Edith, una ballerina all'inferno in anteprima a Giffoni
Sarà presentato in anteprima mondiale al Giffoni Film Festival 2022 Edith, una ballerina all'inferno, racconto ispirato alla storia vera della danzatrice ebrea ungherese sopravvissuta alla shoah e autrice del best seller La scelta di Edith
Il suo nome, Edith, è legato a un libro diventato un successo a livello mondiale con il titolo La scelta di Edith. Una storia, rigorosamente vera, quella della ballerina ebrea ungherese Edith Eva Eger, sopravvissuta ai campi di sterminio nel corso della Seconda guerra mondiale, racconta ora in un film inusuale, Edith, una ballerina all’inferno, prodotto da Violet Moon e MoKa, associazioni culturali italiane attive nel teatro narrativo, nello storytelling e nell’ambito audiovisivo.
Un film diretto da Marco Zuin, scritto da Emanuele Turelli, con la fotografia di Lorenzo Pezzano (già collaboratore di Pupi Avati e Marco Paolini), e come interpreti Marco Cortesi e Mara Moschini, già noti al pubblico cinematografico e televisivo per Ruanda e Il muro (Prime Video) oltre alla serie “green storyteller”. L’idea di sviluppare la storia della giovanissima Edith in un film è di Riccardo Viviani e Claudia Ziliani, rispettivamente direttore organizzativo e produttore esecutivo di Violet Moon.
Il film ripercorre le vicissitudini di una sedicenne ungherese dalla persecuzione razziale nell’Ungheria occupata del 1944, l’arresto, la deportazione verso il complesso concentrazionario di Auschwitz, la terribile sopravvivenza nel campo femminile di Birkenau, le marce della morte, fino alla liberazione, che per Edith e la sorella Magda arriverà miracolosamente in un sottocampo di Mauthausen, quando furono estratte da un cumulo di cadaveri da due soldati americani, il 4 maggio del 1945. Edith riuscirà a salvarsi e salvare il suo gruppo di deportate grazie alla sua passione per la danza.
Grazie a quella passione, Edith (interpretata dalla diciassettenne Viola Turelli) troverà il coraggio di danzare di fronte al terribile Mengele (Romeo Tofani), guadagnando cibo aggiuntivo per le lei e le compagne; grazie a quella passione Edith riuscirà in ogni momento ad infondere coraggio alle altre e a spronarle verso la salvezza. Nei 62 minuti di pellicola, in parte girati a Salò, nel dismesso teatro che fu luogo di festa per i gerarchi fascisti durante la Repubblica Sociale Italiana, in parte all’interno del campo di Birkenau, in Polonia, si alternano più arti per un film sperimentale nel quale si mescolano danza, narrazione e recitazione.