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Aspettando A Complete Unknown: Bob Dylan e il cinema

In attesa di vedere nei cinema italiani il film biografico diretto da James Mangold e interpretato da Timothée Chalamet, ecco tutti i film - doc e finzione - che hanno parlato di Dylan, e quelli da lui interpretati.

Aspettando A Complete Unknown: Bob Dylan e il cinema

In arrivo nei cinema il 23 gennaio, A Complete Unknown - che prende il suo titolo da un verso della celebre “Like a Rolling Stone” - è il film biografico su Bob Dylan diretto da James Mangold e interpretato da Timothée Chalamet che racconta l’ascesa al successo del giovane Dylan, dagli esordi nei club newyorchesi fino alla celebre - contestatissima, ai tempi - svolta elettrica avvenuta con l’esibizione al Newport Folk Festival del 1965.
In sostanza, quindi, A Complete Unknown, che come Dylan stesso ha voluto ricordare in un tweet (ultimamente è molto attivo sulla piattaforma social) è stato basato sul libro di Elijah Wald “Dylan Goes Electric”, copre sono un quinquennio, pur fondamentale, della lunghissima e variegata carriera di questo genio delle parole e della musica, premiato col Nobel per la letteratura qualche anno fa, e solo una delle tante maschere artistiche e esistenziali indossate nel corso dei decenni da questo personaggio così misterioso, elusivo, volutamente contraddittorio.
In qualche modo, quindi, è un esercizio inutile, sicuramente sterile, quello di cercare di andare a capire se e quanto il film di Mangold sia riuscito a raccontare una qualche verità su Dylan e sul Dylan di quegli anni.
Come lo stesso cantante ha sottolineato più di una volta, quello della sua identità, se così si può dire, è un mistero complesso e quasi esoterico: “Tutto quello che posso fare è essere me stesso, chiunque egli sia”, è una sua celebre frase, come pure “Non c’è nulla di così stabile come il cambiamento”, ma anche “Sono Bob Dylan soltanto quando devo esserlo, il resto del tempo sono me stesso”.

A Complete Unknown: il trailer italiano ufficiale

Chi ha capito benissimo questa identità complessa e plurale di Dylan, e il suo giocarci sardonico, è Todd Haynes, autore del primo film da recuperare per chi volesse prepararsi a dovere alla visione di A Complete Unknown.
Nel 2007 infatti Haynes ha portato in concorso a Venezia, e poi nei cinema di tutto il mondo, Io non sono qui, biopic particolarissimo, “ispirato dalla musica e alle molte vite di Bob Dylan”, come recita una didascalia iniziale: un film in cui la storia, la vita, la carriera e le identità di Dylan sono raccontate in sette episodi di cui sono protagonisti sei diversi attori (in un caso, perfino una donna, Cate Blanchett) che assumono nomi diversi e vivono in epoche differenti.
Nello specifico, gli anni presi in considerazione da Mangold in A Complete Unknown corrispondono nel film di Haynes agli episodi con Marcus Carl Franklin (intitolato “Woody Guthrie”), Christian Bale (“Jack Rollins”), e Cate Blanchett (“Jude Quinn”).
Quest’ultimo episodio racconta proprio la stessa fase della vita di Dylan che sta alla fine di A Complete Unknown e che è al centro di un altro film fondamentale per gli appassionati di Dylan o per chi voglia sapere di più su di lui: il documentario di D. A. Pennebaker Dont Look Back, famosissimo (anche solo per l’apertura sulle note di "Subterranean Homesick Blues", con Dylan che fa scorrere i cartelli con il testo davanti a sé) e celebratissimo, che mette sullo schermo con lo stile del cinema verité il tour in Inghilterra effettuato dal musicista nel 1965.

Lo zampino di Pennebaker (che per inciso è un grandissimo documentarista) sta poi anche dentro Eat the Document, altro documentario questa volta sul tour europeo con gli Hawks del 1966 che è ufficialmente diretto da Dylan ma girato come da sue indicazioni proprio da Pennebaker.
Dylan ha anche montato il film - che è risultato troppo “oscuro” per un pubblico tradizionale, e che per anni è rimasto sostanzialmente invisibile - dopo essersi ripreso dal tutt’ora misterioso incidente in motocicletta del giugno 1966 che l’ha fatto sparire dalle scene a lungo.
Parti di Eat the Document (che è anche il film che, nella sua versione bootleg, contiene il celebre footage di Dylan e John Lennon che viaggiano insieme, stonatissimi, in limousine) sono state utilizzate da Martin Scorsese per il primo dei suoi due documentari su Dylan: No Direction Home, film del 2005 che ancora una volta si concentra sulla prima fase della vita di Dylan: dalla sua infanzia fino all’incidente in moto.
L’altro doc di Scorsese su Dylan è invece Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese, che è insieme cronaca fedele e reimmaginazione (con qualche inserto di finzione) di un altro celebre tour di Dylan, quello intitolato appunto Rolling Thunder Revue che ha visto il musicista girare gli Stati Uniti tra il 1975 e il 1976 con un carrozzone di colleghi come Joan Baez, Roger McGuinn, Joni Mitchell, Ronee Blakely e Ramblin' Jack Elliott.

Durante quel tour Dylan ha anche girato l’unico altro suo film da regista assieme a Eat the Document: si intitola Renaldo e Clara, Dylan l’ha scritto con Sam Shepard ed è un mix molto strano tra un film concerto, un tradizionale documentario con le teste parlanti e una sorta di film di finzione interpretato dallo stesso Dylan (e da sua moglie Sara, e da Joan Baez) che in qualche modo illustrano la sua vita e i testi delle sue canzoni.
Con Renaldo e Clara, sorta di cerniera tra doc e finzione, si va quindi ad aprire anche il capitolo dei film che da Dylan sono stati interpretati come attore: il primo, il più celebre - e in sostanza anche quello che contiene l’unico vero ruolo da lui affrontato, visto che negli altri film fa sostanzialmente sé stesso, chiunque egli sia - è il capolavoro Pat Garrett e Billy Kid di Sam Peckinpah, in cui è Alias, un membro della banda del Kid. Quello di Peckinpah è anche il film che contiene la celeberrima “Knockin’ on Heaven’s Door”, canzone composta da Dylan come tutto il resto della colonna sonora.

Dopo Pat Garret e Billy Kid, e dopo Renaldo e Clara, ecco che nel 1987 Dylan fa il protagonista, con Fiona e con Rupert Everett, di uno strano e sfortunato film, più tardi da lui ripudiato, intitolato Hearts of Fire, che lo vede nei panni di una rockstar che è chiaramente il suo alter ego.
Dopo un cammeo in Ore contate di Dennis Hopper, uno in un episodio della misconosciuta serie tv Dharma e Greg, e uno in un noir del 1999 intitolato Paradise Cove, ecco che Dylan torna al cinema nel 2003 con Masked and Anonymous, film che lo stesso Dylan (sotto lo pseudonimo di Sergei Petrov) ha scritto assieme al regista Larry Charles (sì, proprio lo sceneggiatore di Seinfeld e regista dei film con Sacha Baron Cohen): la storia è quella di una rockstar che viene fatta uscire di prigione per suonare a un ambiguo concerto di beneficenza, nel contesto di un mondo sulla soglia del caos e dell’anarchia. E il film è quello per la cui presentazione stampa Dylan si presentò sornionissimo indossando un berretto di lana blu dal quale spuntava una frangia di lisci capelli biondi... look imitato da Chalamet in occasione della prima di A Complete Unknown.

Sono questi, questi che sono stati citati fino a questo momento, i film da vedere per conoscere meglio quel grande mistero che si chiama Bob Dylan. Poi, se aveste voglia, ci sarebbe anche da leggere il primo - e finora unico - volume della sua autobiografia, “Chronicles. Volume One”; o il suo unico romanzo, “Tarantula”; o il recente saggio “Filosofia della canzone moderna”.
Poi ci sono i dischi, i suoi massimi capolavori, e una miriade di interviste, video e di frammenti che si possono ritrovare in rete.
Oppure, potete anche accontentarvi di A Complete Unknown, al cinema dal 23 gennaio. A voi la scelta.

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