Luna Nera: Recensione della serie fantasy italiana Netflix
Un gruppo di donne nelle campagna dell'Italia del XVII secolo, fra magia e la superstizione che le perseguita come streghe.
"Le streghe smetteranno di esistere quando voi smetterete di bruciarle". Una frase impeccabile, che ci si attenderebbe dalle perseguitate per superstizione, ma che stupisce venendo dal giovane Pietro, a Roma per studi di scienze e medicina, che non crede alle streghe, ma è figlio del capo dei Benandanti, proprio i maggiori cacciatori delle "ancelle del diavolo".
Siamo nella campagna laziale del XVII secolo, a parecchi decenni dalla definitiva irruzione dei primi esperimenti di Rivoluzione Scientifica nelle Accademie e nella vita quotidiana sotto forma di Lumi. Siamo però, soprattutto, nella prima serie televisiva fantasy italiana che si ricordi, Fantaghirò permettendo. Luna Nera, terza serialità delle nostre parti targata Netflix Original, nasce insieme a un romanzo omonimo di Tiziana Triana, anzi a una trilogia, il cui primo libro, Le città perdute, è appena uscito in contemporanea con la serie per Sonzogno.
Proprio il territorio del nostro paese, in particolare delle campagne laziale, è uno scenario, ma anche un personaggio cruciale di questa serie. Rigoglioso e splendido, ma anche respingente e cupo, con i suoi ruderi a ricordarci il passaggio non indenne della crisi medievale, ben accompagna il dualismo fra la zona urbanizzata, il paese in cui i Benandanti vivono e svolgono la loro attività, spalleggiati dalla longa manus della più capillare delle istituzioni temporali, la Chiesa Cattolica, e il luogo magico e segreto in cui vivono un gruppo di donne, secondo le voci della zona dedite a pratiche di magia nera. Le città sono perdute come queste donne sono ferite, tacciate di essere streghe e di praticare sortilegi diabolici. Un fantasy di terroir, come si direbbe nel mondo dei vini, che utilizza i canoni del genere, ma li adatta alla tradizione italiana.
Saranno proprio queste donne ad accogliere la smarrita levatrice Ade, protagonista della serie, un'adolescente accusata di stregoneria dopo la morte di un neonato. Inizialmente protetta dal sacrificio della saggia nonna, trova poi rifugio lì dove i boschi si infittiscono, dalle donne di questa misteriosa comunità. Non prima di aver conosciuto ed essersi innamorata a prima vista, ricambiata, del giovane Pietro di cui sopra, da quel momento impegnato nel tentativo di mediare fra la bramosia di vendetta della famiglia e la "giovane strega". Pietro è imbevuto degli insegnamenti della nuova scienza e di quella più antica: l'amore. Una continua tensione che allontana e avvicina gli opposti: Pietro e Ade, ragione e misticismo, superstizione e scienza. Un mondo in cui le donne, "custodi della porta che divide vita e morte", vengono perseguitate subito dopo aver richiesto disperatamente i loro servigi. I vicini le marchiano d'infamia dopo aver approfittato dei loro servigi per molto tempo.
Pensare che Ade vorrebbe solo essere una ragazza normale, crescere cercando la sua strada e trovando l'amore: perché no, proprio il bel Pietro.
Il peggior nemico in quelle campagne è la solitudine, in Luna Nera i personaggi inseguono bisogni elementari dell'essere umano: cercare un gruppo che li accolga, chiamiamola famiglia, inseguire un proprio posto nella società complessa in cui vivono, a rischio di andare contro le rigidità sociali o il parere dei propri genitori. Il vero potere, in questa storia di magia e sorellanza, è quello rintracciabile nelle proprie tappe di crescita e nei propri affetti. Il vero potere, quello di cui non aver paura, ma che anzi la paura la toglie, regalando inattesa consapevolezza dei propri talenti e del diritto di prenderselo, il proprio ruolo nella società. La fiducia è al centro di questo gruppo di "salvatrici di donne", il vero cuore emotivo della serie, in cui l'accoglienza del diverso e la libertà regnano in un contesto in cui la paura porta alla rigida riproposizione di tradizioni e impermeabilità nei confronti dell'alieno, inteso nel senso più ampio possibile.
Un mondo nuovo dal volto di donna è quello che ci racconta Luna Nera, dando una seconda possibilità a una figura trasmessa dalla storia con il marchio d'infamia come la donna libera, anche nota come strega, in un mondo guidato dalla superstizione. L'apostasia è l'unica soluzione, non facile e tormentata, per abbracciare poi il mondo moderno, ma la storia ideata da Tiziana Triana scommette su Ade e Pietro.
Sei episodi, divisi equamente alla regia fra Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi, in cui lo sviluppo narrativo ci propone, un po' meccanicamente: la conoscenza dei personaggi, la fase in cui hanno la meglio gli amorosi sensi fra i due ragazzi, per poi lasciare spazio allo scontro finale, all'azione. Visivamente piacevole, anche grazie alle location splendide come Monterano e alle scenografie ricostruite a Cinecittà, Luna Nera è un interessante tentativo di frequentare un genere senza complessi, con un'impronta personale e la bellezza di volti inediti e variegati.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito