Elemental, intervista video col regista Peter Sohn: "La questione culturale è il cattivo del film"

Elemental, nuovo film di animazione targato Pixar, nasce da un trascorso personale del suo regista Peter Sohn: vedete qui in basso la nostra intervista video con lui (che sì, ispirò il Russell di Up, se ve lo state chiedendo). Figlio di genitori coreani emigrati negli States, Peter ha voluto costruire il racconto di Ember e Wade come rilettura metaforica della convivenza tra culture diverse, sulla carta incompatibili: Ember è fatta di fuoco, Wade è tutto acqua. Una bella sfida! Ma come si evita l'eccesso di autobiografia in questi casi? I quattro elementi nel film seguono davvero le leggi della fisica, oppure c'è stata qualche "licenza poetica"? E come mai in questa storia manca il classico villain? Ascoltiamo cosa ci ha risposto Peter...

Elemental, la storia della nuova fiaba Pixar

Lei è Ember, figlia di un immigrato dalla lontana Terra del Fuoco: non vive a Elemental City, ma nel sobborgo di Fire Town, più sicuro per la sua "infiammabile gente". Non è molto tranquilla, perché l'idea di dover ereditare l'attività del babbo, per essere all'altezza dei suoi sacrifici, la stressa oltremisura. L'opposto dello stress arriva fuori dal suo mondo: è fatto di acqua ed è Wade, che si lascia (letteralmente!) trasportare dalla corrente, con empatia, immediatezza e semplicità. È quello che ci vuole per Ember, anche per guardarsi un po' meglio dentro e capire cosa voglia davvero dalla vita, però la loro unione è difficile, da molti punti di vista. Potranno mai toccarsi senza disintegrarsi a vicenda, spegnendosi o evaporando? E la loro unione potrà mai essere accettata nel mondo in cui vivono, che mantiene alte le barriere? A queste domande risponde Elemental. Leggi anche Elemental, la recensione del poetico film di animazione Pixar