti di età né di appartenenza, appunto, sociale, e non si porta dietro il giudizio, e non obbliga nessuno a trovare un partner, e prescinde dalla musica alla moda e dalle scarpe alla moda, perché bastano dei sandali dorati… e la piroetta è fatta. Ecco, è questa "democraticità" che si respira prima di tutto in un film speciale perché particolarissimo, un film curato, prima di ogni altra cosa nel montaggio, che rispetta il tempo delle canzoni. E queste canzoni sono irresistibili e nazionalpopolari al punto giusto (si va da "Tanz Bamolina" a "Ma che colpa abbiamo noi" e da "Maracaibo" a "24.000 baci") e costituiscono un patrimonio culturale squisitamente italico che la voce calda, dolce e rotonda di Thony (ah, quanto amiamo questa cantante e attrice) rende ancora più gradevoli e quasi voluttuose. Dalla più bella alla meno orecchiabile, sono la colonna sonora di una notte di incontri, scenate di gelosia, festeggiamenti e brevi fughe, una notte in cui uomini, donne, guardie e ladri cercano la felicità, che poi coincide con l'amore.

Perché chi La notte è piccola per noi lo ha scritto e diretto sa che in fondo tutti cerchiamo l'anima gemella o comunque una qualche emozione, e intelligentemente ha portato il sogno su un palcoscenico ideale, un teatro in cui ciascuno può essere altro da sé: il puglie di Andrea Sartoretti un uomo che è cambiato per la donna della sua vita, la "milfona" di Michela Adreozzi una ragazza che viene dal Nord, Philippe Leroy e Alessandra Panaro una coppia moderna "che si prende una pausa di riflessione". Che poi molti di questi personaggi abbiano qualcosa di triste va da sé, perché ognuno soffre di solitudine e avverte la differenza, la sfasatura, fra la vita che conduce e quella che avrebbe voluto condurre.

Per fortuna i contorni dell'insoddisfazione sono sfumati, e Lazotti i suoi ballerini li ritrae con poche pennellate, e la loro evanescenza basta a dare a ciascuno una sua specificità, cosicché, quando ritroviamo un personaggio dopo un po’ che lo avevamo smarrito, subito ne riprendiamo le fila. Non sempre accade, quando si affronta una vicenda corale, e non è facile nemmeno parlare dei nostri tempi senza cadere in una facile sociologia o nel buonismo e in una denuncia dei pregiudizi che sa di vecchio. Qui l’individuo razzista e un po’ snob, ad esempio, c’è, ma non prevarica sugli altri, e le sue stupide proteste si stemperano al ritmo di un tango o di un waltzer e delle battute bonarie di una Cristiana Capotondi dalla parlata simpaticamente romana. A lei il regista toglie quell’aura seriosa che alcune interpretazioni inevitabilmente le hanno dato, e la sua cameriera dai capelli a caschetto diventa un po' cartone animato. Anche i suoi compagni di dancing hanno qualcosa del fumetto, anzi, sembrano quasi usciti dalla matita di Federico Fellini o Paolo Virzì. Alcuni sono caratterizzati meglio di altri, certo, ma il bello è che nessuno è borderline, e nessuno ha i vestiti sbagliati, visto che ai costumi ha pensato l'ottimo Massimo Cantini Parrini

Non si affida a star sovraesposte La notte è piccola per noi - Director's Cut, perché non subordina mai la storia agli attori e alle loro tirate. E’ un film contemporaneo e insieme senza tempo, magari non perfetto ma capace di conquistarci piano piano, lasciandoci, a fine visione, con la curiosità di conoscere i destini di ogni personaggio una volta chiusa la balera. Per alcuni ci siamo divertiti a immaginare una conclusione. Per gli altri… aspettiamo un sequel. 



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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