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La Guerra dei Nonni: Max Tortora e Vincenzo Salemme fanno Tom e Jerry nella commedia di Gianluca Ansanelli presentata oggi

Arriva in sala il 30 novembre l’indiavolata commedia La Guerra dei Nonni, dove due nonni diversi che più diversi non si può litigano per ingraziarsi i nipoti. A interpretarli sono Vincenzo Salemme e Max Tortora, che hanno incontrato i giornalisti insieme ad Herbert Ballerina e al regista Gianluca Ansanelli.

La Guerra dei Nonni: Max Tortora e Vincenzo Salemme fanno Tom e Jerry nella commedia di Gianluca Ansanelli presentata oggi

I nonni possono essere depositari della memoria di una famiglia o di epoche storiche segnate da grandi avvenimenti. I nonni ci viziano, ci coccolano, si prendono cura di noi quando i genitori lavorano e, se siamo fortunati, ci leggono le favole prima di andare a dormire e ci preparano le torte come faceva Nonna Papera con Qui, Quo e Qua. A queste figure così importanti per i bambini di ogni tempo e di ogni paese Gianluca Ansanelli dedica il suo quarto film da regista, che racconta di tre bambini e di due nonni, che lottano per ingraziarsi i nipoti e finiscono per combinare un mare di guai.

I protagonisti de La Guerra dei Nonni, in uscita il 30 novembre con Medusa Film, sono Vincenzo Salemme e Max Tortora, che formano un duo favoloso. Uno non particolarmente alto e l'altro altissimo, un alle prese con un personaggio severo e l'altro con un personaggio permissivo, uno napoletano e l'altro romano, sono stati la prima scelta del regista, che ha voluto chiamarli Tom e Jerry come gli iconici personaggi dei cartoni animati. Proprio dai loro nomi parte la conferenza stampa di presentazione del film, che accoglie nel cast anche Bianca Guaccero, Herbert Ballerina, Luca Angeletti, Ana Caterina Morariu e i giovanissimi Greta Santi, Luigi Fosco e Chloe Aquino.

"I nostri due nonni sono come gatto e topo" - dice Gianluca Ansanelli - "o come cane e gatto, insomma sono agli antipodi. Ci piacevano questi nomi che ci riportano a un mondo caro al pubblico più giovane, anche se Tom e Jerry sono un fenomeno trasversale e universale, perché chi non li ha visti? Sognavamo di lavorare con Vincenzo Salemme e Max Tortora, non c'è bisogno della mia conferma per convincersi che si tratta di fuoriclasse assoluti. Non è così semplice trovare attori tanto versatili e talentuosi. Ne La Guerra dei Nonni ci sono due corde ben definite, che richiedono una certa abilità recitativa. Chiaramente c'è la corda comica, e quindi già il cerchio si restringe perché c'è bisogno di un attore che sappia maneggiare questo materiale con cura. Poi c'è anche una linea sentimentale, che speriamo sia stata percepita dal pubblico, e qui il cerchio si restringe ancora di più, perché trovare chi riesce a muoversi con disinvoltura in entrambi i territori non è così semplice, perché spesso sono due ambiti antitetici, nel senso che la comicità richiede una recitazione che poi si sposa male con la credibilità sentimentale. Vincenzo e Max hanno costantemente dimostrato di sapersi muovere in entrambi i campi da gioco, e quindi erano (e sono stati) perfetti per noi".

Non era certo automatico che fra Max Tortora e Vincenzo Salemme nascesse da subito un'ottima intesa, ma le cose sono andate secondo i piani, tanto che, scherza Salemme, lui e Max hanno già in mente di fare il film numero 2 e poi un altro sequel in cui impersoneranno i fantasmi di Tom e Jerry. Avendo a disposizione due interpreti così talentuosi, Ansanelli ha lasciato loro spazio di manovra sui personaggi, senza però snaturare ciò che aveva scritto: "Diciamo c'è stato quel giusto mix" - spiega - "nel senso che quando ti trovi a lavorare con attori di questo calibro, ovviamente ti aspetti che da parte loro ci sia un contributo, anzi, deve esserci! La cosa da fare è prendere ciò che di nuovo arriva e incanalarlo in quello che ti occorre, perché sei tu ad avere la visione completa della drammaturgia, perché a volte un attore, dovendosi concentrare sul suo personaggio, non ha una visione generale. Con Vincenzo e con Max, che sono ottimi artisti e persone molto intelligenti, ci siamo tranquillamente confrontati e in certi casi abbiamo detto: 'Questa cosa è divertente però va oltre la nostra drammaturgia' o 'a discapito della nostra drammaturgia', e quindi a volte abbiamo optato per smussare o ricalibrare alcune cose, per cui alla fine il risultato è stato una via di mezzo tra quello che è scritto nel copione e quello che invece è frutto di improvvisazione".

Tanto Max Tortora quanto Vincenzo Salemme padroneggiano benissimo la commedia, genere che, nel nostro presente, è un po’ difficoltoso affrontare, in particolare per colpa del politicamente corretto. Salemme non la pensa esattamente così, e ribatte: "Credo che far ridere sia sempre stato complicato. Si capisce che hai fatto bene una cosa quando senti il pubblico ridere. Non ci sono segreti, c'è chi fa ridere e chi no, al di là del politicamente corretto e delle volgarità. Anche la volgarità può far ridere, ma io preferisco far ridere senza essere volgare. Alla fine, però, il risultato è sempre la risata. Sono millenni che si fa ridere nello stesso modo. E comunque, già parlare di 'politicamente corretto' non ha senso. Piuttosto bisognerebbe essere culturalmente corretti, altrimenti significa che c'è una parte politica che dice che sei scorretto e un'altra no, e questo è ridicolo".

"L'importante è togliere il 'devo" - interviene Max Tortora - "perché far ridere, per l'amor di Dio, è un dono, ma dover far ridere è una condanna, quindi se togli il 'devo' già diventa tutto più semplice, e poi chi stabilisce quale sia il limite del politicamente corretto? Quale entità? Quale ente? Nessuno si è mai presentato a dire: 'Fate così, non fare così'. Insomma chi è che detta le regole?".

Vincenzo Salemme ha ancora qualcosa da dire sullo stato attuale della comicità, e lo fa usando una metafora molto azzeccata: "Invece di parlare di noi, parliamo della cucina. Che cosa è cambiato? A parte il modo di cucinare, è l'utenza a essere cambiata. A un certo punto tutti pensavano di essere degli intenditori di vino, adesso, invece, tutti sanno come si fa un piatto creativo, come si cucina, e quindi si mangiano qualunque munnezza perché magari è cambiato il gusto generale. Passando alla cultura, prima si trattava di cultura vera, adesso è una forma di istruzione, cioè mi istruiscono su cosa è giusto o non giusto mangiare, o su cosa fa ridere e cosa non fa ridere, perciò è più difficile far ridere, come anche far piangere, far emozionare, perché purtroppo il primo fruitore è chi ne capisce, invece il pubblico cinematografico non dovrebbe essere formato da chi ne capisce, il pubblico dev'essere un pubblico libero da pregiudizi. Non sceglie di entrare in sala sapendo come reagirà: sceglie di entrare in sala per curiosità, per emozionarsi. Allo stesso modo dovrebbe pensare: vado in un ristorante perché spero di mangiare bene, non è che già so come mangerò".

Uno dei personaggi più buffi de La Guerra dei Nonni è Gaetano, che di mestiere consegna pacchi. Interpretato da Herbert Ballerina, è dotato di una certa saggezza e ci regala splendidi duetti con il nonno Jerry di Vincenzo Salemme. Anche Ballerina ha qualcosa da dire sulla comicità del nostro tempo: "Secondo me oggi è più difficile fare comicità, anche perché oggi il comico inizia a porsi troppe domande, e quando un comico inizia a farsi troppe domande, tipo: 'Offenderò questa persona?', si appiattisce un po’ tutto. Io credo che il comico debba dire quello che gli viene in mente. D'accordo, deve far ridere, però se ha meno cose a cui attaccarsi, il compito è ben più arduo".

Infine, Herbert Ballerina parla de La Guerra dei Nonni: "Sono felice di aver partecipato, sia perché il film è molto carino, sia perché ho a disposizione una linea comica leggermente diversa da quella che solitamente mi caratterizza. Abitualmente sono molto più aggressivo, invece qui mi capita di essere vessato, anche perché rompo le scatole a Vincenzo. Con lui mi sono trovato subito bene. Forse parliamo la stessa lingua. La Guerra dei Nonni mi piace perché esplora la frattura che c’è oggi tra i nonni e i nipoti, e di cui è responsabile la diffusione dei social. Con lo smartphone diventa difficile fare i genitori, figuriamoci i nonni! Anche per questo il nostro non è un film soltanto comico".

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