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Mai dire mai: Sean Connery e la storia dell'imprevisto ritorno dello 007 originale

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Nel 1983 i fan di 007 videro piombare in sala Mai dire mai con Sean Connery: come si spiega, se in quegli anni James Bond era Roger Moore?

Mai dire mai: Sean Connery e la storia dell'imprevisto ritorno dello 007 originale

Nel dicembre del 1983 le sale americane e inglesi videro la distribuzione di Mai dire mai, dove Sean Connery tornava a interpretare James Bond: in questi tempi di revival, di vecchiaia negata in nome di una freschezza perenne, non stupisce più nessuno un Bond cinquantenne, anzi pare nel fiore degli anni. Se si guarda tuttavia alla cronologia dei film dedicati a 007, sorgono diverse domande su questo... oggetto cinematografico non identificato. Vediamo come e perché vide la luce questa rentrée.

Mai dire mai, Sean Connery contro Roger Moore?

Cominciamo la nostra indagine guardando la successione dei lungometraggi basati sullo 007 di Ian Fleming, dopo l'abbandono del suo primo attore titolare, appunto Sean Connery. Quest'ultimo lasciò il ruolo dopo Agente 007 - Si vive solo due volte (1967) di Lewis Gilbert, e i produttori Saltzman-Broccoli, consapevoli della sfida, giocarono un primo sostituto: fu il George Lazenby di Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà (1969), accolto molto male. A quel punto, nell'attesa di trovare un sostituto più gradito, si tornò in ginocchio da Sean, strappandogli Agente 007 - Una cascata di diamanti (1971), dove il nostro appariva già più appesantito (non ce ne vogliano i fan).
Nel 1973 la svolta: con Agente 007 - Vivi e lascia morire arriva il carismatico e ironico Roger Moore, che manterrà la parte fino al 1985 con Bersaglio mobile. Stop, fermiamoci un attimo e guardiamo gli anni: Moore lascia nel 1985, però Mai dire mai è del 1983. Non è un secondo "affaire Lazenby": Moore era amato e accettato come 007, quindi questa specie di sostituzione poi immediatamente ritrattata non tornerebbe. In effetti non ci fu alcuna sostituzione.

Mai dire mai, Ian Fleming e l'inghippo legale

Facciamo un passo ancora più indietro. Prima che uscisse il seminale Licenza di uccidere nel 1962, Ian Fleming aveva lavorato su un soggetto in compagnia del producer Kevin McClory e dello sceneggiatore Jack Whittingham: sarebbe stata un'avventura originale per il grande schermo di 007, ma il progetto naufragò per ragioni di costi. Fleming riciclò prontamente la trama nel romanzo Thunderball (Operazione tuono), dando origine a una contorta battaglia legale di un infuriato McClory, al quale poi la Eon Productions, responsabile della serie con Connery, concesse di coprodurre proprio il film Thunderball nel 1965.
Nella risoluzione incrociata del contenzioso, si concedeva a McClory la coproprietà del materiale, però gli si impediva di mettere in cantiere un suo film prima che fossero trascorsi dieci anni dall'uscita di Operazione tuono. A quel punto, pensate voi, non ne sarebbe più valsa la pena. E invece sbagliate: Kevin McClory prese il patto in parola, e dalla metà degli anni Settanta riprese i lavori sul "suo" film di 007, in barba alla famiglia Broccoli, che però si vendicò preventivamente, impedendogli di modificare troppo la sceneggiatura e costringendolo di fatto a un remake di Operazione tuono.

Mai dire mai, per gli amici Thunderball Operazione Tuono

Tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta, McClory riuscì a coinvolgere di nuovo Connery, sulle prime nemmeno sicuro di tornare a interpretare Bond. La sua presenza era però indispensabile per dare un senso all'operazione che, nonostante la sapiente regia del veterano Irvin Keshner reduce dall'Impero colpisce ancora, è onestamente un po' insapore. Questo a dispetto di un cast di contorno che si potrebbe definire cult: Rowan Atkinson come spalla comica, Max Von Sydow cattivissimo Blofeld, Klaus Maria Brandauer come villain Largo, e persino Kim Basinger in versione Bond girl, pre-9 settimane e mezzo.
La trama di base è identica a quella di Thunderball, per le ragioni che vi abbiamo spiegato: Bond deve recuperare due testate nucleari rubate da Largo. Solo 007 è caratterizzato in modo leggermente diverso, sottolineando con qualche gag la "vecchiaia" di Connery: lo stesso titolo fu suggerito dalla moglie di Sean, per prendere in giro il marito che aveva giurato di non interpretare James mai più.
Un fan preciso nota però alcuni compromessi legali che spiazzano: manca per esempio l'iconica intro con 007 inquadrato dalla canna della pistola, nè viene mai usato il celebre tema di 007 scritto da Monty Norman. Si concede insomma all' "imitazione" di esistere, ma suggerendo di diffidarne, consapevoli che sia una crociata difficile con Sean sullo schermo a distrarre chiunque dai dettagli.
Costato sui 36 milioni di dollari, Mai dire mai dovrebbe averne portati a casa nel mondo sui 160, rivelandosi quindi un ottimo investimento, anche se il Moore di Solo per i tuoi occhi (1981) e Octopussy (1983) potè vantarsi rispettivamente di 195 e 187, a fronte di budget inferiori ai 30. Di certo, Mai dire mai ha compiuto a posteriori la vendetta di McClory contro il tiro mancino di Fleming.

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