Donald Sutherland: il lascito di un gigante della recitazione
Ha sconvolto tutti gli appassionati di cinema la notizia della morte a 88 anni, dopo una lunga malattia, di Donald Sutherland, uno degli attori più talentuosi e carismatici che il mondo del cinema abbia mai conosciuto. Come tutti, noi lo amavamo e vogliamo ricordarlo.
La notizia della scomparsa di Donald Sutherland, uno degli attori più carismatici e talentuosi della storia del cinema, ha veramente toccato tutti: sui social moltissimi hanno ricordato i suoi film e i suoi ruoli più famosi, stupiti di quanti fossero, in una carriera che sfiora i 200 titoli, significativi, vari e importanti (anche se non usiamo volutamente l’abusata parola che inizia con la i, ma ci siamo capiti). Ognuno ha scoperto di avere nel cuore performance e film che lo hanno visto protagonista, in un filmografia che ha attraversato 60 anni. Cercheremo di riassumerla, per quanto possibile, per ricordare quanto ha fatto e per come l'ha fatto quest’attore straordinario, unico nel suo genere, che ha dato un contributo inestimabile all’arte che tutti amiamo.
Donald Sutherland: una carriera spettacolare
Canadese di nascita, Donald Sutherland, dopo un’infanzia tormentata da una serie di malattie, che certo non lasciava presagire quanto sarebbe cresciuto, a 22 anni parte per Londra dove studia recitazione alla celebre LAMDA. Decide di seguire questa passione e farne una professione, anche se ha pure una laurea in ingegneria. Dopo una serie di apparizioni in celebri telefilm inglesi, come Il Santo e The Avengers, arriva al cinema e gira il suo film di debutto, Il castello dei morti vivi, nel 1964 in Italia, a Bomarzo con la regia di Lorenzo Sabatini, alias dell'americano Warren Kiefer (da cui prenderà il nome il figlio che seguirà le sue orme con successo) e Luciano Ricci. Vi appare in due ruoli, quello di un soldato napoleonico e…di una strega. Seguono altri titoli come il giallo horror a episodi della britannica Amicus Le cinque chiavi del terrore e Quella sporca dozzina. Dopo di che, lascia l’Inghilterra per Hollywood dove interpreta Occhio di falco in M.A.S.H. di Robert Altman. La sua impronta resta indelebile anche sulla Hollywood degli anni Settanta. In quel periodo recita infatti in film come Fate la rivoluzione senza di noi, I guerrieri, Il mondo di Alex, Piccoli omicidi di Alan Arkin, il poliziesco Una squillo per l’ispettore Klute con Jane Fonda (con cui ha una relazione e produce un documentario contro la guerra in Vietnam) e il sequel I diamanti dell’ispettore Klute e lo sconvolgente E Johnny prese il fucile di Dalton Trumbo. Torna a lavorare con registi inglesi interpretando il cult di Nicolas Roeg A Venezia...un dicembre rosso shocking e lo splendido e sfortunato Il giorno della locusta di John Schlesinger, uno dei suoi ruoli più forti e sofferti, dal romanzo di Nathanael West, per continuare coi film che a nostro parere ne rappresentano una delle vette inarrivabili per qualunque suo collega, due dei quali diretti da maestri italiani. Se per Federico Fellini fu un Casanova algido, dal coito triste e meccanico, coi lineamenti stravolti in una perfetta incarnazione di Eros e Thanatos, si deve a Bernardo Bertolucci il suo ruolo più crudele e spietato: quello del sadico fascista Attila in Novecento, al fianco di Laura Betti: un personaggio incarnato con tanta aderenza al male assoluto, quella che lui, uomo colto e pacifista aveva sempre aborrito, rimasto impresso per sempre a chi lo vide al cinema in quegli anni in tutto l’orrore delle sue azioni (e della sua morte).
Ma questo gigantesco attore, di nome e di fatto, sapeva fare veramente tutto e se la sua mole e il suo sguardo azzurro e sporgente sapeva incutere timore ed esprimere la crudeltà e la malattia mentale in modo impressionante, il suo senso dell’umorismo venne valorizzato dall’incontro con John Landis, che dopo avergli offerto il ruolo di un imbranato cameriere in Ridere per Ridere, lo volle anche in Animal House, dove Donald Sutherland era l’affascinante professore di letteratura inglese Jennings. Tra i suoi tanti, bellissimi personaggi del decennio non dimentichiamo lo splendido remake de L’invasione degli ultracorpi di Philip Kaufman, Terrore dallo spazio profondo (indimenticabile il suo grido dopo la sostituzione aliena). Sutherland apre in bellezza gli anni Ottanta nel film del debutto registico di Robert Redford, Gente comune. La sua carriera procede sempre ad altissimi livelli, (anche se non sempre in film meritevoli del suo talento). Ricordiamo qualche titolo dei decenni successivi in ordine sparso: I delitti del rosario, Un’arida stagione bianca (a fianco di Marlon Brando), Fuoco assassino, Grido di pietra, JFK, Buffy l’ammazzavampiri, 6 gradi di separazione, Rivelazioni, Il momento di uccidere, Space Cowboys, l’italiano Piazza delle Cinque lune, Ritorno a Cold Mountain, Orgoglio e pregiudizio, Ella & John di Paolo Virzì e moltissimi altri, fino alla saga di Hunger Games, dove conquista nuove generazioni col ruolo di Coriolanus Snow. In televisione lo ricordiamo nel film tv Cittadino X, in due ruoli di avidi patriarchi: in Dirty Sexy Money e in Trust, sul rapimento Getty.
Dalla terza moglie, sposata nel 1972, Donald Sutherland ha tre figli a cui dà il nome di registi con cui ha lavorato: a Kiefer, avuto dal secondo matrimonio, sono seguiti Roeg (da Nicolas Roeg), Rossif (da Frédéric Rossif) e Angus Redford, che deve il suo secondo nome al più celebre Robert. Ha vinto un Emmy e un Golden Globe per Cittadino X, un Golden Globe per Path to War e un Kids' Choice Award per Hunger Games, Incredibilmente, non ha mai ricevuto nemmeno una candidatura all’Oscar, solo una statuetta ad honorem riparatrice nel 2018. Pensateci, se ancora credete che l’Academy assegni il riconoscimento più prestigioso a chi lo merita. Ma è pur vero che attori del suo calibro restano per sempre nel cuore e nella mente di chi ha avuto la fortuna di vederli all’opera, e in fondo il miglior premio che un interprete possa ricevere per il suo lavoro è l’affetto e la riconoscenza del suo pubblico. Godspeed, dear Donald, e grazie di tutto!