USS Indianapolis: il film con Nicolas Cage e e la vera storia del disastro navale su cui si basa
Gli eventi raccontati nel film USS Indianapolis, con Nicolas Cage, risalgono alla Seconda Guerra Mondiale quando l'incrociatore Indianapolis della Marina degli Stati Uniti venne affondato dai giapponesi. Ecco cosa c'è di vero nella storia su cui è basato fil film.
Diretto da Mario Van Peebles, USS Indianapolis racconta un fatto realmente accaduto, una delle pagine più drammatiche della storia militare americana. Nicolas Cage è il protagonista nel ruolo del capitano Charles McVay, comandante di uno degli incrociatori più veloci e temuti della marina militare americana che ha combattuto con coraggio le più importanti battaglie sul fronte dell'Oceano Pacifico. La USS Indianapolis, che dà il titolo al film, è stata operativa dal 1932 fino all'affondamento avvenuto nel 1945, tre settimane prima della fine della Seconda Guerra Mondiale.
USS Indianapolis, la vera storia del disastro navale
Nel luglio 1945 a McVay e ai suoi marinai viene affidata una missione estremamente delicata: trasportare in gran segreto una delle due bombe atomiche che avrebbero messo fine alla guerra Seconda Guerra Mondiale. La nave parte da San Francisco, raggiunge la basa navale di Pearl Harbor alle Hawaii e poi prosegue per Tinian, una delle Isole delle Marianne da dove partitanno i velivoli con a bordo le bombe atomiche da sganciare sulle città di Hiroshima e Nagasaki. La USS Indianapolis consegna la bomba e riparte in direzione del porto di Leyte nelle Filippine per unirsi alla flotta comandata dall'Ammiraglio McCormick. Nonostante il pericolo di attacchi subacquei, la nave intraprende il viaggio senza scorta. Durante al traversata un sommergibile giapponese la individua e spara due siluri che ne centrano la fiancata causando l'interruzione dell'energia elettrica e l'allagamento.Sono 1.196 gli uomini a bordo, 900 dei quali riescono ad abbandonare la nave che sta affondando. In acqua sulle scialuppe, incominciato la loro lotta per la sopravvivenza dovendo far fronte alla mancanza di giubbotti di salvataggio, alla disidratazione che ne fece impazzire molti e agli attacchi degli squali, di cui quelle acque ne sono infestate.
I superstiti alla deriva e la ricerca del colpevole
Nonostante il lancio di razzi di segnalazione, rilevati da un aereo dell'aviazione USA, nessuno interviene proprio perché non ci sono comunicazioni di navi disperse. Dopo cinque giorni alla deriva, solo 317 uomini vengono ritrovati ancora in vita da un altro velivolo dell'aviazione americana durante un normale volo di pattugliamento. Per nascondere le proprie colpe agli occhi dell’opinione pubblica, qualche mese dopo il disastro, il Governo degli Stati Uniti chiama McVay a giudizio davanti la Corte Marziale e lo ritiene colpevole di aver "messo a rischio la USS Indianapolis rinunciando a zigzagare" dopo la rilevazione del nemico. Il comandante giapponese del sottomarino testimonierà dopo la guerra dicendo che la cosa non avrebbe fatto alcuna differenza. In seguito L'Ammiraglio Chester Nimitz annullerà la sentenza ordinando il proscioglimento di McVay e rimettendolo in servizio. Nonostante i superstiti che erano bordo della nave con lui non gli attribuissero alcuna responsabilità, per i familiari delle vittime lui era colpevole. Quel clima di linciaggio morale alla fine porterà al suicidio McVay nel novembre 1968.