Godzilla e Kong - Il nuovo impero: la recensione del film del MonsterVerse
Umani sempre più irrilevanti, titani sempre più protagonisti, iconoclasti, in alcuni casi... umani. Non c'è una cosa una che abbia un senso logico e razionale, in questo film che cita la qualunque, ma c'è tanta voglia di divertirsi e di divertire. La recensione di Godzilla e Kong - Il nuovo impero di Federico Gironi.
Si riparte da dove si era rimasti, dalla fine di Godzilla vs. Kong. Se non ve lo ricordate, dove si era rimasti (d’altronde son passati tre anni, tanti film davanti agli occhi, e quel film era magari sì divertente ma di certo non memorabile), non c’è di che preoccuparsi, che le cose si capiscono bene lo stesso. Anche perché, diciamoci la verità vera: non è che da capire ci sia molto.
La trama c’è, per carità, e a modo suo è perfino intricata. Ma conta davvero, questa trama? Oppure è solo un pretesto? Un pretesto per altro: magari anche solo per mettere in scena siparietti demenziali tra i pochi attori in carne e ossa rimasti (ce ne siamo persi un po' per strada, ma rimane Rebecca Hall, la cui testarda determinazione a recitare sul serio, in questo contesto, è quasi commovente), ma soprattutto, lo sappiamo benissimo tutti, per vedere sullo schermo questi due Titani in CGI, destinati a fare squadra contro una nuova, altrettanto titanica minaccia che solo il tag team tra loro due può pensare di riuescire sconfiggere.
Kong e Godzilla, scimmia e rettile. Facile capire dove vada il favore del pubblico, dove cada l’empatia umana. Ma non è solo questione di DNA in comune: c’è anche il fatto che Hollywood sembra aver capito che il lucertolone nucleare di cui si sono culturalmente appropriati continuano a saperlo raccontare molto ma molto meglio nel paese del Sol Levante, in quei film che proprio il debuttare del MonsterVerse ha spinto a rilanciare (vedasi Godzilla Minus One).
È lui, King Kong, il protagonista assoluto e inizialmente solitario di questo film. È lui che, tra un grugnito, un ruggito, un combattimento e uno smembramento, risulta il più umano e credibile tra tutti i personaggi che appaiono sullo schermo. Lui quello che, al momento di incontrare altre scimmie titaniche come lui, sembra senza parole animare i dialoghi più interessanti del film.
Per il resto, Adam Wingard e i suoi sceneggiatori questa volta comprimono un po’ la durata (siamo grazie al cielo di poco sotto, ma pur sempre sotto, alle due ore), e espandono la voglia di giocare e divertirsi. Tra snodi di trama, suggestioni narrative e riferimenti visuali, in questo Godzilla e Kong - Il nuovo impero sembrano citarsi esplicitamente e non: la saga del Signore degli Anelli e i libri di Peter Kolosimo; i nuovi film di Jumanji e quelli di Planet of the Apes; X-Files e i Guardiani della Galassia; Stargate e i Transformers. C’è perfino spazio per Donkey Kong Country.
Tanto le scene con i Titani sono spesso seriose (e ovviamente iconoclaste: Godzilla rade al suolo tre quarti di centro storico di Roma, si addormenta dentro al Colosseo, distrugge le piramidi facendo a botte con Kong e i due assieme, contro i nemici comuni, non hanno alcuna pietà per Copacabana), quanto quelle con i personaggi in carne e ossa sfociano, specie nella prima parte, nel demenziale, per poi farsi semplicemente intermezzo utile solo agli spiegoni.
Fatto salvo il personaggio della Hall, impegnata nel rapporto materno con la giovane Jia, a fare gli scemi ci pensano Brian Tyree Henry e, soprattutto, la new entry Dan Stevens, che fa come al solito il personaggio spiritato e sopra le righe, qui nei panni, sotto la camicia hawaiiana, di una sorta di incrocio tra Ace Ventura, lo Starlord di Chris Pratt e il surfista di Matthew McCounaghey in Surfer Dude.
Diciamo, ancora una volta, la verità vera. Non c’è una cosa una che abbia un senso, in questo Godzilla e Kong - Il nuovo impero. È tutto improbabile, aleatorio, paradossale, improbabile, abborracciato, lontano da ogni logica seppur fantastica e fantasiosa. Adam Wingard sghignazza sotto la barba, sembra di sentirlo.
E però, proprio per questa volontà di sbriciolare la logica, se stiamo al gioco e non ci aspettiamo il cinema, e amiamo Kong e Godzilla, ci divertiamo anche noi. Almeno un po’. Forse.
C’è anche Mothra, dai.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival