Auguri per la tua morte: la recensione del divertente horror di Christopher Landon
Il remake consapevole in chiave horror di Ricomincio da capo è un popcorn movie intelligente che si vede con molto piacere, con una protagonista, Jessica Rothe, da tenere d'occhio.
Se c'è una formula vincente in casa Blumhouse è quella di saper cambiare rotta. Vanno bene i sequel, i prequel, i Paranormal Activity e i low-next to zero budget, ma quello che conta sono le idee, e quando una si rivela vincente c'è da scommettere che mr. Jason Blum è svelto a riconoscerla e a percorrerne la strada. Dopo il meritato successo americano dell'horror satirico Get Out, dunque, ecco un teen movie che altro non è che un dichiarato remake in versione horror comedy del capolavoro di Harold Ramis Ricomincio da capo (e, come abbiamo scritto altrove, si potrebbe intitolare anche Ricomincio da morta).
Spira proprio un'aria di sana nostalgia in questo film scritto e diretto dal poco più che quarantenne Chritopher Landon, che finora in veste di sceneggiatore ci aveva dato solo tre sequel di Paranormal Activity (uno anche diretto), Manuale scout per l'apocalisse zombie (altrimenti detto Scouts vs Zombies) e (in precedenza) il non malvagio Disturbia con Shia LaBeouf. La sua è una nostalgia per un'epoca in cui il cinema di genere era un rito collettivo giovanile e gli horror erano classici date movies, perfetti per abbarbicarsi al partner nel buio. Sono stati davvero bravi gli autori a riecheggiare, non in modo sterilmente citazionistico, ma riproducendone l'atmosfera, decine di teen movies e horror giovanili, da Schegge di follia ai classici di John Hughes, con una spruzzata di Buffy, Scream e di tutti i film con gli asssassini mascherati che possiamo immaginare, a partire da Halloween.
Anche se il Carpenter più amato da Landon, a giudicare da un poster rivelatore, è Essi vivono, che ci riporta alla fine degli anni Ottanta, un po' più avanti anagraficamente e tematicamente del cinema tornato di moda oggi. Auguri per la tua morte non è però un film politico ma è più una storia di formazione, che vede la maturazione forzata da un evento fatale della tipica stronzetta del college, la classica bitch, bella, dissoluta, indifferente agli altri e appartenente alla peggior congrega di fanatiche del corpo (altro tema tipico dell'horror degli anni Ottanta). Il suo percorso di crescita passerà attraverso il meccanismo inventato da Harold Ramis per Ricomincio da capo: infiniti risvegli scanditi da una musichetta (là I Got You Babe di Sonny & Cher, qua la suoneria di un cellulare) per rivivere giorno dopo giorno la peggior giornata della sua vita, in questo caso quella del suo compleanno, che coincide col suo omicidio ad opera di un misterioso killer con la maschera della mascotte della squadra di football: un orrido volto da bebé sdentato.
Quasi tutto il film è ambientato dentro la Bayfield University, e girato in veri campus tra California e Louisiana, dove la nostra eroina, Tree, ha intrecciato una torrida relazione fedifraga con un bel docente e si ubriaca alle feste fino a perdere conoscenza e risvegliarsi in un dormitorio maschile. Dal momento che non è esattamente simpatica, il suo assassino potrebbe essere chiunque. Invece di dichiararli esplicitamente, come facevano Wes Craven e Kevin Williamson in Scream, Landon e il suo coautore Scott Lobdell (al suo attivo la serie Insuperabili X-Men) costruiscono il film con cliché e stereotipi di cui sono perfettamente consapevoli e che finiscono per essere un commento non banale sul genere negli ultimi due decenni.
A Lucca Comics & Games, dove il film è stato presentato in anteprima italiana, abbiamo avuto la possibilità di fare esperienza di un vero e proprio happening, in una sala strapiena, con popcorn e cocacola e addobbi con festoni e palloncini: anche per questo, pur essendo da tempo fuori target, siamo riusciti ad entrare perfettamente nello spirito di un film che non ha ambizioni autoriali ma solo di puro entertainment. Molte le sorprese di questa visione, che ovviamente non spoileriamo. Sperando che Auguri per la tua morte faccia venir voglia ai giovanissimi di scoprire il film di Harold Ramis (che viene anche esplicitamente citato in una scena e nel finale), di sicuro ci rivela un nuovo talento: Jessica Rothe controlla alla perfezione tutte le corde emotive del suo personaggio, passando in modo convincente dall'arroganza iniziale all'incredulità e dal terrore e alla modalità badass. Osservarla è un vero spasso e siamo certi di non sbagliare dicendo che di lei risentiremo parlare prestissimo.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità