Harlan Coben: C'era una volta un uomo ossessionato dalle storie. Incontro con il Premio Raymond Chandler 2022
A ricevere il Raymond Chandler 2022 dal Noir in Festival è Harlan Coben, che ha messo molti suoi romanzi a disposizione di Netflix. Lo scrittore parla di Safe, della sua passione per la scrittura e del suo rapporto con la serialità.
- Scrittori, ispirazioni e bugie
- Non dirlo a nessuno: fra Hollywood e la Francia
- The Five: serie o romanzo?
- La regia
- Hollywood è un postaccio
- Safe
- Netflix in ogni dove
- The Stranger (serie inglese) e Bruce Springsteen
- Tutti d'accordo
- The Innocent (serie spagnola)
- Scrivere, nient'altro che scrivere
- Scrivere in tre parole
- Il sedile posteriore
È simpatico, alla mano, aperto, disponibile, sorridente e dotato un gran senso dell'umorismo il Premio Raymond Chandler del trentaduesimo Noir in Festival. Ladies and Gentlemen, è di scena, allo IULM di Milano, Harlan Coben, uno scrittore che, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, come si legge nel catalogo del Noir. Nato a Newark, in New Jersey, democratico, amico di Bruce Springsteen e lavoratore indefesso, tanto che ha scritto ben 35 romanzi, Coben ha incontrato gli studenti dell'università di comunicazione e lingue per parlare di letteratura e serie tv, e di come ha lavorato con Netflix, con cui ha stretto un accordo che prevede la trasformazione dei suoi best-seller in serie e miniserie per la piattaforma (per un totale di 14) che possono cambiare a seconda del paese in cui sono disponibili. Harlan Coben ha iniziato molto presto a prestare il suo lavoro al cinema e alla televisione, e da tempo si diletta anche nella regia, nella scrittura di sceneggiature e nella produzione. Non ama particolarmente Hollywood, e nemmeno chi si atteggia a intellettuale, rifiutando in blocco la cultura pop o suggestioni che sembrano meno nobili dei grandi padri della letteratura angloamericana. Bonariamente critico degli atteggiamenti snob o distratti di alcuni colleghi e abituato a scrivere in qualsiasi luogo, il buon Harlan ha parlato anche dell'unico film tratto da un suo romanzo, quel "Non dirlo a nessuno" pubblicato in Italia nel 2011. Ha poi spiegato cosa dovrebbe e non dovrebbe fare uno scrittore e ha raccontato alcuni buffi aneddoti sulle sue abitudini di scrittore e sulle distrazioni di una rockstar.
Scrittori, ispirazioni e bugie
Gli scrittori raccontano tante bugie, quindi, ogni volta che qualcuno domanda a uno scrittore quali siano state le sue influenze, quasi tutti vogliono dare risposte intelligenti, del tipo: "Sono stato ispirato da Proust, da Yates, da Shakeaspeare". Ma, se siete cresciuti nella stessa epoca in cui sono cresciuto io, nello stesso posto, o anche in un diverso contesto, siete per forza stati influenzati dalla televisione. Da bambino guardavo la TV, e quindi è logico che abbia imparato dalla TV come raccontare una storia. Molti scrittori non ammetterebbero mai una cosa del genere. Io credo, invece, che chi fa il mio lavoro possa prendere spunto da qualsiasi cosa. Di recente sono andato a una mostra di Edward Hopper. Se guardi i suoi quadri e vuoi scrivere per la televisione, se non ti viene nemmeno un'idea legata alla sua pittura, probabilmente stai facendo il lavoro sbagliato. Lo stesso discorso vale per Hieronymus Bosch. Se vuoi essere creativo, leggi libri, scrivi, guarda la televisione, vai nei musei. Così facendo, diventerai un artista del Rinascimento. Sono sempre impazzito di rabbia quando ho incontrato colleghi che dicevano con orgoglio di non aver letto nessun libro pubblicato negli ultimi cento anni. Mi dicevano: "Però ho letto i libri di Jane Austen. Ma andiamo! Nessuno legge più i libri di Jane Austen, uno ha letto Jane Austen 20 o 30 anni fa, piantiamola di dire che la fonte di ispirazione più importante è la letteratura del diciassettesimo secolo. La TV ha avuto una grossa parte nella vita di tutti noi, di tutti voi, ed è per questo che siete venuti ad ascoltarmi, e a me va benissimo. Ma se non vi piace la TV, allora cosa ci state a fare qui?".
Non dirlo a nessuno: fra Hollywood e la Francia
Come sapete è difficilissimo fare un film. Bisogna che una serie di cose vadano bene per avere il via libera. Quando ho scritto "Non dirlo a nessuno", c'erano tre studi americani che volevano acquistarne i diritti. A spuntarla è stata la Columbia/Sony, e per me è stato un momento magico dal punto di vista economico. Mi hanno detto: "Adoriamo il tuo libro, apporteremo solo dei piccoli cambiamenti qua e là. Alla fine hanno sottoposto alla mia attenzione la peggiore sceneggiatura che abbia mai letto in vita mia. Il romanzo racconta di un uomo che assiste all'omicidio di sua moglie e, anni dopo, la vede su uno schermo cinematografico e si rende conto che potrebbe essere ancora viva. Lui è ancora addolorato per la sua morte e ancora la ama. Vedete, possono cambiare molte cose in questa storia: la si può spostare dal New Jersey a New York, ad esempio, o al limite ambientarla a Parigi, ma quello che proprio non è possibile modificare è il fulcro della vicenda. Gli americani proprio non riuscivano a capirlo. Dicevano: "Se George Clooney interpreta il protagonista, deve avere una ragazza. Non è possibile che stia ancora aspettando la donna che amava. Sì che può! La mia era una love story! Non mi hanno dato retta e hanno scritto questa sceneggiatura in cui, quando la donna creduta morta ritorna, il film diventa la storia di un triangolo amoroso. Credetemi, era orribile. Per fortuna, l'accordo con lo studio prevedeva che avessi ogni tre anni la possibilità di riprendermi i diritti del libro e c'era un tizio francese di nome Guillaume Canet che mi chiamava senza sosta, dicendomi: "Adoro questo romanzo, adoro questo romanzo". Un giorno mi ha parlato dell'adattamento che intendeva realizzare e le sue idee mi sono piaciute molto. Un giorno Michael Apted, che era il regista che avrebbe dovuto dirigere il film, si è trovato casualmente a parlare con Guillaume Canet, che gli ha detto: "Ti invidio molto, perché farai il film che avrei voluto fare io". Apted per fortuna ha rinunciato, così Canet è corso al telefono, mi ha chiamato e ha esclamato: "Mi avevi promesso i diritti del libro!". A Hollywood mi hanno detto che ero pazzo a far uscire il libro dall'America, ma avevo fiducia in Guillaume. Ancora oggi, quando guardo il suo film Non dirlo a nessuno, mi sembra una lettera d'amore al mio libro. Nessuno si aspettava che in Francia sarebbe stato un successo, invece è piaciuto tantissimo, ed è stato candidato a 9 premi César, e ha vinto quello per il miglior regista e il miglior attore protagonista (andato a François Cluzet, ndr). Questo mi ha fatto capire quanto sia importante affidarsi al proprio istinto. Io non ho mai inseguito il denaro: ho dato ascolto al mio cuore, perché quando ascolti il tuo cuore, poi il denaro arriva, e poi quel film ha portato cose bellissime nella mia vita.
The Five: serie o romanzo?
Ho avuto un'idea per una storia che doveva diventare un romanzo, il problema era che aveva quattro protagonisti, quindi si trattava di un'impresa piuttosto complicata. Il progetto si intitolava The Five, perché c'erano quattro personaggi principali, per l'esattezza quattro adolescenti che andavano in un bosco con il fratello piccolo di uno di loro e, dopo essersi divertiti a prenderlo in giro, gli dicevano di andare a casa. Allora lui si allontanava e spariva. Vent'anni dopo, sulla scena di un delitto veniva trovato il DNA del fratellino svanito nel nulla, che quindi doveva essere ancora vivo. Questa era la premessa, l'antefatto, dell'eventuale libro, ma mi sembrava durasse troppo. Inoltre fin dal principio potevo vedere tradotta in immagini la mia storia, cosa che non mi succede mai quando scrivo un romanzo. Per me un libro non deve essere visivo, ecco perché, quando trasformano in una sceneggiatura un mio libro, non mi importa che la trasposizione sia uguale al libro, perché un libro è un libro e una serie tv è una serie tv. Nel caso di The Five, mi sembrava di vedere il bosco, la camicia rossa sudata del bambino, e così, quando Nicola Shindler è venuta da me a chiedermi di trasformare un mio romanzo che aveva molto amato in una serie tv, ho risposto che i diritti di quel libro erano già stati venduti ma che avevo un'idea. Le ho quindi parlato della storia con i quattro protagonisti e cinque minuti più tardi lei ha telefonato a Sky e abbiamo firmato il contratto. Così è cominciata la collaborazione con Nicola Shindler. The Five è andata bene, poi abbiamo realizzato Safe, The Stranger, Stay Close e, quando lascerò l'Italia mercoledì mattina, andrò in Inghilterra perché stiamo lavorando ad altri due progetti targati Netflix di cui non posso parlare. Con Nicola stiamo anche facendo una serie francese.
La regia
Non saprei dirigere un film. Tecnicamente è molto complicato, ma quando fai una serie tv, collabori con un gran numero di persone. Mi piace molto quando gli attori mi fanno leggere i loro appunti, voglio parlare con tutti e desidero che tutti vengano ricompensati adeguatamente per il loro lavoro.
Hollywood è un postaccio
L'idea di scrivere le sceneggiature di film o serie dai miei libri non mi dispiace e non mi è mai dispiaciuta, ma ho scritto un libro l'anno e ho appena finito il mio trentacinquesimo romanzo, quindi sono stato sempre piuttosto impegnato, e comunque la prima catastrofica esperienza con il mio primo romanzo mi ha molto spaventato. Sarò franco con voi: Hollywood è un posto di merda. Tutti quelli che dicono che Hollywood è un posto di merda hanno ragione. Il mio libro successivo si intitolava "Svaniti nel nulla" e ricordo che il mio agente hollywoodiano mi chiamò e mi organizzò riunioni praticamente con tutti, e tutti continuavano a ripetermi: "Mio Dio, ma è un romanzo geniale, non vedo l'ora di trasformarlo in un film". Ebbene, nessuno si è mai fatto vivo. Sono uscito da ogni singola riunione convinto che i diritti del mio romanzo sarebbero stati acquistati. Poi c'era qualcuno che mi proponeva di acquistarli avvertendomi che avrebbe stravolto il romanzo, cambiando persino il titolo. Un giorno la mia editrice di allora, che era una donna molto saggia, mi prese da parte e mi disse: "Non scordarti che Hollywood ha distrutto Francis Scott Fitzgerald, Raymond Chandler, Dashiell Hammett e che ti schiaccerà come uno scarafaggio, quindi proteggi i tuoi libri. Mi piacerebbe dare un mio romanzo a uno studio hollywoodiano, ma solo alle mie condizioni. Se accetto, voglio essere coinvolto nel processo creativo.
Safe
Safe è l'esempio di come una cosa cattiva possa trasformarsi in una cosa buona. Ogni volta che una porta si chiude, non bisogna forzarla per aprirla di nuovo. Avevamo deciso di fare la seconda stagione di The Five, che volevo intitolare The Four, poi ci sarebbe stata la terza, intitolata The Three, e così via. Tutto sembrava filare liscio, ma poi abbiamo avuto una brutta discussione con il network, e così l'ho fatta diventare Safe, ma dovevo trovare un altro network, e sembrava che nessuno la volesse. Eravamo bloccati e piuttosto affranti, poi l'abbiamo sottoposta a Netflix, facendo leggere a chi di dovere la sceneggiatura. Il copione è piaciuto, e quindi si è deciso per una coproduzione: Netflix da una parte, un network francese dall'altra. Abbiamo coinvolto importanti attori francesi, ed è stata la prima collaborazione con Netflix. Abbiamo lavorato molto bene insieme, dopodiché mi hanno chiesto: "Possiamo proseguire il nostro sodalizio? Ci piacerebbe molto". E’ stato allora che abbiamo capito di voler fare tantissime cose diverse, e allora abbiamo siglato un accordo. Ma all'inizio è stata dura per molte persone. Due cose ci hanno spezzato il cuore: la prima è stata perdere il network, anche se dopo è cominciata la parte migliore della mia carriera televisiva. La seconda riguarda Michael C. Hall, che è conosciuto come il protagonista di Dexter. Adorava a serie, ma voleva che fosse girata in Inghilterra, mentre quelli della NBC desideravano che si girasse a New York. Così Michael mi ha detto: "Trova un altro attore". Ma io volevo lui, quindi ho dovuto dire a NBC, che è il più grande network d'America, che non se ne faceva più nulla, ma ancora una volta ho seguito il mio cuore.
Netflix in ogni dove
La cosa interessante è che si tratta di serie tv europee, la maggior parte delle quali sono girate nel nord dell'Inghilterra, e poi in Francia, Spagna e Polonia. Dal momento che avevo fatto altre due serie tv nonché un film in Francia, e Hollywood è Hollywood, e io volevo tenermi a distanza, e oltretutto avevo la fortuna di aver venduto i miei romanzi in molti paesi europei, avevo un mio pubblico nel vecchio continente e non mi interessava prendere un mio romanzo e portarlo sul grande schermo in modo identico a come era stato scritto. Quando si lavora con Netflix, non ci si rende conto del numero di persone che guardano i film e le serie. Dopo soli due giorni dal debutto di The Innocent, l'avevano vista 90 milioni di persone. E per ogni paese eravamo in grado di prendere le star più rinomate. E non lo dico perché sono qui, ma vorrei tanto fare una serie Netflix per l'Italia. E’ una cosa di cui ho già parlato con Netflix.
The Stranger (serie inglese) e Bruce Springsteen
Non credo di essere lo scrittore preferito di Bruce Springsteen, ma lui è il cantante e musicista che amo di più, anche perché veniamo entrambi dal New Jersey. Ma io faccio TV, e costa una fortuna avere una canzone di Bruce Springsteen, quindi il nostro budget di 5000 dollari per The Stranger non ci permetteva di utilizzare quel brano. E allora ho chiesto un favore personale a Bruce e lui ha detto sì. Non gli domanderò mai più una cosa del genere, anche se so che la musica è importante in una serie, soprattutto in quelle destinate ai giovani. Comunque mi piace che la musica sia a tutto volume. Inoltre, quando scrivo parlo spesso delle canzoni che i miei personaggi ascoltano. Sappiamo tutti che la musica crea un mood, un'atmosfera.
Tutti d'accordo
Sia i Clinton che i Bush leggono i miei libri: almeno possiamo tutti essere d’accordo su una cosa. Trump, che io sappia, non ha mai letto un mio romanzo.
The Innocent (serie spagnola)
È un processo molto collaborativo. Vi ho parlato delle orribili trasposizioni hollywoodiane, Con "Non dirlo a nessuno" potevate cambiare tutto tranne la premessa di un uomo che ancora piange il lutto di sua moglie. In questo caso non si poteva cambiare il fatto che Matt venisse incarcerato per un omicidio non intenzionale e che si innamorasse di una donna un po’ strana. Per il resto si potevano apportare modifiche, e questo è il lavoro di un regista e di un team, e ogni paese ha il suo approccio. The Innocent è decisamente violenta, e quando ho letto la sceneggiatura ho pensato: Aiuto! La violenza mi sembra eccessiva, e così ne abbiamo tolta parecchia, ma io dovevo rispettare la visione del regista, che si è seduto accanto a me per parlare delle sue idee. La sua prima idea era che ogni episodio cominciasse con un punto di vista diverso, e quindi si doveva sentire la voce off di un personaggio ogni volta nuovo. Era una trovata favolosa. Se l'avessi girata io sarebbe stata meno violenta? Sì. E se invece avessi girato la versione polacca, il ritmo sarebbe stato più incalzante? Sì. E quella inglese sarebbe diventata ancora più folle? Certo. Ma ogni regista ha il suo modo di lavorare, e io l'ho sempre rispettato.
Scrivere, nient'altro che scrivere
Sono impegnato simultaneamente in due o tre serie tv. In questo senso aiuta molto il fatto di non avere nient'altro nella vita. No ho altri hobbies, non colleziono niente, ho la mia famiglia e la mia scrittura, sono la persona più noiosa del mondo e sono totalmente ossessionato dalle storie. Mi vengono sempre in mente nuove idee, anche ora che sono seduto penso alla mia prossima serie TV. Quindi vi consiglio di fare una vita veramente noiosa. Se volete essere artisti, dovete avere questa passione e tanta dedizione. Vi racconto cosa mi ha narrato una famosa rockstar di cui non farò il nome. Mi ha detto che un suo amico, un'altra celebre rockstar, dopo aver ottenuto un successo clamoroso comprò un tappeto persiano molto costoso. Possedeva un paio di case e voleva riempirle di tappeti. A un certo punto, a forza di pensare ai tappeti persiani, si dimenticò di scrivere nuova musica e cominciò a suonare sempre le stesse canzoni a ogni concerto. Quindi lasciate perdere i tappeti persiani. Se amate scrivere storie, fatelo tutto il giorno, pensateci sempre. Quando non scrivo, mi sento strano e quasi sempre in colpa.
Scrivere in tre parole
Puoi scrivere in qualsiasi luogo e avere qualsiasi routine, però ci sono tre cose che fanno uno scrittore. La prima è l'ispirazione. Devi sentirti ispirato, e questo lo sappiamo tutti. La seconda cosa è il sudore, che vuol dire mettersi al lavoro, e cioè scrivere, scrivere scrivere, e solo sedendosi su una sedia si può scrivere. Pensare ai personaggi non è scrivere, documentarsi non è scrivere, andare da Starbucks con gli amici non significa scrivere, solo scrivere è scrivere, e la terza cosa è la disperazione, e cioè dirsi in continuazione: "Non sono adatto a nessun altro lavoro". Tempo fa ero a un incontro di scrittori e ci hanno chiesto: "Cosa faresti se non fossi uno scrittore?" Un mio collega ha risposto: "Farei il senatore". Ma stai zitto! Io se non scrivessi non sarei niente. Ecco, se non provi nemmeno una piccola parte di questa sensazione, sarà molto dura diventare uno scrittore. Mi arrabbio molto quando uno scrittore dice: "Non m'importa se qualcuno guarda la mia serie o legge i miei libri". Mi verrebbe da rispondere: "Prima di tutto sei un bugiardo, e poi questa è la ragione per cui esisti come scrittore. Perché racconti una storia se nessuno la leggerà? Se una storia la racconti a te stesso, allora sei un pazzo furioso. Una storia non diventa tale se non la ascolti o la vedi, una storia è una cosa a due.
Il sedile posteriore
Alcuni scrittori scrivono sempre nello stesso posto e si svegliano alle 6 del mattino. John Grisham, per esempio, ha un cottage dietro alla sua casa. Ogni mattina, alla stessa oram indossa una giacca, va nel cottage e scrive dall'ora x all'ora y. Io posso scrivere in qualunque posto, devo ammettere che cambio spesso. Succede anche con l'orario. Se mi viene di scrivere la mattina, scrivo la mattina. Oppure la sera, se mi sento ispirato di sera. Molto tempo fa ero a New York e ho chiamato un Uber, e mi sentivo davvero in colpa per aver speso i soldi per l'Uber, quindi me ne stavo seduto dietro e, a un certo punto, ho tirato fuori penna e quaderno e ho cominciato a scrivere, ed è andata benissimo. E così, per un mese, ho chiamato un Uber ovunque andassi. Mi facevo portare in giro tutto il giorno e ho scritto le ultime 100 pagine de The Stranger.